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Credito d’imposta sistemi di accumulo: tutto quello che devi sapere

Credito d’imposta sistemi di accumulo, domande al via da marzo 2023. Ecco requisiti e beneficiari del bonus

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Coloro che hanno “sposato” uno stile di vita green e hanno deciso di installare in casa propria sistemi di stoccaggio dell’energia rinnovabile possono vantare un credito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. E’ infatti previsto che questi soggetti abbiano diritto ad un vero e proprio credito d’imposta per i sistemi di accumulo.

Questa agevolazione è stata introdotta nella legge di Bilancio dello scorso anno con la quale si stanziavano ben 3 milioni di euro come risorse dedicate a questo credito d’imposta. Risorse che potrai richiedere solamente fino a marzo 2023.

Ma quali sono i requisiti per fare la domanda per il credito d’imposta sistemi di accumulo? Qual è il modello da compilare per richiederlo? Quali sono le istruzioni da seguire?

Tutti questi aspetti sono tassativamente indicati dall’AdE con scadenza a marzo 2023. Quello che devi sapere è che solo dopo aver inviato la domanda, sarà comunicata ai beneficiari la percentuale di credito d’imposta spettante.

In ogni caso abbiamo deciso di spiegare in maniera approfondita come funziona questo credito d’imposta per sistemi di accumulo qui di seguito.

Se vuoi conoscere le novità sul blocco della cessione del credito d’imposta dopo l’approvazione del Decreto Legge 11/2023, leggi il nostro articolo aggiornato qui.

Credito d’imposta sistemi di accumulo di energia prodotta da fonti rinnovabili: cos’è e come ottenerlo

Gli italiani che scelgono di investire in fonti rinnovabili abbracciando uno stile di vita green sono sempre di più. Questa scelta infatti permette loro di risparmiare sui costi delle bollette e abbracciare uno stile di vita più rispettoso dell’ambiente. Per agevolare questa buona pratica, lo stato italiano e le regioni hanno previsto diverse bandi e agevolazioni che possono aiutarti a sostenere le spese per l’installazione di sistemi a fonti rinnovabili e di efficientamento energetico in generale.

In particolare la a legge di Bilancio 2022 ha previsto un’importante agevolazione sotto forma di credito d’imposta per coloro che decidono installare dei sistemi di accumulo. Ovviamente tale bonus è erogato solamente a coloro che effettuano l’installazione di impianti di produzione dell’energia da fonti rinnovabili congiuntamente al sistema di accumulo.

Credito d’imposta sistemi di accumulo: cos’è e come ottenerlo

Il credito d’imposta sistemi di accumulo potrebbe rivelarsi fondamentale per fare in modo di ottimizzare sempre più l’efficienza degli impianti F.E.R. come quelli fotovoltaici. I sistemi di accumulo, detti anche “energy storage”, consentono di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso, ovvero quella non autoconsumata, da questi impianti. Una volta immagazzinata può essere rilasciata successivamente in maniera stabile e costante anche quando l’impianto non è in funzione come ad esempio di notte.

Per capire meglio l’utilità dei sistemi di accumulo è necessario forse fare un esempio. Un impianto fotovoltaico, durante il giorno, produce energia. Gli abitanti dell’abitazione su cui è installata però ne consumano, durante le ore giornaliere, solo una parte. D’altronde è spesso così: le persone durante il giorno sono fuori casa perché di solito sono al lavoro. Pertanto i consumi elettrici dell’abitazione sono minimi.

L’energia non utilizzata durante il giorno quindi, in questo caso, non viene “dispersa”, ovvero immessa in rete tramite lo Scambio sul Posto o Ritiro Dedicato, ma immagazzinata nella batteria di accumulo. In questo modo, di notte, quanto l’impianto non produce energia, gli elettrodomestici dell’abitazione possono essere alimentanti con l’energia raccolta dalla batteria di accumulo che è stata prodotta durante il giorno dall’impianto fotovoltaico. Una simile pratica permette quindi un notevole risparmio in bolletta visto che riduce la necessità di prelevare energia elettrica dalla rete nazionale e quindi a pagamento.

Requisiti e scadenze per ottenere il credito d’imposta sistemi di accumulo

Il credito d’imposta sistemi di accumulo collegati a fonti di energia rinnovabile è previsto all’articolo 1, comma 812, della legge 30 dicembre 2021, n. 234. Tuttavia è soggetto ad un requisito temporale. Il richiedente (persona fisica) deve infatti aver sostenuto le spese documentate tra il 1° gennaio 2022 e il 31 dicembre 2022.

Il credito fiscale ad esempio spetta a chi ha provveduto ad installare un sistema di accumulo collegato ai pannelli fotovoltaici montati sul tetto o nel giardino della propria abitazione.

La scadenza per presentare la domanda per ottenere il credito d’imposta sistemi di accumulo è perentoria ed è fissata entro il primo trimestre del 2023. Le domande infatti possono essere presentate solamente a partire dal 1° marzo 2023 fino al 30 marzo 2023, a pena di esclusione.

Sarà l’Agenzia delle Entrate, una volta esaminate tutte le richieste, ad emettere un successivo provvedimento in cui sarà riportata la percentuale di credito d’imposta che spetta a ciascun beneficiario. Nel farlo terrà conto delle risorse stanziate che per il 2022 ammontano a 3 milioni di euro.

Modello per la presentazione della domanda per l’ottenimento del credito d’imposta ed istruzioni per una corretta compilazione

L’unico modo per ottenere il credito d’imposta sistemi di accumulo è utilizzare il modello a disposizione sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Nessun altro canale infatti può garantire il credit tax previsto dalla legge.

Dopo la compilazione della domanda è necessario presentarla online dal beneficiario o comunque tramite un intermediario. Dopo l’invio , l’AdE rilascerà una ricevuta che attesta la presa in carico della richiesta o il respingimento in caso di requisiti mancanti.

Ricordiamo infine, ancora una volta che, il periodo per inviare il modello va dal 1° marzo al 30 marzo 2023. Tuttavia, qualora fosse necessario, è lasciata la possibilità di sostituire un’istanza precedentemente trasmessa, sempre nel rispetto dei termini indicati.

Abbiamo anche riportato alcune istruzioni che sicuramente possono tornarti utili per compilare la domanda:

  • nel riquadro “beneficiario” bisogna indicare il codice fiscale del soggetto beneficiario del credito
  • nel riquadro “Rappresentante firmatario dell’istanza” va inserito il codice fiscale dell’eventuale rappresentante legale di minore/interdetto
  • dove è indicato il “credito di imposta” il richiedente deve indicare l’importo delle spese documentate, sostenute dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022, “relative all’installazione di sistemi di accumulo integrati in impianti di produzione elettrica alimentati da fonti rinnovabili”.
  • In caso di rinuncia al credito d’imposta per i sistemi di accumulo, il beneficiario deve barrare la casella “rinuncia”.
  • Ultimo, ma non meno importante, la parte dedicata alla “sottoscrizione”, dove vanno riportate la firma del beneficiario e la data di trasmissione.
  • Invece nel riquadro dedicato all’”Impegno alla presentazione telematica” il soggetto incaricato della trasmissione dell’istanza deve indicare: codice fiscale, firma e data dell’impegno alla presentazione telematica.

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Quanto si risparmia con fotovoltaico e riscaldamento elettrico?

Fotovoltaico e riscaldamento elettrico sono un’ottima soluzione per risparmiare sulle bollette del gas. Scopriamo quanto si risparmia!

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Con l’arrivo dell’inverno, le temperature stanno iniziando a calare in maniera repentina. Per questo è importantissimo trovare degli efficaci metodi per il riscaldamento che non si rivelino essere un vero e proprio salasso per le tue tasche.

Si perché con la crisi energetica in corso, riscaldarsi adeguatamente, è diventato un lusso per molte famiglie italiane. Un salasso che è aggravato anche dal fatto che gran parte dei sistemi di riscaldamento presenti oggi sul territorio italiano si basano quasi esclusivamente sull’utilizzo dei combustibili i cui prezzi oggi sono esorbitanti. Ma non solo, ricorrere ai combustibili fossili significa anche ricorrere a sistemi che emettono in atmosfera una notevole quantità di CO2 e che quindi sono altamente inquinanti.

Quale è dunque l’alternativa migliore a questi vecchi impianti per risparmiare ed allo stesso tempo impattare meno sull’ambiente?

La risposta è molto più semplice di quanto potessi pensare tanto che per scoprirla infatti ti basterà alzare gli occhi al cielo: il sole. Grazie ad un sistema che coniuga impianto fotovoltaico e riscaldamento elettrico infatti potresti ottenere dei notevoli risparmi ed al tempo stesso non produrre gas inquinanti. Il sistema di riscaldamento composto da fotovoltaico e riscaldamento elettrico infatti ti permetterà di utilizzare l’energia prodotta dall’impianto per alimentare il riscaldamento elettrico e quindi consumare molto di meno. Anzi, il sistema conviene tanto più quanto si riesce ad autoconsumare l’energia prodotta dall’impianto.

Ovviamente, per fare in modo che questo sistema sia davvero efficiente, è necessario innanzitutto ragionare su tutto un insieme di fattori. Le valutazioni vanno infatti fatte sull’intero sistema di climatizzazione e riscaldamento della casa, l’isolamento termico degli ambienti, e tutti gli accorgimenti utili per un miglior “funzionamento” termico di una casa. Tuttavia questi accorgimenti necessitano di un notevole budget a disposizione e di tempo per apportare questi cambiamenti. Se non disponi di abbastanza budget o tempo allora sostituire un impianto a gas con fotovoltaico e riscaldamento elettrico potrebbe essere la soluzione migliore.

Qui di seguito cerchiamo di scoprire perché.

Fotovoltaico, riscaldamento elettrico e autoconsumo

Produrre energia tramite un impianto fotovoltaico ed utilizzare questa energia per il riscaldamento e per l’alimentazione di tutti gli altri dispositivi elettrici di casa è senza dubbio una strategia vincente.

Più si riuscirà ad autoconsumare questa energia prodotta dall’impianto, più riuscirai a risparmiare sulle bollette. L’autoconsumo è quindi a tutti gli effetti il fattore principale di risparmio anche per il sistema fotovoltaico e riscaldamento elettrico. Per questo motivo, prima di passare dal riscaldamento a gas a quello a fotovoltaico e riscaldamento elettrico dovresti innanzitutto assicurarti di poter sfruttare l’autoconsumo al massimo.

Per ottimizzare il tuo autoconsumo dovresti però utilizzare il riscaldamento elettrico nei momenti in cui il fotovoltaico è in funzione ovvero di giorno. In alternativa potresti avvalerti di sistemi di accumulo dell’energia. Cosi facendo potresti conservare parte dell’energia prodotta dall’impianto per utilizzarla in un secondo momento come la notte. In questo secondo caso ti consigliamo di valutare bene l’investimento, non proprio irrisorio, da sostenere. Fortunatamente, anche per le batterie di accumulo, sono in vigore alcune detrazioni fiscali particolarmente vantaggiose.

In ogni caso, sia a prescindere dall’ottimizzazione dell’autoconsumo che dall’acquisto di una batteria, il fotovoltaico per riscaldamento elettrico conviene ed anche nettamente. Se non altro perché non consumerai gas per il riscaldamento, e consumerai meno elettricità per lo stesso scopo in quanto consumeresti quella prodotta dal fotovoltaico.

Ovviamente, non stiamo dicendo che il fotovoltaico e riscaldamento elettrico siano in grado di soddisfare pienamente i tuoi bisogni. Stiamo semplicemente dicendo che la spesa per le bollette, grazie a questo sistema, potrebbe essere di molto inferiore a quella attuale. In questo modo l’investimento che dovrai sostenere si ripagherà da solo in poco tempo oltre a generare un risparmio non indifferente.

Fotovoltaico e riscaldamento elettrico e tutte le altre soluzioni

Installare un impianto fotovoltaico significa avere a propria disposizione un generatore di elettricità. Il modo in cui utilizzi questa elettricità dipende solo da te. Il fotovoltaico può essere infatti utilizzato per alimentare diversi tipi di sistemi di riscaldamento elettrico: pompe di calore (ne parliamo anche qui), termoconvettori di vario genere, radiatori elettrici, pannelli ad irraggiamento a raggi infrarossi, pedane e cavi riscaldanti, riscaldamento a pavimento con nastri in metallo amorfo e altri sistemi elettrici.

Fra tutte le soluzioni di fotovoltaico per riscaldamento elettrico la migliore forse è il sistema “radiante”. Questa soluzione infatti è in grado di coniugare perfettamente risparmio energetica ed una distribuzione ottimale del calore. Questa soluzione consiste in una sorta di resistenza elettrica applicata dietro o al di sotto di una data superficie, come quella dei pavimenti, pertanto è molto semplice da installare. Niente rottura delle pareti e niente muratori: basta semplicemente attaccare il pannello radiante ad una presa della corrente.

Il sistema di riscaldamento elettrico “radiante” abbinato al fotovoltaico consiste quindi di distribuire in maniera uniforme il calore. Per questo i consumi di elettricità saranno ulteriormente ottimizzati abbattendo gli sprechi e garantendo quindi un sicuro risparmio economico. 

Fotovoltaico e riscaldamento elettrico: tutti i vantaggi

Il principale vantaggio di un fotovoltaico abbinato al riscaldamento elettrico è economico dal momento che questo sistema è più economico rispetto a quelli tradizionali. Inoltre questa soluzione non necessita di grosse spesse di manutenzione (come avviene invece con le caldaie dei sistemi a gas) e ha anche dei bassi costi di installazione e funzionamento.

Tuttavia i vantaggi della soluzione fotovoltaico e riscaldamento elettrico non finiscono di certo qui.

Questi impianti sono infatti straordinariamente sicuri poiché non utilizzano la combustione di gas e lavorano sempre a basse temperature limitando quindi al massimo l’eventualità di incendi.

Le soluzioni che abbinano fotovoltaico e riscaldamento elettrico sono anche eco-friendly ed eco-compatibili poiché sono sistemi che sfruttano l’energia pulita ottenuta dai raggi del sole per l’alimentazione dei dispositivi elettrici. In questo modo non producono emissioni di gas serra.

Infine, un aspetto che potrebbe essere sottovalutato da molti. Questi sistemi sono estremamente silenziosi dal momento che non ci sono parti meccaniche in movimento.

Fotovoltaico e riscaldamento elettrico: quali sono i costi?

Per capire se il sistema composto da fotovoltaico e riscaldamento elettrico conviene davvero è necessario innanzitutto analizzarne i costi. 

Per prima cosa analizziamo i costi dei singoli radiatori elettrici o termoconvettori. In sostanza, questi dispositivi non sono altro che la versione elettrica dei tradizionali termosifoni. Il loro prezzo varia dai 300 ai 500 euro l’uno in base alla loro potenza. A questi costi non sono da aggiungerne di ulteriori dovuti alla loro installazione.

Nei sistemi elettrici a riscaldamento radiante invece il calore viene distribuito dal basso in maniera uniforme in tutto l’ambiente indipendentemente dalle sue dimensioni. Pertanto questo sistema è facilmente adattabile alle diverse esigenze di vari utenti. In commercio è possibile trovare al momento diverse soluzioni: esistono sistemi che possono utilizzare la tensione di rete e 230 volt e sistemi che invece lavorano anche a tensioni notevolmente inferiori, tra i 24 e i 48 volt.

Altri esempi di costi di impianti di riscaldamento elettrico a fotovoltaico sono i seguenti:

  • una matassa per riscaldamento elettrico a pavimento di 2 metri quadrati con una potenza di 200 Watt per metro quadro costa intorno ai 200 euro.
  • uno scaldabagno a pompa di calore (con accumulo da 300 litri) da 300 watt di potenza costa invece sui 1.700 euro.
  • una pompa di calore da 10 kilowatt costa invece tra i 3 e i 5 mila euro.
  • un termoconvettore elettrico a conduzione naturale costa dai 150 ai 200 euro in base ovviamente alla potenza che può andare dai 600 watt di potenza ai 2000.

Ma un sistema che coniuga fotovoltaico e riscaldamento elettrico conviene oppure no?

A questo punto è venuto il momento di rispondere in maniera più precisa alla domanda “Quanto si risparmia con fotovoltaico e riscaldamento elettrico?”.

Un impianto di riscaldamento elettrico alimentato dall’energia prodotta da un impianto fotovoltaico può farti risparmiare fino al 75% sui costi delle bollette. Pertanto, il fotovoltaico conviene decisamente. Il risparmio è netto soprattutto se si pensa che un nucleo famigliare di 4 persone consuma in un anno circa 4000 KW per il riscaldamento. Con un sistema impianto fotovoltaico e riscaldamento elettrico invece, se il fotovoltaico producesse 3000 KW annui e la famiglia riuscisse ad autoconsumarli tutti, la sua bolletta si abbasserebbe di molto! In sostanza se 4000 kW costassero 1000€ l’anno, 1000 kW ne costerebbero solo 250 !

Il fotovoltaico inoltre conviene non solo da un punto di vista economico ma anche da un punto di vista ambientale visto che si tratta di un sistema decisamente meno inquinante. In questo modo potresti risparmiare mentre dai il tuo contributo alla lotta ai cambiamenti climatici, una cosa che non è affatto scontata.

E’ indubbio che all’inizio i costi possano essere elevati o comunque non immediatamente accessibili a chiunque. Tuttavia basta ragionare un attimo sul lungo periodo per rendersi conto che quando si parla di un impianto di riscaldamento elettrico alimentato con energia pulita e rinnovabile prodotta da un fotovoltaico si sta parlando di investimenti dal ritorno economico assolutamente garantito. Investimenti il cui tempo di rientro è ancora più ridotto grazie ai numerosi incentivi in vigore in questo momento di cui parliamo meglio qui!

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Valore Energia: anche per il 2023 abbiamo ottenuto la certificazione ISO 9001:2015

Il 2022 ha segnato una crescita aziendale importante ed improntata sulla qualità per Valore Energia che ci ha portato ad ottenere il rinnovo della certificazione ISO 9001

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Quello che si è appena concluso, per Valore Energia è stato un anno di soddisfazioni visto che abbiamo raggiunto dei risultati davvero importanti. Se il 2021 aveva segnato una svolta per la nostra azienda, il 2022, ci ha confermato che la direzione che avevamo intrapreso due anni fa è quella giusta.

Se siamo riusciti ad ottenere dei risultati così importanti è anche merito della nostra attenzione alle novità del settore delle energia rinnovabili. Novità che fin dalla nostra nascita ci hanno sempre portato a mettere a punto dei modelli di business innovativi, il vero fulcro della nostra crescita aziendale.

Ma la nostra crescita aziendale non sarebbe stata possibile senza una corretta definizione degli standard di gestione della qualità all’interno della nostra azienda. E’ proprio la definizione di questi standard di qualità ad averci permesso dapprima di ottenere e poi di rinnovare la certificazione ISO 9001:2015.

Che cos’è la certificazione ISO 9001:2015?

Le norme della serie ISO 9000 sono state definite dall’International Organization for Standardization per delineare i requisiti per i sistemi di gestione della qualità all’interno delle aziende. Si tratta di norme generali e flessibili, applicabili ai processi e settori aziendali più svariati. La ISO 9001 è lo standard più conosciuto e utilizzato per i sistemi di gestione della qualità di tutto il mondo: infatti più di un milione di aziende sono oggi certificate secondo questa norma in 170 Paesi diversi.

Ma di preciso che cos’è la certificazione ISO 9001:2015?

È un certificato o come si dice un “marchio” il cui possesso dimostra che le attività dell’impresa rispecchiano i requisiti minimi della norma ISO 9001. In tal modo i nostri clienti finali possono riporre piena fiducia sul fatto che i servizi che forniamo, quelli di efficientamento energetico appunto, corrispondano a determinate specifiche e che tutte le fasi relative alla loro realizzazione siano ripercorribili e verificabili. Grazie a questa certificazione quindi, il rapporto di fiducia che è fondamentale tra cliente e azienda, può poggiarsi su solide basi.

L’adozione della certificazione ISO 9001 non è obbligatoria, ma il suo possesso sta diventando un attributo sempre più indispensabile per far fronte alle sfide del mercato. Oramai in tutte le gare pubbliche dello stato, negli appalti e anche nell’ affidamento di forniture importanti, si richiede il possesso della Certificazione Iso 9001.

A cosa serve la certificazione ISO 9001:2015?

La ISO 9001:2015 è infatti una normativa volta al miglioramento continuo e costante dell’azienda, con obiettivo l’ottimizzazione della struttura organizzativa. Si tratta di una scelta strategica per le imprese che vogliono incrementare la propria produzione, abbattere i costi, diventare più aggressive sul mercato e aumentare la fidelizzazione della clientela.

Molte leggende metropolitane in circolazione affermano che la certificazione ISO 9001:2015 sia costosa e incapace di dare benefici concreti alle imprese. In realtà le tempistiche di certificazione sono legate in primo luogo alle dimensioni e alla complessità dell’azienda che ne fa richiesta, e possono variare dai 3-4 mesi ad un anno.

Per quanto riguarda i costi, esistono oggi numerose possibilità di finanziamento in grado di abbattere le spese della certificazione ISO 9001 e di dare una mano in particolar modo alle piccole e nuove imprese.

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Fotovoltaico su tetto condominio: la nuova sentenza del Tar del Lazio

Secondo la nuova sentenza del Tar installare il fotovoltaico sul tetto del condominio è un diritto garantito anche senza l’autorizzazione dell’assemblea a patto che non sia vietato dal regolamento condominiale.

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Se vivi in un condomino probabilmente avrai pensato mille volte alla possibilità di installare un impianto fotovoltaico in grado di produrre elettricità per il tuo appartamento. Il problema però è che proprio trovandoti in un condominio, la superficie a disposizione per installare questo impianto solitamente non è sufficiente. La superficie del tetto di un condominio è infatti in comune con gli altri condomini (ne parliamo anche qui).

Per questo probabilmente ti starai chiedendo se un singolo proprietario di un appartamento può installare impianti di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico) anche sulle superfici comuni del condominio e senza autorizzazioni dell’assemblea condominiale.

La sentenza del TAR del Lazio ha fatto chiarezza proprio in merito a questo ultimo punto. La sentenza infatti ha ribadito ciò che è già stabilito dal Codice civile ovvero il proprietario di un appartamento può installare un impianto fotovoltaico sul tetto condominio anche senza autorizzazioni.

Cerchiamo di capire perché in questo approfondimento.

Il tetto dell’edificio rientra oppure no nella disponibilità del condomino?

Rispondere alla domanda con cui abbiamo intitolato questo paragrafo è fondamentale per capire se il proprietario di un appartamento può installare un impianto fotovoltaico sul tetto del condominio anche senza autorizzazioni. D’altronde la sentenza del TAR del Lazio è arrivata proprio a seguito di un caso del genere.

Il caso in oggetto si riferisce infatti ad un impianto fotovoltaico realizzato sul tetto di un condominio di Cuneo nel 2012. Il proprietario di questo impianto aveva anche ottenuto l’autorizzazione all’installazione da parte del Comune a patto che

”l’ opera fosse aderente o integrata nel tetto dell’edificio con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda e i cui componenti non modificassero la sagoma dell’edificio stesso”.

A questo punto, il condomino aveva richiesto al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) il riconoscimento degli incentivi previsti. A quel tempo infatti vigeva il il decreto prevedeva incentivi per gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio tra il 31 maggio 2011 e il 31 dicembre 2016.

Dopo un primo parere positivo, il GSE, aveva poi in un secondo momento rifiutato la richiesta. A seguito di una verifica infatti aveva ritenuto che il fotovoltaico sul tetto del condominio fosse realizzato abusivamente da parte del condomino. In sostanza, secondo il GSE, il tetto del condominio non rientrava sulla disponibilità del condominio almeno secondo quanto previsto dal regolamento condominiale. Quindi, nel 2014, il GSE provvedeva a fare decadere gli incentivi precedentemente assegnati.

A questo punto al proprietario dell’appartamento non è rimasto altro che rivolgersi al TAR del Lazio per avere giustizia e riottenere gli incentivi promessi e poi sottratti.

Si può installare un impianto fotovoltaico sul tetto del condominio per uso personale.  Ecco le condizioni da rispettare

Chiamato in causa, il Tar del Lazio, non ha potuto fare altro che stabilire per che il singolo proprietario di un appartamento è possibile installare il fotovoltaico sul tetto condominiale (sentenza 15948/2022). Secondo il Tar infatti, l’articolo 1122 bis c.c., aggiunto con la legge n. 220 dell’11 dicembre 2012, e quindi entrato in vigore prima dell’adozione dei provvedimenti impugnati, consente espressamente a ogni condomino di installare

 “impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili destinate al servizio di singole unità sul lastrico solare, su ogni altra superficie idonea comune e sulle parti di proprietà dell’interessato.”

L’assemblea condominiale pertanto non può negare l’installazione di un impianto da fonte di energia rinnovabile. O meglio, può farlo solo nel caso in cui questo intervento comporti modificazioni alle parti comuni. L’assemblea può quindi bloccare i lavori per l’installazione del fotovoltaico sul tetto del condominio solo se fornisce la prova che la posa dei pannelli leda al decoro architettonico dell’edificio oppure ne comprometta la stabilità o la sicurezza.

Nel caso esaminato dal Tar del Lazio però l’assemblea condominiale non ha fornito nessuna di queste prove. Pertanto al condomino sono stati ingiustamente negati gli incentivi ed è giusto che li riottenga.

Conclusioni

La sentenza del TAR del Lazio sull’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto del condominio ha di fatto ha ricordato quanto già stabilito dal Codice civile.

Se i lavori per l’installazione di tale impianto non comportano una modifica delle parti comuni, una delibera dell’assemblea, anche approvata a maggioranza, non ha il potere di impedire l’installazione di questi impianti. Questo anche nel caso in cui tali impianti siano destinati al servizio di singole unità del condominio sul lastrico solare, su ogni altra idonea superficie comune e sulle parti di proprietà dell’interessato.

L’unico modo per impedire l’installazione di tali impianti è che il regolamento del condominio approvato all’unanimità (quindi non l’assemblea), specifichi l’impossibilità di un uso del genere delle parti comuni. Questo impedimento però, nel caso preso in esame dal Tar del Lazio, non era indicato.

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Quanto dura un impianto fotovoltaico?

Quanto dura un impianto fotovoltaico? Quali sono i fattori che incidono sulla durata dei moduli fotovoltaici?

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I costi dell’energia sono aumentati a dismisura. Pagare le bollette dell’elettricità e del gas potrebbe essere diventato insostenibile per te e per la tua famiglia. Per questo stai pensando di installare un impianto fotovoltaico per sfruttare le agevolazioni fiscali disponibili ed abbattere al tempo stesso le bollette. Tuttavia qualcosa ancora non ti torna.

Installare un impianto fotovoltaico infatti significa affrontare un investimento non indifferente, e questo è vero nonostante gli incentivi di cui puoi usufruire. Probabilmente quindi ti starai chiedendo se ne vale davvero la pena oppure ponendoti domande come: “Quanto dura un impianto fotovoltaico? Farò in tempo ad ammortizzare i costi che ho sostenuto?”.

In questo approfondimento cercheremo di scoprire quanto dura un impianto fotovoltaico appena installato esaminando anche quali sono i fattori che incidono sul suo corretto funzionamento. In questa maniera ti sarà facile comprendere come, nonostante i tuoi dubbi, la lunga durata dell’impianto ti permetterà di ammortizzare facilmente i costi per la sua installazione.

Pronto a scoprire quanto dura un impianto fotovoltaico? Allora continua a leggere!

Quanto dura un impianto fotovoltaico?

Rispondere alla domanda “Quanto dura un impianto fotovoltaico?” è fondamentale per capire se installare un impianto fotovoltaico è conveniente oppure no.

Possiamo affermare con certezza che in media, un impianto a moduli fotovoltaici è garantito per circa 25 anni. La longevità di questo tipo di impianti ne fa una delle migliori soluzioni per la generazione di energia se pensiamo ad esempio che la longevità di un impianto solare termico è di 15 anni. E’ proprio la lunga durata di questo tipo di impianti a permettergli di ripagarsi, sia da un punto di vista economico, sia in termini di riduzione delle emissioni di CO2. Produrre energia sfruttando quella solare in effetti permette di eliminare quel processo che è basato sulla combustione per produrre elettricità.

Quello che devi tenere presente però è che durante il ciclo di vita di un impianto fotovoltaico, la sua efficienza non sarà sempre la stessa. Un impianto nuovo, avrà un efficienza maggiore di uno che ha 20 anni di età. I migliori moduli fotovoltaici tuttavia permettono di ridurre al minimo questo scarto tanto che dopo 20 anni si può arrivare ad una perdita di efficienza del solo 6%.

Per rispondere alla domanda “Quanto dura un impianto fotovoltaico?” quindi, bisogna innanzitutto chiarire cosa si intende con il termine durata. I pannelli solari sono infatti in grado di produrre energia per tempi lunghissimi. Ma la durata a cui ci riferiamo è più che altro riferita alla vita utile del sistema ovvero al tempo in cui è conveniente lasciarlo in funzione. In altre parole la durata di un impianto si riferisce all’arco temporale in cui l’energia prodotta e il risparmio collegato coprono i costi di esercizio e manutenzione.

A questo proposito, è doveroso precisare che possiamo in ogni caso prolungare la durata dell’impianto anche grazie a degli interventi di revamping. Sostituendo componenti obsoleti con degli ultimi ritrovati tecnologici potresti prolungare ancora di più la durata dell’impianto.

Quali sono i fattori che incidono sulla durata dei pannelli solari?

Per capire quanto dura un impianto fotovoltaico è necessario comprendere quali sono i fattori che ne influenzano il ciclo di vita. Abbiamo riassunto i principali qui di seguito:

  • Presenza o meno di componenti meccaniche. E’ infatti provato che l’assenza di componenti meccaniche all’interno dei pannelli riduce l’usura quotidiana media. La trasmissione di energia elettrica attraverso il silicio o il tellururo di cadmio è un processo con decadimento dei materiali minimo e quantificabile: ogni cella fotovoltaica soffre di una riduzione di potenziale annua pari al massimo all’1%, in particolare intorno allo 0,7% per il silicio cristallino e circa dell’1,5% per i pannelli a film sottile.
  • Manutenzione ordinaria dell’impianto. Pulire un impianto fotovoltaico è fondamentale perché la sporcizia che si deposita sui moduli fotovoltaici non solo ne riduce l’efficienza, ma può influire sul deterioramento dei pannelli e quindi sulla durata dell’impianto.
  • L’area geografica in cui è installato l’impianto. Un’area soggetta ad un forte inquinamento può voler significare una minore durata dell’impianto. Le polveri sottili possono depositarsi all’interno di ciascun pannello solare inficiandone il rendimento e la durata. Un altro esempio di come sia necessario conoscere l’area geografica per capire quanto dura un impianto fotovoltaico è capire se sia o meno vicino al mare. La salinità diffusa dal mare può minare il funzionamento del sistema fotovoltaico visto che ha un effetto corrosivo su alcune parti dei pannelli, oltre a rendere opaca la superficie assorbente.

Dopo queste considerazioni avrai certamente capito come sia necessario procedere ad una pulizia annuale dell’impianto per prolungarle la sua durata.

Un altro consiglio che ti suggeriamo di seguire scrupolosamente è quello di monitorarne costantemente la sua produzione di energia in modo da capire quando è più opportuno effettuarne la manutenzione o interventi di altro genere. In questo saprai sempre se c’è qualcosa che non va e puoi intervenire subito su eventuali malfunzionamenti. Oggi per fortuna gli inverter degli impianti sono collegati ad appositi portali o app che potrai facilmente consultare ovunque ti trovi.

Per rispondere alla domanda “Quanto dura un impianto fotovoltaico?” è però necessario considerare anche il ciclo di vita dei suoi componenti.

Durata dell’inverter

Quanto dura un inverter di un impianto fotovoltaico? Per rispondere alla domanda sulla durata degli impianti a moduli fotovoltaici è necessario capire anche quanto può durare uno dei suoi componenti fondamentali: l’inverter.

Partiamo subito con il precisare che per gli inverter è difficile avere le stesse prestazioni, in termini di durabilità, degli impianti fotovoltaici. E questo è un problema visto che un inverter serve a convertire l’energia solare raccolta dai pannelli, trasformandola da corrente continua in corrente alternata in modo da poter essere usata dall’impianto elettrico (ne parliamo anche qui). Anche in questo caso la durata è influenzata da diversi fattori: le condizioni di usura, l’assenza di manutenzione e la possibilità di surriscaldamento.

Generalmente è necessario sostituire l’inverter dopo 10 anni anche se i migliori possono arrivare anche a 13 anni di vita prima di avere un significativo calo di rendimento. Se un impianto fotovoltaico dura 20 anni quindi, nell’investimento considerate anche il costo della sostituzione di almeno un inverter.

Durata delle batterie di accumulo

Nel caso in cui il tuo impianto fotovoltaico sia dotato anche di batterie di accumulo, per rispondere alla domanda quanto dura un impianto fotovoltaico è necessario anche tenere conto della durata delle batterie di accumulo.

Questi dispositivi sono particolarmente utili visto che permettono di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso dal tuo impianto fotovoltaico in modo da poterla utilizzare quando questo non è in grado di produrre (ad esempio di notte). Non sorprende quindi che sempre più persone decidano di dotare i propri impianti di questi dispostivi.

Dobbiamo considerare però che per le batterie di accumulo, l’elemento che più incide sul deterioramento è la sovraccarica. Se una batteria è completamente carica, continuare a fornirle energia elettrica può danneggiarla riducendone la durata. Anche in questo caso una corretta manutenzione della batteria è fondamentale per prolungarne la vita. Tuttavia sulla sua durata possono incidere fattori come la temperatura e il modo in cui lavora (per esempio diversi giorni di pausa sono deleteri) e le condizioni metereologiche e climatiche a cui è esposta.

Le batterie agli ioni di litio, le migliori sul mercato, garantiscono una durata potenziale di 7000 cicli di carica, che corrispondono a circa 20 anni, contando un ciclo al giorno. Tuttavia, la realtà è diversa dai calcoli fatti in laboratorio a condizioni ottimali. Nella pratica le batterie hanno una durata di circa 12 anni, in linea con garanzie tipiche di prodotto che coprono in generale dai 5 ai 10 anni di attività.

Vuoi scoprire di più sull’energia solare oltre a quanto dura un impianto fotovoltaico? Allora compila il modulo con i tuoi dati ed aspetta la chiamata di un nostro operatore per ricevere tutti i dettagli!

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Quanto consumano i termosifoni?

Quanto consumano i termosifoni? Capiamo quanto si spende in media per il riscaldamento di casa e come abbattere i costi

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Nel pieno dell’inverno, solitamente una domanda attanaglia le famiglie italiane: Quanto consumano i termosifoni?

Si, perché far quadrare i bilanci familiari è sempre più difficile, soprattutto alla luce dei recenti aumenti del costo del gas. Una situazione resa ancora più drammatica dalla crisi energetica che stiamo attraversando e che è aggravata ancora di più dal difficile contesto geopolitico internazionale (guerra tra Russia ed Ucraina).

Ma quindi quanto consumano i termosifoni? Quanto costa tenere acceso il riscaldamento d’inverno? Come si fa a ridurre gli sprechi di energia per il riscaldamento?

Abbiamo interpellato i nostri esperti per cercare di capire in maniera precisa quanto consumano i termosifoni ed abbiamo chiesto loro anche alcuni consigli per migliorare l’efficienza del proprio impianto di riscaldamento.

Prima di iniziare a sviscerare questi argomenti però abbiamo una precisazione da fare. Gli elementi che possono influire sull’efficienza del tuo impianto di riscaldamento sono molti. Pertanto la stima su quanto consumano i termosifoni non sarà mai universale e non potrà valere per tutti. Quelle che abbiamo cercato di riportare in questo approfondimento non è pertanto da prendere alla lettera.

Pronto a scoprire quanto consumano i termosifoni? Allora continua a leggere!

Puoi richiedere una nostra consulenza o maggiori informazioni cliccando qui!

Quanto consumano i termosifoni? Capiamo quanto si spende in media per il riscaldamento di casa e come abbattere i costi

Quanto consumano i termosifoni? Capiamo quanto si spende in media per il riscaldamento di casa e come abbattere i costi

Come funzionano i termosifoni

Per capire quale sia il consumo dei termosifoni di casa tua la prima cosa da fare è conoscerne il funzionamento. Abbiamo pertanto iniziato il nostro approfondimento proprio da questo aspetto.

I termosifoni, noti anche come caloriferi o radiatori, si chiamano così per la loro capacità di irradiare il calore all’interno degli ambienti in cui sono inseriti. Sono molto diffusi, visto che rappresentano la forma di riscaldamento più diffusa all’interno delle case degli italiani.

Il termosifone non è altro che una griglia di condotti (di ghisa, alluminio o acciaio) vuoti al loro interno. Se questi condotti sono vuoti è proprio perché al loro interno dovrà circolare un fluido termovettore, o della semplice acqua calda. Questo fluido riscaldato, cederà il proprio calore al termosifone che a sua volta lo irradierà nell’ambiente in cui è installato, riscaldandolo. Ne consegue che ogni termosifone dovrà essere collegato a un circuito idraulico domestico, a sua volta collegato alla caldaia prevista per la produzione di acqua calda nell’appartamento.

I diversi tipi di generatori di calore per il riscaldamento domestico

Rispondere alla domanda: “Quanto consumano i termosifoni?” significa quindi, in ultima analisi, capire quanto consumano i generatori di calore che si utilizzano per riscaldare l’acqua che circolerà al loro interno. Le tecnologie che servono a questo scopo sono molte, quasi una per ogni esigenza. Le abbiamo riassunte qui di seguito:

  • Caldaie a metano: il riscaldamento dell’acqua, contenuta in un apposito serbatoio, avviene tramite la combustione di gas metano.
  • Caldaie a condensazione, questo tipo di caldaia è una evoluzione di quella a metano. Il funzionamento resta il medesimo, la differenza però è che questo apparecchio riesce a recuperare anche il calore generato dal vapore e dai flussi di scarico dei fumi.
  • Caldaie istantanee. In questo caso la combustione del gas serve per riscaldare apposite serpentine nelle quali scorre proprio l’acqua;
  • Caldaie elettriche: questi apparecchi non si avvalgono della combustione del gas per riscaldare l’acqua, bensì di alcune resistenze elettriche capaci di raggiungere temperature molto elevate. Anche in questo caso, si potranno adoperare soluzioni a serbatoio oppure istantanee;
  • Altri tipi di caldaia. Sebbene meno frequenti delle altre, sono diffuse soprattutto in quei luoghi in cui non è ancora disponibile la rete di distribuzione del metano.  Fra queste figurano le caldaie a legna, a pellet, o ad altri combustibili fossili.
  • Impianti di solare termico. Si tratta di soluzioni ecosostenibili e ad impatto 0 visto che sfruttano il calore del sole per il riscaldamento dell’acqua si per uso sanitario che domestico. Questo significa che questi impianti non consumano ne gas ne altro tipo di energia anche se probabilmente di inverno hanno bisogno di un “aiuto”.

Cosa può influenzare il consumo dei termosifoni?

Rispondere alla domanda: “Quanto consumano i termosifoni?” è molto difficile dal momento che ogni condizione di riscaldamento è unica. Vi sono infatti molti fattori che possono incidere anche sensibilmente sulle richieste energetiche del riscaldamento. Abbiamo riassunto i principali qui di seguito:

  • Efficienza termica della casa. Una casa con un buon isolamento termico, o cappotto, sicuramente richiederà una minore energia per garantire ai suoi occupanti un giusto comfort termico perché in grado di trattenere più a lungo il calore al suo interno. In caso contrario, gli edifici tenderanno a disperdere molto più rapidamente il calore accumulato e quindi richiederanno sempre più energia con ripercussioni negative sulle bollette;
  • Grandezza degli ambienti: come facile intuire, più i volumi degli spazi da riscaldare sono ampi, maggiori saranno i costi di riscaldamento tramite radiatori;
  • Tipologia di termosifone: le caratteristiche del termosifone, come ad esempio i materiali di cui è composto e la loro età influisce molto sulla capacità del termosifone di conservare e trasferire energia negli ambienti.
  • Caratteristiche della caldaia installata. Non tutte le caldaie sono efficienti alla stessa maniera, ma soprattutto, la loro efficienza dipende anche dal tipo di termosifoni installati nell’abitazione. Il peso in bolletta del consumo dei termosifoni quindi è determinato dal tipo di caldaia a propria disposizione (elettrica oppure a gas) e dalla sua efficienza. Ovviamente, le vecchie caldaie, magari prive di un sistema a condensazione, richiedono enormi quantità di gas ed energia per scaldare l’acqua. Quelle più recenti invece garantiscono un minore spreco di energia  visto che sono state realizzate seguendo le normative europee sul risparmio energetico approvate nel corso degli ultimi anni.

Quanto consumano i termosifoni

Finalmente, dopo tutte queste premesse, possiamo cercare di esaminare quanto consumano i termosifoni. Precisiamo però che le nostre analisi fanno riferimento esclusivamente a condizioni ottimali di utilizzo dei termosifoni e ad ambienti dalla bassa dispersione di calore e dotati di impianti ad alta efficienza.

Per capire quali sono i consumi del riscaldamento innanzitutto è necessario conoscere i kWh termici generate dalla caldaia. Per un appartamento dai 60 ai 100 mq solitamente si ricorre a caldaie da 24 kWh termici di potenza. Con un rapido calcolo, questo significa che per ogni ora in cui il riscaldamento sarà accesso consumerai:

  • dai 2 ai 12 kWh termici per le caldaie a gas, equivalenti alla combustione dagli 0.20 agli 1.25 metri cubi di gas. Ai prezzi delle tariffe ARERA per l’autunno 2022, pari a circa 0.83 euro a metro cubo di metano consumato, si spenderanno quindi dagli 0.16 agli 1.03 euro all’ora;
  • considerando una potenza termica simile per caldaie elettriche, ai costi dell’energia elettrica dell’autunno 2022, la spesa sarà tra gli 0.10 e gli 0.70 euro l’ora.

In base a questi dati, nel 2021 una famiglia italiana spendeva tra i 700 ed i 900 euro solo per il riscaldamento annuale. A questa cifra però sarebbe necessari sommare anche tutto il gas consumato per le altre esigenze abitative. Tuttavia, questa stima è riferita all’anno scorso, quando i prezzi del metano erano assai inferiori rispetto ad oggi. Le soglie attuali risultano quindi senza dubbio più elevate per via della crisi energetica che attanaglia il vecchio continente.

Consumo dei termosifoni, consigli per risparmiare

Esistono dei modi per risparmiare sul consumo dei termosifoni soprattutto oggi che i prezzi per il riscaldamento hanno raggiunto livelli stratosferici? Se stai cercando di capire quanto consumano i termosifoni ti sarai sicuramente posto questa domanda. Per fortuna, noi abbiamo la risposta. Si, perché di modi per abbattere il consumo dei termosifoni esistono. Li abbiamo raccolti qui di seguito:

  • Utilizzare un termostato: può sembrare banale, eppure impostare la giusta temperatura sul termostato consente di ridurre i consumi anche del 15-20%. Se ad esempio decidessi di riscaldare casa tua a 19°C anziché i classici 20°C potresti ottenere un notevole risparmio in bolletta senza che il tuo corpo percepisca disagi di sorta.
  • Programmare gli orari di accensione. Sicuramente lasciare accesi i termosifoni tutto il giorno ti farà consumare più gas rispetto ad accenderli ad orari programmati. Inoltre, considerando che la maggior parte delle persone durante il giorno non è presente in casa, è inutile riscaldare troppo gli ambienti se non c’è nessuno al loro interno. Con un termostato smart, controllabile da remoto con lo smartphone, potresti accendere il riscaldamento da remoto oppure programmarne l’accensione ad orari prestabiliti in base alle tue esigenze;
  • Isolamento: Come abbiamo già avuto modo di spiegare, gli edifici con un ottimo isolamento termico hanno sicuramente più possibilità di mantenere la temperatura desiderata al loro interno. Pertanto installare un cappotto termico, interno o esterno, se non altro su quelle parte di casa più esposte alle intemperie, potrebbe essere una buona soluzione.

Vuoi saperne di più sui consumi dei termosifoni? Compila il modulo che trovi qui sotto con i tuoi dati ed attendi la chiamata del nostro operatore.

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Superbonus 2023: come funziona?

Superbonus 2023. Chi sono i beneficiari? Di quali aliquote potranno usufruire? Quali sono le scadenze? Tutto quello che c’è da sapere sul nuovo superbonus

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Il Decreto Aiuti Quater ha modificato per l’ennesima volta la maxi-detrazione fiscale per l’efficientamento energetico tanto che possiamo parlare di un vero e proprio Superbonus 2023. Nel frattempo però i potenziali beneficiari della detrazione rischiano seriamente di esserne esclusi a causa del nuovo blocco della cessione dei crediti, se non altro coloro che non possono anticipare le spese e non hanno sufficiente capienza fiscale.

In ogni caso, dal prossimo anno entreranno in vigore tante novità che riguardano l’utilizzo del bonus fiscale più chiacchierato degli ultimi anni. Abbiamo pertanto deciso di riportare le ultime novità sul Superbonus 2023 in questo approfondimento.

Se vuoi conoscere le novità sul blocco della cessione del credito d’imposta dopo l’approvazione del Decreto Legge 11/2023, leggi il nostro articolo aggiornato qui.

Superbonus 2023: dal 110% al 90%

Il superbonus 2023 attraverserà una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda la sua aliquota di detrazione visto che passerà al 90% per la maggior parte dei soggetti beneficiari.

Le modifiche arrivate dall’art. 9 del Decreto Legge n. 176/2022 (Decreto Aiuti quater) hanno, infatti, previsto una rimodulazione degli incentivi di cui all’art. 119 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio). Tali modifiche hanno anche previsto l’apertura di una nuova finestra temporale per alcuni soggetti beneficiari la cui scadenza era ormai alle spalle.

Superbonus: per chi l’aliquota al 110%

Che fine faranno i progetti che avevano richiesto di beneficiare della maxi aliquota di detrazione e che sono attualmente in corso di svolgimento?  Il nuovo Superbonus 2023 prevede che le spese sostenute fino al 31 dicembre 2022 resteranno al 110% per tutti i soggetti beneficiari ancora in gioco. Ma chi sono questi soggetti? Li abbiamo elencati qui di seguito:

  • condomini, persone fisiche proprietarie o comproprietarie di edifici da 2 a 4 unità immobiliari autonomamente accatastate, Onlus, associazioni di promozione sociale e di volontariato;
  • persone fisiche proprietarie di singoli edifici unifamiliari ma con il vincolo che al 30 settembre 2022 hanno già completato il 30% del lavoro complessivo (per questi soggetti il superbonus 110% potrà essere utilizzato sulle spese sostenute fino al 31 marzo 2023);
  • Iacp e cooperative a proprietà indivisa, che potranno utilizzare il superbonus 110% fino al 30 giugno 2023 o, se entro questa data è stato completato il 60% dell’intervento, fino al 31 dicembre 2023;
  • nei comuni dei territori colpiti da eventi sismici verificatisi a far data dal 1° aprile 2009 dove sia stato dichiarato lo stato di emergenza, il superbonus 110% potrà essere utilizzato per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025;
  • per i soggetti di cui alla lettera d-bis) in possesso dei requisiti di cui al comma 10-bis, il superbonus 110% potrà essere utilizzato fino al 31 dicembre 2025.

L’eccezione dell’aliquota al 110%

Il Superbonus 2023 prevede inoltre una importante eccezione per l’utilizzo della detrazione al 110%. Il Decreto Aiuti quater prevede, infatti, che la riduzione dell’aliquota al 90% non si applicherà:

  • agli interventi per i quali, alla data del 25 novembre 2022, risulti effettuata, la comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA). In caso di interventi su edifici condominiali, la condizioni appena specificata dovrà essere supportata anche dalla delibera assembleare che abbia approvato l’esecuzione dei lavori risulti adottata in data antecedente al 25 novembre 2022;
  • agli interventi comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici, per i quali alla medesima data del 25 novembre 2022, risulti presentata l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo.

Attenzione però, le modifiche al Superbonus 2023 sono state introdotte da quello che è ancora un Decreto Legge. Pertanto, per avere un quadro normativo definito si dovrà attendere la sua conversione in legge. Quadro normativo definito che è già in discussione visto che lo stesso partito della premier Giorgia Meloni ha già chiesto di posticipare il deposito delle Cilas almeno al 31 dicembre 2023. Un altro nodo sciogliere necessariamente, e che il Decreto Aiuti Quater non affronta, inoltre riguarda lo sblocco dei crediti d’imposta già maturati attraverso lo strumento degli F24.

Scopri le nuove scadenze per le Unifamiliari che vogliono usufruire del Superbonus nel 2023 cliccando qui!

A chi spetta l’aliquota del 90% del Superbonus 2023?

Dopo aver analizzato appieno l’utilizzo del superbonus al 110%, possiamo adesso prendere in esame quanto previsto dal Decreto Aiuti Quater con la rimodulazione del bonus al 90%. Il superbonus 2023 al 90% potrà essere utilizzato solo sulle spese sostenute dall’1 gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 da:

  • coloro che non sono riusciti a deliberare o inviare la CILAS entro le date previste;

Oppure coloro che sono in possesso di queste 3 specifiche condizioni:

  • sono proprietari dell’edificio o dell’unità immobiliare funzionalmente indipendente o che sono titolari di un diritto reale di godimento;
  • l’edificio o l’unità immobiliare oggetto degli interventi deve essere adibito ad abitazione principale del contribuente che sostiene le spese;
  • in capo al contribuente che sostiene le spese deve sussistere un requisito reddituale, basato su un parametro denominato “reddito di riferimento” che non dovrà essere superiore a 15.000 euro, determinato utilizzando un quoziente familiare.

Superbonus 2024-2025

Cosa succederà quindi dopo il 2023? Il Superbonus 2023 terminerà con la fine del prossimo anno oppure no?

Per i condomini sarà sempre possibile fruire del superbonus anche se con un’aliquota fiscale ridotta visto che, come già previsto dalla normativa, diminuirà progressivamente a partire dal 2024. In particolare, l’aliquota sarà la seguente:

  • 70% per le spese sostenute nel 2024;
  • 65% per le spese sostenute nel 2025.

Superbonus 2023 dopo il Decreto Aiuti Quater in breve

Come cambia il Superbonus 2023 ? Decreto aiuti quater

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Pro e contro della caldaia a condensazione

Pro e contro caldaia a condensazione: alla scoperta di tutti i vantaggi e gli svantaggi di questo dispositivo per il riscaldamento domestico

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Visti i recenti aumenti del costo del gas ha deciso di cambiare il sistema di riscaldamento per cercare di risparmiare sulle bollette?

Niente paura, non sei il solo a pensare di farlo. Il costo del gas è infatti salito alle stelle anche grazie all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e sono in molti a valutare di sostituire la vecchia caldaia. Pertanto sono in molti che come te si stanno chiedendo quale tipologia di caldaia acquistare.

Sicuramente, se sei in questa fase, ti sarai imbattuto nelle classiche caldaie a condensazione anche se forse non ti hanno convinto del tutto. Proprio per questo motivo abbiamo chiesto ai nostri esperti di elencarci i pro ed i contro delle caldaie a condensazione in modo da renderti più agevole la scelta. D’altronde è solo conoscendo bene i vantaggi e gli svantaggi di questi dispositivi che potrai effettuare una scelta cosciente e di cui non ti pentirai.

Pronto a scoprire i pro ed i contro delle caldaie a condensazione? Allora prosegui nella lettura di questo approfondimento.

Sei curioso di scoprire quali sono gli incentivi per il riscaldamento domestico in vigore nel 2024? Allora clicca qui e scoprili subito!

Tutti i vantaggi e gli svantaggi dell'utilizzare una caldaia a condensazione per il tuo impianto di riscaldamento

Tutti i vantaggi e gli svantaggi dell’utilizzare una caldaia a condensazione per il tuo impianto di riscaldamento

Che cos’è la caldaia a condensazione

Prima di parlare dei pro ed i contro di una caldaia a condensazione è necessario innanzitutto capire cosa è di preciso e come funziona. Se quindi ti stai chiedendo: “Cos’è una caldaia a condensazione?” e “Qual è la differenza rispetto ad una tradizionale?” sei nel posto giusto.

Entrambe le tipologie di caldaie funzionano grazie alla combustione del gas. La fiamma che si genera durante questo processo infatti scalda l’acqua che scorre all’interno dei tubi dell’impianto di riscaldamento o che viene utilizzata come acqua calda sanitaria. Il processo di combustione però genera anche dei fumi di scarico che sotto forma di vapore acqueo si disperdono nell’ambiente.

Il vantaggio della caldaia a condensazione è proprio quello che questo dispositivo riesce ad utilizzare il calore contenuto in questi fumi per contribuire al riscaldamento del fluido termovettore che circola nell’impianto di riscaldamento. Stesso discorso anche per quanto riguarda l’acqua calda sanitaria. Tra i vantaggi della caldaia a condensazione vi è appunto quello di essere più efficienti da un punto di vista energetico rispetto alle caldaie tradizionali.

Tipologie di caldaie a condensazione

In commercio esistono molti modelli e soluzioni in modo che possano adattarsi ad ogni esigenza. In base alle dimensioni del tuo appartamento, e alla potenza necessaria, potrai scegliere diverse soluzioni. Abbiamo elencato diversi esempi qui di seguito:

  • Se hai molti bagni in casa oppure hai un famiglia numerosa avrai bisogno di una soluzione che ti permetterà di avere sempre acqua sanitaria disponibile, anche se erogata in più punti della casa. In questo caso allora la soluzione più adatta potrebbe essere una caldaia a condensazione ad accumulo.
  • Invece, nel caso in cui tu abitassi in un piccolo appartamento potresti decisamente risparmiare acquistando una caldaia a condensazione istantanea. In questo modo la caldaia si attiverebbe solamente nel momento in cui tu aprissi un rubinetto con l’acqua calda. Se questo è indubbiamente un pro, un contro di queste caldaie a condensazione è l’assenza di un boiler che mantiene a temperatura costante una determinata quantità d’acqua. Pertanto questa potrebbe essere la soluzione ideale se hai un solo bagno o non hai bisogno di erogare da più punti,
  • Infine, puoi decidere d’installare la tua caldaia all’interno della tua casa, o all’esterno. Quest’ultima è la soluzione perfetta per risparmiare spazio all’interno della tua abitazione oltre che per un fattore estetico.

Dopo questa breve disamina sulle caldaie a condensazione (di cui comunque parliamo anche qui in maniera approfondita) passiamo adesso ad analizzare i pro ed i contro delle caldaie a condensazione. In questo modo, siamo sicuri, riusciremo a garantirti una visione d’insieme utile a trovare la soluzione migliore per la tua casa, e per le tue esigenze.

Pro e contro caldaia a condensazione

Tutti I vantaggi di una caldaia a condensazione

Nell’esaminare i pro ed i contro di una caldaia a condensazione abbiamo deciso di iniziare da vantaggi di questo dispositivo. Dopo averne descritto il funzionamento e le differenze con la caldaia a gas, abbiamo cercato di riassumere tutti i pro della caldaia a condensazione in questo semplice elenco che trovi qui di seguito:

  • Ecosostenibilità: la caldaia a condensazione è in grado di abbattere in maniera sostanziale il consumo di gas, una risorsa non rinnovabile e quindi destinata ad esaurirsi. Un minore consumo di metano o gpl significa anche una minore quantità di gas serra immessi in atmosfera. Inoltre, proprio per effetto della condensazione, i gas di scarico hanno una temperatura più bassa e pertanto riscaldano meno l’atmosfera.
  • Risparmio energetico: grazie al suo funzionamento, i consumi di gas saranno molto inferiori rispetto a quelli di una caldaia tradizionale. La riduzione di questi consumi si attesta intorno al 20 o 30 percento. I vantaggi principali della caldaia a condensazione dipendono dall’uso continuativo di questo tipo di riscaldamento. Sarà un’ottima soluzione se le tue spese per il riscaldamento sono molto elevate, perché ti permette di risparmiare sulla bolletta.
  • Efficienza energetica: uno dei vantaggi della caldaia a condensazione è quello di trattenere i fumi. Proprio per questo, con la stessa quantità di combustibile sono in grado generare più calore essendo quindi più efficienti permettendo di consumare meno combustibile.
  • Detrazioni fiscali: uno dei vantaggi di questo sistema di riscaldamento è che puoi ottenere fino al 65% di sconto in fattura per la sua installazione. A questo proposito ti consigliamo di leggere questo articolo per approfondire meglio l’argomento.
  • Integrazione con altri sistemi di riscaldamento. Un impianto di questo tipo infatti può essere tranquillamente integrato a sistemi come il solare termico per consumare ancora meno gas, a pompe di calore, per lo stesso identico motivo, oppure ad impianti fotovoltaici in modo garantire all’edificio un alto livello di indipendenza energetica.

I contro di una caldaia a condensazione

Nella nostra analisi dei pro e contro di una caldaia a condensazione è venuto adesso il momento di prendere in esame quelli che sono gli svantaggi. Se è vero che la caldaia a condensazione è un’ottima soluzione soprattutto in termini di ecosostenibilità e di risparmio energetico è altrettanto vero che non si tratta di un dispositivo esente da difetti. In particolare, gli svantaggi sono legati i principalmente ai costi elevati per l’acquisto dell’apparecchio, per l’installazione e per la sua manutenzione. Anche in questo caso abbiamo elencato brevemente i contro della caldaia a condensazione in questo elenco:

  • La caldaia a condensazione non è la scelta migliore in caso tu abbia dei bassi consumi di gas. Se non hai bisogno di scaldare costantemente la casa e quindi usi poco il tuo sistema di riscaldamento allora ti consigliamo di ricorrere ad un altro impianto di riscaldamento. I benefici della caldaia a condensazione infatti derivano dall’uso costante del riscaldamento. In caso contrario, la spesa dell’investimento sostenuta per l’installazione di questi dispositivi potrebbe essere troppo difficile da ammortizzare. Tuttavia, le detrazioni fiscali, qualora ci rientrassi, potrebbero cambiare nuovamente le carte in tavola.
  • Impianto di scarico. La caldaia a condensazione necessita di essere allacciata alle acque nere in modo che la condensa dei fumi di scarico possa facilmente essere smaltita. Per questo motivo il prezzo dell’installazione sarà più elevato, e l’installazione poco veloce. A ben vedere, questo di cui abbiamo appena parlato non è un vero e proprio svantaggio. Si tratta più che altro di un semplice avvertimento.
  • Manutenzione periodica. Questo è un altro elemento che può essere tranquillamente inserito nella sezione dedicata ai contro di questo sistema di riscaldamento. Anche questo è in realtà un avvertimento: è bene essere consapevoli che installare questo sistema significa andare incontro a questi costi. Spese che andranno sostenute con cadenza regolare ogni anno e che sono obbligatorie visto che la manutenzione di questo impianto è normata per legge. Il vantaggio della manutenzione è che avrai sempre un impianto di riscaldamento sempre sicuro ed efficiente.

hai ancora dei dubbi?

In questo approfondimento abbiamo visto i pro ed i contro di una caldaia a condensazione. Ricorda però che non esiste una soluzione unica e perfetta per ogni caso. La tua casa è unica, e solo tu sai quali sono le soluzioni più adatte alle tue esigenze.

Se hai ancora dei dubbi a riguardo, e non sai se è la scelta giusta per te, ti consigliamo di compilare il modulo qui sotto con i tuoi dati per entrare in contatto con i nostri operatori. Ti richiameranno il prima possibile e ti forniranno tutti i chiarimenti sui pro ed i contro delle caldaie a condensazione.

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Tutti i vantaggi delle caldaie a condensazione

Alla scoperta di tutti i vantaggi delle caldaie a condensazione e del perché sono una soluzione ecologica ed economica

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I costi delle bollette, soprattutto per quanto riguarda il riscaldamento sono aumentati a dismisura. In questo contesto, complicato anche dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, c’è una crescente necessità di ridurre i consumi energetici e quindi anche i loro costi. Contemporaneamente, le emissioni di CO2 stanno provocando cambiamenti climatici sempre più evidenti e dalle conseguenze sempre più gravi. Trovare sistemi di riscaldamento più economici quindi non è sufficiente: è necessario anche trovare sistemi di riscaldamento in grado di abbattere in maniera sostanziosa le emissioni di CO2.

Le caldaie a condensazione possono rappresentare una valida soluzione soprattutto perché sono efficienti in termini di costi e di consumi e possono permetterti di godere di interessanti benefici fiscali. Ma perché le caldaie a condensazione sono convenienti? Perché permettono di abbattere le emissioni di CO2 in atmosfera?

Abbiamo cercato di fare il punto della situazione insieme ai nostri esperti in modo che, se dovessi sostituire la tua vecchia caldaia a gas con una a condensazione, avrai a disposizione tutti gli elementi per affrontare questa scelta.

Pronto a scoprire tutto sulle caldaie a condensazione? Allora continua a leggere!

Le caldaie a gas

Prima di parlare delle caldaie a condensazione forse è meglio ricapitolare brevemente cosa sono e come funzionano le tradizionali caldaie a gas.

Le classiche caldaie a gas funzionano in maniera molto simile a quella di un bollitore. Bruciando il gas si ottiene un fiamma che scalda l’acqua che scorre attraverso i tubi che compongono il sistema di riscaldamento o per l’acqua calda sanitaria. Solitamente le caldaie a gas sono di due tipi: o da interno o da esterno. Altre differenze sono quelle relative al combustibile utilizzato (gas naturale o metano) ed alla tecnologia con cui è costruito.

In base a questi elementi possiamo raggruppare le caldaie a gas in caldaie a:

  • camera aperta
  • camera stagna (non più in commercio)
  • caldaie a condensazione.

Che sia una caldaia a gas o a condensazione la combustione del gas genera comunque dei fumi di scarico che possono essere dannosi per la salute dell’uomo. Per questo motivo sono solitamente dotate di canne fumarie atte a raccogliere questi gas e ad espellerli all’esterno. Motivo per cui, tra le altre cose, le caldaie sono normalmente poste al di fuori dell’abitazione.

Le caldaie a condensazione

L’innovazione delle caldaie a condensazione sta proprio nel differente utilizzo dei gas scarico generati dalla combustione. E’ proprio questo differente utilizzo a generare una maggiore efficienza di questi dispostivi che potranno quindi godere anche di minori consumi e quindi di minori costi.

Le caldaie a condensazione si chiamano così proprio perché riescono ad utilizzare anche il calore dei fumi generati dalla combustione. Questo calore viene riutilizzato per riscaldare l’acqua che circola nel sistema di riscaldamento o nella produzione di acqua sanitaria. Il gas di scarico dei fumi di combustione è infatti espulso normalmente in forma di vapore acqueo. Le caldaie a condensazione però riescono a farlo condensare riuscendo ad utilizzare l’energia termica in esso contenuta: i gas di scarico hanno infatti una temperatura superiore ai 100 °C.

Il calore generato dalla combustione del gas quindi è integrato al calore raccolto grazie alla condensazione dei gas di scarico. E’ quindi evidente che per riscaldare un liquido ad una determinata temperatura, con la caldaia a condensazione sarà necessario impiegare meno gas. Impiegando meno gas, le caldaie a condensazione, ti consentiranno quindi di risparmiare sui costi delle bollette.

I vantaggi delle caldaie a condensazione

A fronte di un costo maggiore rispetto a quelle a gas, le caldaie a condensazione presentano diversi vantaggi rispetto a quelle a gas che giustificano il costo dell’investimento. I prezzi di questi dispositivi infatti dipendono dal modello e dalla potenza da installare e possono variare tra 1.000 e 3.000 euro. Esaminiamo qui di seguito quali sono questi vantaggi:

  • Risparmio sui costi della fornitura del gas. L’energia recuperata dai gas di scarico permette di non avere bisogno continuamente di gas per riscaldare l’acqua sanitaria. Ciò può portare ad un risparmio anche del 30% in bolletta rispetto alle caldaie a gas tradizionali. Ovviamente, molto dipende anche dalla tipologia di impianto di riscaldamento su cui è installata. Si stima che una caldaia a condensazione utilizzata su un classico impianto di riscaldamento possa portare a una riduzione dei costi compresa tra il 10% e il 20% rispetto ad una caldaia tradizionale. In caso invece di impianto di riscaldamento radiante ovvero a basse temperature, si possono raggiungere percentuali di risparmio energetico anche del 40%.;
  • Tempi di rientro dell’investimento ridotti. Si è vero, le caldaie a condensazione costano di più rispetto a quelle a gas. Tuttavia permettono anche di risparmiare molto di più. Per questo, nonostante il costo per la loro installazione sia maggiore, il tempo di rientro dell’investimento è minore. La spesa però si ammortizza in pochi anni (4 o 5) grazie ai risparmi sulle bollette del gas e dell’energia elettrica in virtù della maggiore efficienza energetica della caldaia a condensazione.;
  • Ecosostenibilità. Le caldaie a condensazione consumano meno combustibile rispetto a quelle tradizionali. Bruciando meno gas fossili si producono anche meno emissioni di CO2. Possiamo quindi affermare che le caldaie a condensazione sono più ecosostenibili rispetto a quelle tradizionali e contribuiscono alla lotta ai cambiamenti climatici.
  • I gas di scarico vengono emessi a temperature più basse pertanto hanno un minore impatto anche in termini di riscaldamento terrestre.
  • Accesso ad agevolazioni fiscali. L’installazione della caldaia a condensazione e l’eventuale rifacimento dell’impianto di riscaldamento possono essere inseriti tra le spese di riqualificazione energetica.

Detrazioni fiscali

Il discorso delle detrazioni fiscali delle quali è possibile usufruire in caso di installazione delle caldaie a condensazione è di fondamentale importanza per quanti, come te, stanno decidendo se procedere o meno alla loro installazione. L’acquisto di una caldaia a condensazione infatti può essere meno oneroso di quanto potresti pensare dal momento che potresti usufruire di alcune agevolazioni fiscali previste in materia di efficientamento energetico degli edifici. Tra queste risultano particolarmente vantaggiose quelle previste dagli Ecobonus o dal Superbonus.

Nel caso dell’Ecobonus la percentuale di detrazione fiscale per la sostituzione della caldaia con una a condensazione è pari al 65% della spesa sostenuta. Tale detrazione sarà concessa tramite sconto in fattura a coloro che installeranno un impianto di classe energetica A con un sistema di termoregolazione evoluto. La detrazione sarà invece pari solamente al 50% per la semplice installazione di una caldaia a condensazione. In ogni caso ne parliamo ne parliamo meglio qui.

Nel caso del Superbonus 110% la sostituzione della caldaia con un impianto a condensazione ad alta efficienza energetica per rientrare nell’agevolazione fiscale deve essere abbinata ad altri interventi principali di miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio, come per esempio il cappotto termico. Precisiamo però che nel 2023 solo gli edifici condominiali potranno ottenere questa agevolazione e l’aliquota di detrazione è già scesa al 90%. Per scoprire di più clicca qui!

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La nuove caldaie a condensazione a miscela metano idrogeno

La miscela metano idrogeno potrebbe rappresentare il futuro per quanto riguarda l’alimentazione delle nuove caldaie a condensazione

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Le nuove caldaie a condensazione che funzionano con una miscela di metano idrogeno, conosciute anche come  “hydrogen 20% ready”, sono già una realtà per i produttori di generatori termici a gas. Questa tecnologia è davvero innovativa visto che sarebbe sicura e sostenibile al tempo stesso e che secondo gli addetti ai lavori potrà essere un punto di riferimento per il mercato del riscaldamento domestico. Con l’entrata in vigore dei sistemi di distribuzione e produzione dell’idrogeno i nuovi riscaldamenti a miscela idrogeno metano saranno anche semplici da installare e quindi tenderanno a diffondersi sempre di più.

La miscela metano idrogeno è una soluzione abbastanza ovvia ad un problema sempre più importante: il rincaro dei prezzi del gas. Il caro bollette sta infatti convincendo molti a cambiare metodo di riscaldamento puntando sempre di più su combustibili diversi dal metano o quantomeno su sistemi che ne consumino di meno. Le caldaie a condensazione sono appunto dispositivi più efficienti rispetto alle normali caldaie e che quindi consumano meno combustibile. Se a questo uniamo il fatto che la quantità di metano richiesta è miscelata con il 20 o il 30 % di idrogeno, allora il consumo di metano sarà ancora più ridotto.

L’industria del riscaldamento sta già puntando decisamente su questi nuovi generatori di calore a condensazione a miscela metano ed idrogeno. Tanto che le caldaie “hydrogen 20% ready” sono già pronte per essere immesse sul mercato e che si sta anche cercando di aumentare la quota di idrogeno della miscela. Da un punto di vista di prestazioni c’è da rimarcare il fatto che, sempre secondo i produttori, i nuovi apparecchi consentiranno di mantenerle pressoché inalterate.

Inoltre, la diffusione delle caldaie a miscela idrogeno metano contribuirà a creare le condizioni per sostenere la crescita della domanda di idrogeno verde ovvero quello prodotto da fonti rinnovabili. Un fattore che senza dubbio è funzionale anche nell’ottica della de-carbonizzazione del settore energetico.

In questo approfondimento abbiamo cercato di rispondere ad alcuni degli interrogativi sulle nuove caldaie a miscela di idrogeno metano cercando anche di buttare uno sguardo al futuro.

Puoi richiedere una nostra consulenza o maggiori informazioni cliccando qui!

Perché ricorrere all’idrogeno?

L’idrogeno è un gas molto diffuso in natura, è infatti l’elemento più diffuso sul nostro pianeta. Tuttavia, non si trova allo stato puro ma si trova in abbondanza nelle sue forme composte come ad esempio nelle molecole di acqua. Se la produzione industriale dell’idrogeno infatti passa attraverso processi energivori ed inquinanti è però altrettanto vero che l’idrogeno può essere ottenuto anche tramite elettrolisi dell’acqua e quindi consumando elettricità.

Da quanto abbiamo appena riportato possiamo dedurre che l’idrogeno è un vettore che deve essere ricavato da fonti primarie utilizzando energia. Se questa energia però è ottenuta da fonti rinnovabili allora possiamo parlare di idrogeno verde. E l’idrogeno verde, a ben vedere, potrebbe anche contrastare alcuni grandi problemi ambientali visto che la sua produzione avrebbe impatti ambientali più contenuti.

Un altro vantaggio dell’idrogeno verde è che può essere prodotto localmente senza significativi investimenti a livello di infrastrutture. SNAM infatti,  il principale operatore europeo nel trasporto e nello stoccaggio di gas naturale, sostiene che il 99% della rete italiana di distribuzione del metano è già in grado di trasportare una miscela metano/idrogeno al 10%. Inoltre sono già in corso ricerche e verifiche per rendere sicuro il trasporto di miscele con percentuali di idrogeno superiori. Il problema è che attualmente non esistono impianti di elettrolizzazione in grado di assorbire l’eccedenza di energia rinnovabile già disponibile.

Perché utilizzare miscele idrogeno metano al 20%?

La decisione di sviluppare nuove caldaie a miscela metano idrogeno al 20% risponde principalmente all’esigenza di compatibilità con:

  • le caratteristiche tecniche delle reti esistenti. A questo proposito sono stati anche considerati gli eventuali interventi di adeguamento oltre che  l’implementazione di procedure di monitoraggio, sorveglianza e manutenzione preventiva;
  • il mantenimento dell’attuale livello di sicurezza e funzionalità, soprattutto se confrontato con quello delle caldaie a metano o a condensazione già installate;
  • le potenzialità a medio e lungo termine di produzione e importazione dell’idrogeno verde.

Il problema delle caldaie a condensazione a miscela idrogeno/metano è semmai un altro: l’effettiva disponibilità del miscelato. In ogni caso questi apparecchi costituiscono comunque un’opportunità per il consumatore. Costui infatti non avrà assolutamente nessun problema a fronteggiare il progressivo passaggio alla miscela con idrogeno al 20  visto che il generatore garantirà sempre la stessa efficienza e sicurezza.

Nei fatti la tecnologia “hydrogen 20% ready” è in anticipo rispetto all’effettiva disponibilità del combustibile miscelato, ma costituisce comunque un’opportunità per il consumatore. Costui infatti avrà pur sempre a disposizione un generatore di pari efficienza in grado di fronteggiare, nella massima sicurezza ed efficienza, il progressivo passaggio alla miscela con idrogeno al 20%.

Quali saranno i cambiamenti normativi per la diffusione delle caldaie a miscela idrogeno metano?

La UNI/TS 11854 è la prima specifica norma tecnica emanata da un ente di normazione europeo sulle caldaie alimentate con miscela di metano/idrogeno al 20%.   pubblicata a febbraio del 2021. All’interno della norma, pubblicata a febbraio del 2021, è possibile rintracciare una precisa indicazione di un percorso di sviluppo tecnologico che definisce regole utili alla certificazione “hydrogen 20% ready” dei nuovi prodotti, secondo uno standard condiviso.

D’altronde, visto che i test finora effettuati su apparecchi tradizionali non hanno evidenziato un comportamento differente rispetto al metano puro, specie per quanto riguarda la sicurezza è possibile prevedere una normativa che ricalchi quella attuale. Possiamo immaginare che vengano emanate norme e raccomandazioni per la verifica di apparecchi e impianti e per l’effettuazione delle tarature in campo.

I bonus per l’installazione della caldaia a miscela metano idrogeno

Per quanto riguarda i bonus fiscali come la detrazione al 50 o 65% per l’installazione o sostituzione di nuovi impianti di climatizzazione o della caldaia (di cui parliamo qui) nulla dovrebbe cambiare, almeno per ora. Gli attuali incentivi infatti prevedono già la sostituzione di generatori termici esistenti con caldaie a condensazione, aventi efficienza almeno pari alla classe A. Queste caldaie possono anche essere anche integrate in sistemi ibridi, indipendentemente dalla composizione chimica del combustibile utilizzato.

Tuttavia, nel pacchetto RePower EU è previsto, dal 2027, l’abbassamento della classe energetica degli apparecchi alimentati da fonti fossili. Pertanto questi apparecchi non potranno più accedere agli incentivi statali. Possiamo inoltre presumere che in futuro potrebbe essere previsto un divieto completo alla loro immissione nel mercato.

Altra questione economica riguarda il prezzo della miscela idrogeno metano. Solo infatti se il prezzo della miscela sarà competitivo rispetto a quello del solo gas metano ci potrà essere una reale diffusione di questi apparecchi. Pertanto le politiche di decarbonizzazione dovrebbero cercare di incentivare anche economicamente l’utilizzo delle caldaie a miscela metano idrogeno. E dovrebbero farlo anche attraverso una riduzione dei costi della miscela o promuovendo l’idrogeno verde.

Caldaie a miscela metano idrogeno al 30%

La percentuale di idrogeno nella miscela con il metano è però destinata presto a salire in modo da ridurre ancora di più la richiesta di gas metano. Sono infatti pronte per essere distribuite caldaie a condensazione a miscela metano idrogeno con una percentuale di H2 del 30 %. Tale miscela permetterà una riduzione di CO2 di oltre il 10%.

Un percentuale che nel giro di pochi anni potrebbe salire anche al 100% visto che sempre più produttori stanno investendo in tal senso. Se ciò avvenisse in tempi abbastanza brevi sarebbe senza dubbio un importante passo in avanti verso un futuro sempre più green.

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