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Quando scegliere il solare termico a circolazione naturale o forzata?

Solare Termico: circolazione naturale o forzata? Facciamo il punto su quando conviene scegliere una piuttosto che l’altra

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Se stai cercando di capire se ti conviene installare un impianto solare termico a circolazione naturale o a circolazione forzata allora sei nel posto giusto!

Probabilmente se sei qui, allora sei già consapevole di cosa sia un impianto solare termico. Questo tipo di impianti è davvero vantaggioso dal momento che ti permette di avere acqua calda ed un sistema di riscaldamento efficace facendoti risparmiare sulla bolletta sfruttando energia rinnovabile. Quale? Quella solare!

A questo punto quindi stai cercando di capire se ti conviene installare un impianto solare a circolazione naturale oppure uno a circolazione forzata. Per capire quando conviene uno o l’altro è necessario fare una panoramica d’insieme del loro funzionamento.

Per questo abbiamo chiesto ai nostri esperti di efficientamento energetico di spiegarci a grandi linee quando scegliere la circolazione naturale e quando quella forzata.

In questo modo speriamo di chiarirti un po’ le idee a riguardo prima di rivolgerti a degli esperti del settore, cosa che ti consigliamo comunque di fare. A questo proposito non esitare a contattarci cliccando qui!

Pronto quindi a scoprire quando scegliere la circolazione naturale e quando quella forzata?

Allora prosegui nella lettura!

Come funziona un impianto solare termico?

Il funzionamento di un impianto di questo tipo è piuttosto semplice dal momento che sfrutta il calore irraggiato dal sole catturandolo tramite i pannelli solari di cui è composto. Sarà proprio questo calore a riscaldare un fluido, che, scorrendo attraverso una serpentina cederà a sua volta il il proprio calore all’acqua contenuta in un serbatoio.

A questo punto, una volta accumulato abbastanza calore, questo potrà essere utilizzato per due funzioni: per riscaldare l’acqua sanitaria domestica, oppure per affiancare il riscaldamento domestico tramite un sistema che viene definito “combinato”.

Qual’è la differenza fra circolazione naturale o forzata di un impianto solare termico?

Quando si parla quindi di circolazione naturale o forzata di un impianto solare termico ci si riferisce alla modalità con la quale questo fluido circola all’interno della serpentina. Qui di seguito vediamo meglio il loro funzionamento in modo da spiegare meglio la differenza che c’è fra i due sistemi.

Circolazione naturale di un solare termico: come funziona?

In questo tipo di impianti solari termici la circolazione tra il pannello solare ed il serbatoio di accumulo avviene grazie al principio di gravità. Dal momento che non si usano altri tipi di dispositivi, ma solamente delle leggi fisiche presenti in natura si dice appunto naturale.

Il fluido infatti riscaldandosi all’interno del collettore diventa più leggero del fluido freddo che si trova all’interno del serbatoio. E’ proprio questa differenza di densità a far sì che si instauri una circolazione naturale.

Il fluido riscaldato cede il suo calore all’acqua contenuta nel serbatoio raffreddandosi. A questo punto torna ad essere più pesante e ricade nel punto più basso del circuito del pannello solare. Negli impianti a circolazione naturale il serbatoio si deve trovare quindi in un punto più alto del pannello solare.

Come funziona un impianto solare termico a circolazione naturale?

Come funziona un solare termico a circolazione forzata?

In questo tipo di impianti la circolazione tra collettore e serbatoio di accumulo è forzata dalla presenza di una pompa di circolazione. L’impianto solitamente è formato da un pannello solare a sè stante che a sua volta è connesso ad un serbatoio localizzato nell’edificio. All’interno del circuito solare si trova acqua o un fluido con uno speciale antigelo.

La pompa di circolazione del circuito solare termico è attivata da un regolatore differenziale di temperatura. In particolare la pompa si attiva quando la temperatura del collettore è maggiore della temperatura di riferimento impostata nel serbatoio. A questo punto, tramite uno scambiatore di calore, il calore del serbatoio viene trasferito all’acqua sanitaria.

Come funziona un impianto solare termico a circolazione forzata?

In ogni caso, se dovessi avere qualche dubbio in merito al funzionamento di un solare termico a circolazione naturale oppure su quello a circolazione forzata, non esitare a contattarci cliccando qui!

Quando scegliere la circolazione naturale e quando quella forzata per un solare termico?

Dopo aver esaminato come funzionano le due tipologie di impianti solari termici cerchiamo quindi di spiegare quando è opportuno scegliere uno piuttosto che l’altro.

Quando scegliere la circolazione forzata

E’ opportuno scegliere un impianto solare termico a circolazione forzata quando non è possibile porre il serbatoio di accumulo in posizione sopraelevata rispetto al collettore. D’altronde, come puoi facilmente immaginare, se il serbatoio non è più in alto non è possibile sfruttare il principio di gravità.

In questi casi quindi è necessario dotare il circuito dell’impianto di alcuni dispositivi aggiuntivi come una pompa di circolazione in grado di movimentare il fluido nel verso giusto, una valvola di ritorno che non permetta in nessun caso l’inversione del verso di circolazione ed una centralina di controllo con appositi sensori che permetta di ottimizzare il sistema.

Uno dei vantaggi principali di questo sistema è quello di avere una notevole libertà in fase di progettazione dal momento che questo tipo di sistema si adatta a qualsiasi condizione climatica. Si ricorre quindi a questo tipo di solare termico soprattutto in zone in cui le temperature sono molto rigide come ad esempio in montagna.

Tuttavia, nelle aree non soggette a particolare rigidità, l’utilizzo di questo sistema potrebbe comportare un maggiore dispendio di energia e quindi incidere in misura minore sui risparmi in bolletta.

Quando scegliere la circolazione naturale

Per quanto riguarda il solare termico a circolazione naturale è preferibile installarlo in tutti gli altri casi non suggeriti per quello a circolazione forzata. Sempre che, ovviamente, sia possibile installare il serbatoio in una posizione più alta rispetto al pannello solare termico.

Questo perché questo sistema ha una circolazione del fluido che sfrutta la convezione. Questo significa che sfrutta il fatto che il fluido, riscaldandosi, diventa più leggero e quindi sale verso l’alto, spingendo così il fluido più freddo e quindi più pesante verso il basso. Quest’ultimo a sua volta verrà riscaldato una volta raggiunto il livello più basso quindi diventerà più leggero e risalirà verso l’alto. In parole povere questo meccanismo è lo stesso che avviene quando bolle l’acqua che scaldiamo prima di cuocere la pasta.

In questo caso però, quando un liquido scaldato raggiunge il livello più alto però, cede il proprio calore all’acqua sanitaria che quindi si riscalda e può essere usata per i propri scopi.

Il fluido quindi non ha bisogno di apporto di ulteriori forze per circolare, ma sfrutta dei principi della fisica. Questo comporta un notevole vantaggio rispetto a quello a circolazione forzata. Infatti in questo sistema praticamente non esiste consumo elettrico da parte della pompa di circolazione visto che in questo tipo di impianti non è presente!

Tuttavia la circolazione naturale risulta essere molto più sensibile agli sbalzi di temperatura, specie quando questa scende molto. Pertanto non è sempre detto che sia questo il sistema più adatto a te!

Conclusioni

Se hai letto fino a questo punto quindi dovresti avere ben chiare quali sono le differenze e quindi anche aver capito, almeno in linea di principio, quando scegliere un impianto solare termico a circolazione naturale o forzata.

In ogni caso si tratta di valutazioni che non dovresti fare tu, ma che dovresti prendere solo dopo esserti consultato con un esperto.

A questo proposito quindi non esitare a contattarci!

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Ventilazione meccanica controllata (VMC), tutti i vantaggi

Quali sono i vantaggi principali della ventilazione meccanica controllata?

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La tecnologia a ventilazione meccanica controllata è l’unica a garantire un adeguato ricambio d’aria nei locali all’interno di edifici. Grazie a questa tecnologia non dovrai più aprire le finestre per cambiare l’aria e questa, soprattutto d’inverno, è una bellissima notizia!

Il sistema a ventilazione meccanica controllata è facilmente installabile sia su edifici esistenti che su edifici in costruzione. Si tratta di un sistema che può essere inquadrato anche in un’ottica di riqualificazione energetica degli edifici, una notizia che sicuramente ti farà piacere sentire vista l’imminente approvazione degli ecobonus 110%.

Se vuoi approfondire il discorso del sistema di ventilazione meccanica controllata scoprendone i vantaggi allora sei nel posto giusto. Abbiamo infatti chiesto ai nostri esperti di fare il punto sul perché si dovrebbe installare un sistema di ventilazione controllata e su quali vantaggi comporta un sistema di questo tipo. Ovviamente però, prima di parlare di questo è necessario fare una breve panoramica sul funzionamento di questo impianto di ventilazione.

Se sei già al corrente dei suoi vantaggi e vuoi passare direttamente all’installazione di questo impianto allora contattaci subito per richiedere un preventivo!

Perché è importante un corretto ricircolo dell’aria?

Le attuali normative vigenti nel settore dell’edilizia impongono la realizzazione di strutture sempre più coibentate. Questo per favorire l’isolamento termico di un edificio, isolamento che serve a ridurre la dispersione di calore.

Si tratta di una pratica senza dubbio positiva visto che grazie ad essa si riduce lo spreco di energia utilizzata per riscaldare o raffrescare un ambiente. Una tecnica che se abbinata a sistemi come le pompe di calore può dare dei risultati incredibili! Tuttavia anche una casa, proprio come la pelle del nostro corpo, ha bisogno di respirare se si voglio evitare spiacevoli inconvenienti come muffe ed umidità.

Se fino a qualche tempo fa, l’unica soluzione per risolvere questo problema era spalancare le finestre, che specialmente in inverno significava disperdere una quantità enorme di calore, grazie ai sistemi di ventilazione meccanica non è più così.

Come funziona le ventilazione meccanica controllata?

Questo sistema, come avrai già capito è particolarmente innovativo dal momento che riesce permettere un continuo scambio di aria tra esterno ed interno dell’edificio.

Questo scambio è possibile grazie a delle condotte installate all’interno dell’edificio, che fanno in modo, attraverso dei particolari dispositivi, di immettere l’aria pulita nei cosiddetti locali nobili. Questi sono i locali di un edificio nei quali non si producono inquinanti, quindi non nella stanza della caldaia ma ad esempio in stanze come il soggiorno o la camera da letto.

Prima di essere immessa all’interno dell’edifico l’aria viene ovviamente filtrata da polveri e batteri in modo che non possa causare problemi alle persone che vivono l’edificio. Una funzione che oggi è particolarmente utile anche per via dell’emergenza coronavirus! Contemporaneamente a questo meccanismo, ce n’è un altro che regola l’estrazione dell’aria viziata. Quest’ultima è quella che si trova in locali detti tecnici come ad esempio i bagni, le cucine e le lavanderie.

In pratica quindi, l’aria cattiva ricca di anidride carbonica viene espulsa mentre al tempo stesso viene incamerata all’interno dell’abitazione aria ricca di ossigeno. Un vero e proprio scambio che avviene in maniera automatica e senza dover aprire le finestre con la dispersione termica che comporta questa operazione.

Ma non finisce qui!

Oltre a garantire un adeguato ricircolo d’aria, questi sistemi permettono di trattarla, riscaldandola, raffreddandola e recuperando il calore dall’aria esausta.

Quali sono i vantaggi della Ventilazione meccanica controllata? Vantaggi relativi alla qualità dell’aria

Abbiamo già scritto come i sistemi VMC riescano a garantire aria sempre pulita anche evitando di aprire porte e finestre.

Il lavoro costante della ventilazione meccanica evita tutta quella serie di problemi, da non sottovalutare, causati dall’inquinamento domestico. Inquinamento domestico che è quasi sempre causato dall’azione umana come ad esempio l’utilizzo di prodotti chimici per la pulizia e l’igiene della casa.

Anche per questo motivo avere sempre a disposizione aria pulita significa anche godere di una migliore qualità della vita.

Scendendo un po’ più nello specifico inoltre questi sistemi possono anche garantire i seguenti vantaggi:

  • La VMC garantisce sempre aria filtrata e, dunque, salubre, anche per chi ha forti allergie a polveri, polline e acari.
  • Gli ambienti sono più salutari salutari visto che non ci sarà nessuna formazione di muffe. Hai mai visto alcune delle pareti aree, specie in corrispondenza di angoli, assumere degli strani colori grigio-verdi? Il miglior modo per contrastare questi fenomeni è quello di eliminare l’umidità interna e si può fare, in modo efficace, solamente installando la ventilazione meccanica con recupero del calore.
  • L’aria è talmente pulita che viene eliminata anche la presenza di possibili batteri o virus in essa contenuti. Ed in tempi di coronavirus non è affatto male!
  • Grazie a questi sistemi è possibile garantire una climatizzazione corretta degli ambienti.
  • Non ci saranno fastidiose correnti d’aria.

UN sistema di ventilazione meccanica controllata è un importante investimento

I sistemi di Ventilazione Meccanica Controllata hanno notevoli vantaggi dal momento che, come abbiamo intitolato questo paragrafo, rappresentano un importante investimento, sia in termini economici che di qualità della vita.

Abbiamo riassunto i perché di questa affermazione nei punti qui di seguito:

  1. Installare un VMC garantisce un notevole risparmio dell’energia facendo quindi calare i costi delle bollette.
  2. Garantisce un notevole recupero termico perché riutilizza il calore dell’aria che buttiamo fuori. In questo caso si parla di sistemi VMC a doppio flusso. Questi scambiano l’energia termica tra l’aria calda in uscita e l’aria fredda in ingresso, senza che i due flussi vengano a contatto diretto riuscendo a recuperare il calore dall’aria in espulsione.
  3. Il risparmio dell’energia ed il recupero termico si riflettono in maniera direttamente proporzionale sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’ambiente.
  4. Il sistema di Ventilazione Meccanica Controllata è silenzioso ed inoltre riesce a garantire l’ assenza di rumori provenienti dall’esterno.
  5. Un sistema di questo tipo realizzato come si deve può anche portare ad una riduzione considerevole del rischio di effrazioni.
  6. La spesa viene ammortizzata velocemente, specie qualora riusciate a rientrare negli ecobonus 110%
  7. Infine, l’immobile, sia per l’ottima certificazione energetica che riceverà, sia per lo stato di salute che conserverà nel tempo, riuscirà ad ottenere e mantenere negli anni un ottimo valore di mercato.

Rivolgiti ad esperti per un esperto per essere sicuro di beneficare dei vantaggi dei VMC

Come abbiamo visto fino a questo momento, i vantaggi di un sistema di ventilazione meccanica controllata sono considerevoli. Però, per essere sicuro di beneficiarne è importante affidarsi ad aziende esperte e preparate, come la nostra.

I nostri collaboratori sono infatti persone qualificate e competenti che sapranno valutare correttamente i migliori sistemi da utilizzare per rispettare le tue esigenza. Sono inoltre in grado di installare i componenti di questo tipo di impianti a regola d’arte, assicurandoti così le migliori prestazioni energetiche e quindi un notevole risparmio economico senza dimenticare di migliorare anche il tuo comfort e la salubrità degli ambienti!

Cosa aspetti?

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Impianto fotovoltaico integrato: cosa è e perché serve

Impianto fotovoltaico: integrato oppure no? Qual è la differenza fra i due?

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Se sei in procinto di installare un impianto fotovoltaico, che sia per la tua abitazione o per la tua azienda, probabilmente ti sarà stata prospetta una scelta. E questa scelta non è altro che la risposta alla fatidica domanda: impianto fotovoltaico integrato o non integrato?

Se invece non ti è stata posta questa domanda significa che non hai scelta e che devi optare per un impianto fotovoltaico integrato. Questo di solito capita nel caso in cui la tua abitazione o ufficio si trovi in particolari aree. Per esempio in centro città oppure in zone sotto la tutela dei beni culturali e in tutte quelle aree soggette a vincoli paesaggistici.

Ma per quale motivo in alcuni casi è possibile scegliere fra un impianto fotovoltaico integrato o uno normale ed in altri no? Cosa è di così particolare un impianto fotovoltaico integrato?

Abbiamo cercato di rispondere a queste domande insieme ai nostri esperti in modo da fornirti dei chiarimenti esaustivi in merito.

Se invece sai già consapevole delle risposte a queste domande e sei interessato agli impianti fotovoltaici non esitare a contattarci cliccando qui.

Cosa è un impianto fotovoltaico integrato? Cosa significa integrato?

Un impianto fotovoltaico per privati o per aziende, si dice integrato quando i pannelli sostituiscono gli elementi di copertura del tetto sul quale vengono installati. Quindi i pannelli solari non vengono sovrapposti al tetto ed alle tegole di cui è composto ma sostituiscono direttamente i materia di rivestimento. Al posto delle tegole di un normale tetto, vengono quindi installati i pannelli solari dell’impianto fotovoltaico.

Proprio a causa di questa sua peculiarità, l’impianto fotovoltaico integrato è in grado di svolgere quindi due funzioni. Quella primaria di convertitore di energia solare in energia elettrica, e quella secondaria di copertura dell’edificio dalle intemperie.

Il fatto che sia integrato quindi, significa anche l’impianto sia stato progettato opportunamente per resistere alle intemperie e dalle possibili infiltrazioni d’acqua grazie all’utilizzo di apposite guaine e strutture impermeabili.

Dal momento che appunto i pannelli solari di questo tipo di impianto vanno a sostituire le tegole di un tetto la loro installazione è molto delicata. Per questo i nostri tecnici sono altamente qualificati ed hanno capacità architettoniche oltre che normali competenze di installazione di pannelli fotovoltaici.

Puoi richiedere una nostra consulenza o maggiori informazioni cliccando qui!

Perché potrebbe essere obbligatorio fare ricorso all’ integrato?

I motivi per cui si può richiedere l’integrazione del proprio impianto fotovoltaico non sono molti. Anzi fondamentalmente  sono 2: l’estetica e la necessità.

Un impianto fotovoltaico integrato è sicuramente più piacevole a livello visivo in quanto il profilo dei pannelli non sporge dall’involucro della struttura. Si tratta di una soluzione ideale quando la si deve installare in case di un certo stile come ad esempio case d’epoca, cascine, o comunque edifici di un certo stile architettonico.

Questo perché questo tipo di impianti fotovoltaici sfrutta una tecnologia a basso impatto visivo. Si tratta quindi di un motivo puramente estetico: non c’è assolutamente nessuna diminuzione della resa dei pannelli fotovoltaici.

Oltre al motivo estetico tuttavia potrebbe essere necessario installare un impianto fotovoltaico integrato anche a causa di alcune norme specifiche che ti obbligano a farlo. Questo ad esempio è il caso in cui l’edificio sul quale si vorrebbe installare l’impianto potrebbe essere soggetto a vincoli paesaggistici. Questi potrebbero riguardare sia l’edificio che l’area all’interno della quale si trova.

Questi vincoli paesaggistici o culturali in realtà dipendono sempre e comunque dallo stesso principio estetico di prima. Il loro obiettivo è sempre quello di ridurre l’impatto estetico che di solito provoca un impianto fotovoltaico.

In questo secondo caso però i proprietari di immobili soggetti a vincoli paesaggistici sono obbligati a rispettare il decoro imposto dai comuni. In questi casi quindi un impianto fotovoltaico integrato è quindi l’unica vera soluzione per rispettare tali vincoli e beneficiare dell’energia solare.

Le varie tipologie di impianto fotovoltaico integrato

Le varie tipologie di impianto fotovoltaico integrato dipendono dal livello con il quale si integra con la superficie dell’edificio nel quale deve venire installato. Esistono quindi tre tipi:

  • Non integrato
  • Parzialmente integrato
  • Integrato

Qui di seguito analizziamo brevemente le caratteristiche di questi tipi di impianti a pannelli solari.

Impianto fotovoltaico non integrato

Questa tipologia è quella che si avvale di impianti installati su superfici piane per mezzo di cavalletti e di zavorre. Questi servono ad ancorare in pannelli alla superficie oltre a regolarne l’inclinazione in modo da garantire un corretto funzionamento dell’impianto.

Siccome i pannelli vengono ancorati a strutture pre esistenti come tetti o facciate di edifici i pannelli saranno visibili. In questo caso i pannelli fotovoltaici svolgono esclusivamente la funzione di produzione energetica. Inoltre esistono pannelli fotovoltaici di varie tipologie, per questo ti consigliamo di approfondire l’argomento cliccando qui.

Impianto fotovoltaico parzialmente integrato

Questa tipologia è la perfetta via di mezzo tra gli impianti fotovoltaici normali e quelli integrati. Questo perché in questo caso i pannelli fotovoltaici, pur venendo ancorati al tetto sporgono sensibilmente di meno dall’involucro esterno dell’edificio.

L’installazione dei pannelli per questo tipo di impianto non modifica la struttura sulla quale vengono installati. Inoltre i pannelli svolgono sempre e comunque la sola funzione di produzione dell’energia elettrica.

Impianto fotovoltaico integrato

In questo caso, come abbiamo già avuto modo di spiegare precedentemente, i moduli sono complanari rispetto alla copertura dell’edificio sul quale vengono installati. Pertanto la loro funzione non sarà solo quella di produrre energia elettrica ma sarà anche quella di proteggere l’edificio dalle intemperie.

Questa soluzione è molto in voga nei progetti moderni. Gli edifici di ultima generazione infatti vengono progettati in modo che abbiano un impatto ambientale il più inferiore possibile pertanto questo tipo di impianto è spesso compreso al posto di un normale tetto.

Questa soluzione tuttavia si adatta anche ad essere utilizzata nelle strutture pre esistenti. In questo caso il fotovoltaico sostituirà delle tegole o di porzioni di tetto rimuovendo quindi la vecchia struttura.

Conclusioni

Se sei arrivato a questo punto della lettura dovresti aver ormai compreso cosa è un impianto fotovoltaico integrato oltre ad aver capito la differenza con uno normale.

A questo punto devi sono decidere qual’è quello che fa per te!

In ogni caso prima di decidere se installare o meno un impianto fotovoltaico integrato ti consigliamo di richiedere l’opinione di un esperto.

 A questo proposito ti invitiamo a contattarci immediatamente cliccando qui oppure ad iscriverti alla nostra newsletter per rimanere sempre aggiornato.

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Chi sono i beneficiari dell’Ecobonus al 110?

Alla scoperta di tutti i beneficiari dell’Ecobonus 110% previsto nel DL Rilancio: persone ed edifici.

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Oramai è notizia di qualche giorno fa: il governo Conte, ha annunciato delle misure che prevedono il rilancio del settore dell’edilizia nel DL Rilancio. La cifra prevista è davvero ingente  e speriamo che sia sufficiente ad imprimere una svolta Green all’ economia italiana.

Nonostante la bella notizia però molte sono le questioni ancora irrisolte che riguarderebbero questi Super Bonus riguardanti sia l’edilizia che l’efficientamento energetico degli edifici.

Ad esempio una delle questioni che merita più approfondimenti è quella che riguarda i beneficiari dell’Ecobonus 110 % sia a livello di persone che a livello di tipologie di edifici che potrebbero rientrarvi. Proviamo quindi a cercare di chiarire questi aspetti qui di seguito.

Il DL rilancio vale 55 miliardi

Il DL Rilancio è stato approvato in un momento di straordinaria emergenza. Pertanto è stato possibile presentarlo solo dopo una lunga fase di gestazione e di trattative all’interno della maggioranza proprio per la straordinarietà delle misure in esso contenute. In particolare, quello che riguarda da vicino noi  di Valore Energia sono i Super Ecobonus 110% in esso contenuti che prevedono un pacchetto di misure da circa 55 miliardi.

Il DL Rilancio è in sostanza un unico grande testo (266 articoli) che rifinanzia molte delle misure già in atto. Inoltre introduce nuovi interventi volti al sostegno di famiglie, lavoratori e aziende. Di questi 55 miliardi molti sono quelli previsti per il cosiddetto Ecobonus al 110% dal momento che nel testo del DL sono contenuti due articoli che vanno a regolare questa materia. Eccoli qui:

  1. L’articolo 119 “Incentivi per efficientamento energetico, sisma bonus, fotovoltaico e colonnine di ricarica di veicoli elettrici”;
  2. L’art. 121: “Trasformazione delle detrazioni fiscali in sconto sul corrispettivo dovuto e in credito d’imposta cedibile”.

Delle questioni che abbiamo elencato qui sopra abbiamo già parlato approfonditamente fra le pagine di questo blog. In questo approfondimento però vorremo fare chiarezza sui beneficiari di questo Ecobonus al 110 %.

“A chi spetterebbero parte di questi 55 miliardi?” “Quali sono gli edifici che possono essere efficientati dal punto di vista energetico beneficiando di questi Ecobonus?”.

Cerchiamo di approfondirlo qui di seguito.

Chi sono i beneficiari dell’ecobonus al 110?

Il testo contenuto nel DL Rilancio pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso Maggio individua tutta una serie di beneficiari dell’Ecobonus all 110 %. In particolare emerge chiaramente che ne potranno usufruire:

  • le persone fisiche;
  • gli istituti autonomi case popolari (IACP) e simili;
  • le cooperative di abitazione a proprietà indivisa, per interventi realizzati su immobili dalle stesse posseduti e assegnati in godimento ai propri soci

Oltre a quanto scritto qui sopra però è anche da tenere in considerazione quali sono le tipologie di edifici che rientrano negli interventi di efficientamento energetico previsti da queste misure per il rilancio dell’economia.

Quali edifici saranno beneficiari dell’Ecobonus al 110?

Gli edifici a cui possono essere praticati interventi di efficientamento energetico secondo il DL Rilancio invece sono i seguenti:

  • prime case unifamiliari;
  • condomini;
  • seconda casa inserita in contesti condominiali;
  • case popolari;

Inoltre, si lavora per allentare i vincoli relativi agli interventi su edifici tutelati dai beni culturali in modo che anche fare interventi su questo tipo di edifici possa far beneficiare di questi bonus.

Esistono alcuni emendamenti presentati ed attualmente in discussione che, qualora approvati aprirebbero il campo di applicazione anche ad alberghi, seconde casi autonome ed enti no profit.

Ne consegue quindi che la platea di potenziali beneficiari dell’ Ecobonus 110% è abbastanza ampia e che potrebbe essere ulteriormente ampliata.

Se ritieni che anche tu potresti essere beneficiario di questo Ecobonus ma non ne sei sicuro non esitare a contattarci cliccando qui!

Attenzione

Il DL Rilancio non è ancora tuttavia entrato definitivamente in vigore. Come per ogni Decreto Legge è necessario infatti che il nostro sistema parlamentare approvi anche una legge attuativa dopo essere stata adeguatamente discussa in parlamento.  Discussione che potrebbe portare a delle modifiche, minime o sostanziali come ad esempio abbiamo accennato poco prima per quanto riguarda i vincoli relativi agli interventi su edifici dal valore storico culturale riconosciuto.

A questo si dovrebbe aggiungere anche la circolare dell’Agenzia delle Entrate che dovrebbe fornire informazioni ancora più dettagliate in materia.

Conclusione

Nonostante le dovute precauzioni del caso quindi è ragionevole supporre che almeno le categorie che abbiamo elencato qui sopra possano rientrare agevolmente nei beneficiari dell’Ecobonus 110% . 

In ogni caso per rimanere aggiornato su questo e su altri importanti argomenti ti consigliamo di iscriverti alla nostra newsletter cliccando qui!

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Come dimensionare un impianto fotovoltaico?

Esiste un criterio giusto per stabilire il giusto dimensionamento di un impianto fotovoltaico? Se sì, quale?

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Installare un impianto fotovoltaico è da considerarsi, per le famiglie come per le aziende, una forma di investimento. Un investimento che può essere realmente remunerativo. Questo perché il rapporto tra costi sostenuti e vantaggi acquisiti è quasi sempre positivo.

Ovviamente il rapporto costi benefici non dipende mai da un solo fattore, ad esempio dal prezzo di mercato, ma da più fattori. Forse il dato che inficia di più in questa valutazione è quello relativo al dimensionamento degli impianti fotovoltaici, per i privati in particolar modo.

Dimensionare un impianto fotovoltaico è secondo noi fondamentale per due motivi:

  1. se l’’impianto fotovoltaico è troppo piccolo, i suoi benefici saranno pressoché irrisori,
  2. nel caso in cui fosse troppo grande, potrebbe essere quasi impossibile rientrare nei costi sostenuti per l’installazione.

A questo punto alcune domande sorgono spontanee. Come faccio a dimensionare un impianto fotovoltaico in maniera corretta? Quali sono i criteri da seguire, se ne esistono?

Per questo motivo abbiamo chiesto ai nostri esperti alcuni consigli a riguardo cercando di raccoglierli in questo approfondimento.

L’aiuto di un esperto per dimensionare un impianto fotovoltaico è fondamentale

Prima ancora di spiegarti come dimensionare un impianto fotovoltaico ci teniamo a darti un consiglio fondamentale. Dimensionare un impianto fotovoltaico non un’operazione semplicissima da effettuare. Richiede oltre che delle competenze specifiche anche una certa esperienza sul campo.

Prima di compiere qualsiasi operazione di dimensionamento fai da te quindi ti consigliamo di rivolgerti ad un esperto del settore.

Per questo non devi esitare a contattarci!

Perché è importante calcolare la giusta dimensione dell’impianto fotovoltaico?

Dimensionare l’impianto fotovoltaico è fondamentale per poter valutare la sua capacità di autoripagarsi nel corso del tempo. I fattori tramite cui un impianto fotovoltaico si ripaga sono i seguenti:

  1. l’autoconsumo della “propria energia”, che genera un risparmio diretto in bolletta,
  2. il “rimborso” dell’energia immessa in rete (tutta quella non autoconsumata),
  3. le detrazioni fiscali che in alcuni casi possono avvalersi dell’Ecobonus 110%.

Dimensionare correttamente il proprio impianto fotovoltaico per l’autoconsumo

Il fotovoltaico genera risparmio nel momento in cui si riesce a ridurre il prelievo di rete e la bolletta elettrica. Pertanto è fondamentale capire a quanto ammontano i propri consumi elettrici. E’ altrettanto fondamente anche capire in quale fascia oraria in cui avvengono solitamente.

Devi quindi innanzitutto porti le seguenti domande: Quanti KWh consumo di giorno? E quanta elettricità consumo in fascia serale/notturna?

Queste domande fondamentali per capire qual’è la dimensione adeguata di un impianto fotovoltaico visto che il suo dimensionamento ottimale dipende dalle reali necessità di consumo.

Quanto spazio occupa un impianto fotovoltaico?

A questo punto va considerato a grandi linee che la produzione media annuale di un impianto fotovoltaico varia dalla zona geografica in cui si trova: al sud sarà sicuramente più produttivo che al nord. Questo quindi significa che al sud la superficie di un impianto fotovoltaico sarà sicuramente più piccola di uno al nord a parità di KW prodotti.

Inoltre va considerata anche la tipologia di tetto. Quindi va considerato se si tratta di un classico tetto a falde oppure se si tratta di un tetto piano. In quest’ultimo caso l’impianto fotovoltaico sarà più ingombrante.

Possiamo comunque provare a fare una media per darti delle indicazioni piuttosto sommarie ma che serviranno a darti comunque un’idea. Lo spazio che occupa un impianto fotovoltaico è di circa 5.5 mq per ogni kWp installato. Questo significa che per produrre 3 kWp ci sarà bisogno di uno spazio di 16.5 mq. Scopri di quanti pannelli solari ti servono per essere indipendente dalla rete elettrica in questo articolo!

In ogni caso, sempre meglio fare i conti assieme ad un esperto del settore come i nostri professionisti. Pertanto non esitare a contattarci!

Quanto è il mio consumo annuo?

A questo punto è arrivato il momento di fare alcuni semplici calcoli per dimensionare l’impianto fotovoltaico in maniera corretta.

Questi calcoli devono basarsi su alcuni dati come il consumo medio di un anno, e quanto di questo consumo avviene durante la fascia diurna. Questo perché come forse saprai già, il costo della corrente aumenta durante la fascia serale. Durante la fascia diurna, grazie all’impianto fotovoltaico, invece potrai in alcuni casi consumare solamente l’energia che produce. E questo ti porterà un risparmio notevole in bolletta! 

A questo punto proviamo a fare un esempio. Se consumo mediamente nelle ore diurne circa 4.000 kwh/anno (cioè, mediamente, 10-12 kwh al giorno) la giusta dimensione dell’impianto sarà: 3,6 Kwp, cioè meno di 20 metri quadrati.

Qual’è la giusta dimensione di un impianto fotovoltaico?

La giusta dimensione di un impianto fotovoltaico è quella che garantirà il miglior rapporto tra costi e benefici. Solitamente questo rapporto si verifica quando l’impianto è in grado di fornire circa il 70% dell’autoconsumo medio annuale.

La media è sempre calcolata su base annuale dal momento che la produzione fotovoltaica varia a seconda della stagionalità. Ad esempio si può verificare il caso che durante l’inverno un’impianto dipenda per il 70% dalla rete elettrica nazionale, mentre d’estate solamente per il 30%. Grazie ad un corretto dimensionamento è possibile addirittura raggiungere il risultato per cui d’estate l’impianto riesce a produrre il 100% del fabbisogno energetico.

Da queste considerazioni è quindi deducibile che più si riesce a consumare energia durante il giorno, tanto più si riuscirà a risparmiare. Tutto ciò che non viene autoconsumato invece, in mancanza di matteria di accumulo, verrà immesso in rete e parzialmente rimborsato con lo scambio sul posto.

Come posso risparmiare ancora di più?

Per risparmiare ancora di più e sfruttare al meglio il proprio impianto fotovoltaico c’è un consiglio che teniamo a darti.

Sostituisci i tradizionali apparecchi a gas (caldaia, cucina, riscaldamento, ecc..) con apparecchi elettrici in grado di sfruttare al meglio la produzione dell’impianto.

Come mai? Semplice.

Sostituire questi apparecchi servirà per elevare la quota di consumo elettrico diurno. La quale a sua volta sfrutterà l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico. Inoltre, in questo modo avrai anche benefici sulla bolletta del gas metano.

Le batterie: la strada per l’autoconsumo totale

Un modo intelligente per favorire l’autoconsumo dell’energia prodotta da un impianto fotovoltaico è quello anche di integrarlo con delle batterie di accumulo.

Queste ultime sono dei dispositivi intelligenti in grado di accumulare e conservare l’energia prodotta in eccesso dal tuo impianto fotovoltaico. Quest’energia verrà immessa nell’impianto nel momento in cui questo non riuscirà a produrre abbastanza energia da soddisfare la richiesta.

In sostanza, quello che stiamo dicendo è che un impianto fotovoltaico normalmente produce energia in maniera intermittente. Grazie alla batterie di accumulo invece riesce a garantire continuità alla produzione di energia.

Conclusioni

Con questo approfondimento speriamo di essere riusciti a chiarire tutti gli eventuali dubbi su come dimensionare un impianto fotovoltaico correttamente. Speriamo anche di averti fornito alcuni spunti utili per quanto riguarda la convenienza dell’installare un impianto fotovoltaico per la tua abitazione.

In ogni caso ci teniamo a ribadire che la prima cosa da fare quando si parla di impianti fotovoltaici è quella di rivolgerti a degli esperti del settore come noi!

Per questo ti consigliamo di contattarci cliccando qui!

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Come fare per dimensionare una pompa di calore?

Come si fa a dimensionare una pompa di calore? Scopriamolo insieme agli esperti di Valore Energia

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L’avvento delle pompe di calore sta facendo e ha fatto cambiare idea a molte persone sulla propria caldaia o termostufa. Molti infatti stanno cercando di cambiare il proprio sistema obsoleto per risparmiare sulle bollette passando alle pompe di calore.

Passare a questo sistema presenta infatti l’innegabile vantaggio di ridurre le spese dal momento che non usano un combustibile ma della semplice energia elettrica. Tuttavia la questione non è così semplice.

Ci sono infatti da considerare alcune criticità legate al rapporto costi benefici delle pompe di calore. Per questo motivo è necessario seguire una specifica procedura per dimensionare una pompa di calore correttamente quando se installa una. E’ particolarmente importante il corretto dimensionamento del generatore: l’errore più diffuso è quello di sovradimensionarlo eccessivamente. Questo spesso determina solo maggiori costi e minore efficienza.

Inoltre dimensionare una pompa di calore correttamente non è affatto semplice anche perché i fattori da considerare quando si compie questa operazione sono molteplici.

Quello che stiamo cercando di dirti è che solo un esperto saprà consigliarti adeguatamente. Per questo motivo ti consigliamo sempre di rivolgerti ad esperti del settore come noi di Valore Energia. Come? Semplicemente cliccando qui.

In ogni caso potresti essere curioso e magari potresti essere interessato a capire da solo, se non altro a grandi linee, come dimensionare una pompa di calore. Per questo motivo abbiamo raccolto alcuni semplici consigli qui di seguito.

Perché è necessario dimensionare un pompa di calore?

Come abbiamo già avuto modo di scrivere precedentemente, dimensionare una pompa di calore non è un’operazione semplice.

Per dimensionarla infatti bisogna considerare la potenza minima necessaria a mantenere calda una casa anche quando fuori è freddo. Per esempio, se fuori sono -5 gradi, dobbiamo calcolare quale sia la potenza necessaria a far sì che all’interno della casa ci sia un temperatura di 20 gradi.

Ovviamente in fase di progettazione non si faranno delle ipotesi a caso, ma verrà presa in considerazione quella che è definita come la temperatura minima di progetto. Si tratta quindi di una temperatura che dipende dalla zona climatica che rappresenta il valore minimo a cui statisticamente è soggetta la zona.

Se quindi la pompa di calore che verrà installata eroga la potenza necessaria a mantenere la casa calda alla temperatura minima di progetto, possiamo essere quasi sicuri di aver dimensionato correttamente la pompa di calore.

Tuttavia la realtà spesso non rispetta le statistiche e la temperatura può scendere al di sotto della temperatura minima di progetto. In questo caso il generatore della PDC potrebbe non essere in grado di mantenere la temperatura desiderata all’interno dell’abitazione.

Come dimensionare correttamente una pompa di calore?

Se consideriamo quanto scritto in precedenza possiamo dedurre che dimensionare una pompa di calore correttamente è teoricamente impossibile. E’ per questo che quando parliamo di dimensionare una pompa di calore ci si riferisce ad un’operazione che non può che fare riferimento a dei valori statisticamente accettabili.

Questo significa non prendere dei riferimenti di temperatura estremi ma nemmeno dei riferimenti appena sufficienti a soddisfare le esigenze dell’abitazione per cui dovremo dimensionare la pompa di calore.

Per questo motivo quando si compie questo tipo di operazione di solito si richiede la partecipazione del cliente in modo da renderlo partecipe alla scelta. In questo modo siamo sicuri di rispettare le sue aspettative ed allo stesso tempo dimensionare la pompa di calore in base alle sue esigenze evitando sprechi inutili sia in termini di costi che di efficienza dell’impianto.

La via ritenuta più statisticamente corretta è appunto quella che abbiamo illustrato poco fa. Ovvero dimensionare la PDC tenendo in considerazione il fabbisogno termico dell’edificio alla temperatura minimo di progetto prevedendo di mantenere acceso il riscaldamento almeno 16 ore al giorno.

Ovviamente poi vanno valutate le tempistiche entro cui si vuole far riscaldare l’edificio o l’abitazione. Se si vuole farlo in tempi brevi si dovrà necessariamente sovradimensionare la pompa di calore. Tuttavia questa non è mai una buona soluzione dal momento che non porta mai dei vantaggi energetici.

Il fabbisogno termico dell’edificio: possiamo fare affidamento sulla certificazione energetica dell’edificio?

Fino a questo punto abbiamo appurato che per dimensionare una pompa di calore è necessario conoscere il fabbisogno termico di un edificio alla temperatura minima di progetto.

Come calcolare e quindi conoscere questo valore?

Non preoccuparti, non è difficile. Se infatti l’edificio che si vuole dotare della pompa di calore ha già una certificazione energetica, allora si dovrebbe avere tutto l’occorrente a disposizione.

Certo una certificazione di questo tipo non è oro colato in quanto ad affidabilità. Per esperienza possiamo affermare che le abitazioni vecchie dispongono di una certificazione pessimista, mentre molte abitazioni nuove sono invece molto ottimistiche.

Gli unici edifici ad essere certificate correttamente, o quantomeno più correttamente rispetto agli altri, sono quelle recenti, ovvero quelli costruiti dopo il 2010.

Per conoscere il valore reale quindi, devi ricorrere a delle formule matematiche che prendano in esame la superficie riscaldata totale dell’edificio ed i tuoi consumi.

Si tratta di un procedimento abbastanza semplice da eseguire ma che tuttavia può confonderti. Per questo motivo è sempre meglio richiedere la consulenza di un esperto in questi casi. Pertanto non esitare a contattarci cliccando qui!

Dimensionamento di una pompa di calore dai consumi di gas abituali.

Per dimensionare correttamente una pompa di calore quindi è necessario conoscere il fabbisogno termico dell’abitazione alla temperatura minima di progetto.

Tuttavia potremo risolvere questo problema anche in un altra maniera. Come?

Analizzando in consumi di gas annuale dell’abitazione.

Basta analizzare i gradi giorno calcolati per il nostro comune. Questa misura è la somma delle differenze tra la temperatura interna (convenzionalmente 20 ºC) e la temperatura media esterna della singola giornata, di tutti i giorni della stagione di riscaldamento.

Risalire a questi dati è semplice: il sito dell’Enea mette a disposizione queste tabelle per ogni comune italiano per cui si tratta di dati facilmente reperibili.

Disponendo dei consumi di gas globali dovuti al riscaldamento, si può conoscere il fabbisogno termico della propria abitazione a qualsiasi valore di temperatura esterna utilizzando una semplice formula matematica.

Potenza termica nominale = Energia termica annuale * (20 ºC – T_Progetto) / Gradi_Giorno / ore funzionamento riscaldamento.

Si lo sappiamo, non sei un matematico o, meglio ancora, non hai una laurea in fisica. Spesso a voler fare da soli ci si confonde ancora di più!

Se vuoi quindi installare una pompa di calore della tua abitazione e vuoi dimensionarla correttamente in modo da soddisfare le tue esigenze c’è solo una soluzione. Quella di rivolgersi ad un esperto del settore come noi di Valore energia che sapremo consigliarti adeguatamente!

L’importanza degli apporti gratuiti

Con i suggerimenti che ti abbiamo dato fino a questo momento, gli esperti sono in grado di eseguire un calcolo piuttosto precisi in modo da dimensionare correttamente una pompa di calore. Ovviamente i nostri esperti non si limitano all’utilizzo delle formule che ti abbiamo spiegato prima ma conoscono anche le approssimazioni che si vanno ad indurre e come influiscono sul calcolo finale.

Inoltre la matematica non basta. Nel dimensionare una pompa di calore va tenuto conto anche di quelli che sono gli apporti gratuiti.

Ma… cosa sono gli apporti gratuiti?

Questi non sono altro che quelle fonti di calore che scaldano la casa al di fuori del generatore. Ad esempio un’ampia vetrata esposta a SUD è sicuramente un ottimo apporto gratuito al riscaldamento dell’edificio.

Questi apporti guardando i consumi annuali vengono contati globalmente ma possono influire diversamente nei vari giorni dell’anno. Di conseguenza calcolare la potenza termica ad una data temperatura può essere un esercizio un pochino impreciso se si considerano solo i consumi annuali.

Per questo motivo quando si calcola il fabbisogno energetico di un edificio si possono commettere degli errori che possono andare dal 10 al 15% dell’effettiva necessità di potenza di una pompa di calore!

Rivolgersi ad un esperto per dimensionare la pompa di calore è l’unica soluzione

Come avrai capito se sei arrivato a questo punto della lettura dimensionare correttamente una pompa di calore non è affatto semplice.

Si tratta di un’operazione che solo gli esperti del settore riescono a compiere con precisione e che qualora fosse fatta da inesperti potrebbe portare a dei risultati molto distanti dalla realtà. Questo perché le operazioni matematiche da effettuare non sono semplicissime e, specie per chi non è portato per la matematica, è facile cadere in errore. Inoltre, rivolgerti a degli esperti è l’unica garanzia per ottenere le detrazioni fiscali previste!

Pertanto se vuoi rimanere sempre aggiornato sulle pompe di calore ti consigliamo di iscriverti alla nostra newsletter cliccando qui.

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Quale è la differenza fra la manutenzione di una caldaia e di una pompa di calore?

Alla scoperta delle differenza fra la manutenzione caldaia e pompa di calore

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Ogni impianto di riscaldamento o raffreddamento deve essere sottoposto a periodica manutenzione. Tuttavia esiste una differenza fra la manutenzione di una caldaia o di una pompa di calore. Del resto si tratta di dispositivi che funzionano seguendo due principi ed alimentazioni diverse. Se le caldaie funzionano perlopiù bruciando del gas, le pompe di calore funzionano tramite energia elettrica.

Ed è proprio questa differenza sostanziale a riflettersi nella differenza di manutenzione fra caldaia e pompa di calore che cercheremo di spiegare in dettaglio nel corso di questo approfondimento a cura dei nostri esperti

Contesto normativo della manutenzione caldaia e della pompa di calore

Alla fine del 2015, il Ministero dello Sviluppo Economico ha reso pubblica la guida per la corretta manutenzione e gestione degli impianti di riscaldamento e di raffreddamento, ovvero pompe di calore, caldaie e climatizzatori.

Si tratta di una guida realizzata a cura del MiSE ed ENEA che è nata con lo scopo di informare i cittadini sugli adempimenti e le tempistiche previste dalla legge nazionale in materia.

I temi trattati dalla guida riguardano in particolar modo: la manutenzione degli impianti, il nuovo libretto di impianto, le ispezioni, la normativa di riferimento, l’efficienza energetica divisa per tipologie di impianti e le sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme e dei tempi previsti per la manutenzione.

I vantaggi di una corretta manutenzione di una caldaia o pompa di calore

I vantaggi di una corretta manutenzione di una caldaia o di una pompa di calore, così come di un climatizzatore sono innegabili.

Una corretta manutenzione di questi dispositivi infatti contribuisce, oltre ad un corretto funzionamento dell’impianto di calore, ad abbattere le spese. Spese che si riferiscono ai loro consumi energetici che poi ricadono sulle bollette, ma anche a tutte quelle spese che si riferiscono al loro funzionamento.

Inoltre un impianto sottoposto a regolare manutenzione, senza differenza fra la manutenzione di una caldaia o pompa di calore, è anche meno inquinante. Pertanto effettuare questo tipo di operazioni contribuisce a proteggere in maniera migliore l’ambiente e la salute umana.

Il nuovo libretto d’impianto

Prima di parlare della differenza di manutenzione fra una caldaia ed una pompa di calore, affrontiamo quali sono le cose che le accomunano: fra queste c’è il libretto di impianto.

Ogni impianto termico ha infatti un proprio libretto d’impianto. Quest’ultimo è una specie di “carta d’identità” all’interno della quale sono raccolte tutte le informazioni che riguardano le sue specifiche tecniche, con le eventuali sostituzioni e modifiche e tutti i controlli eseguiti.

Il 10 febbraio 2014 è stato reso pubblico un nuovo modello di libretto che riguarda gli impianti di riscaldamento tradizionali e non solo. Il libretto è di tipo modulare ed al suo interno sono presenti sezioni e pagine specifiche per ogni singolo caso.

Sarà il responsabile dell’impianto ad occuparsi della compilazione di queste ed a sostituire il nuovo con il vecchio. Quest’ultimo non andrà gettato via ma conservato insieme a quello nuovo e la sua sostituzione dovrà avvenire alla prima manutenzione successiva al 15 ottobre 2014.

Inoltre ogni impianto deve essere censito al catasto del comune di appartenenza.

La differenza fra la manutenzione di una caldaia e quella di una pompa di calore

La differenza fra la manutenzione di una caldaia o di una pompa di calore è sostanzialmente una.

La caldaia deve essere sottoposta a revisione annuale. Questa è una cosa che è prevista dalla legge. la verifica deve essere effettuata sulla combustione della caldaia analizzando i fumi che emette. Al termine della verifica deve essere rilasciata una relativa certificazione.

La caldaia quindi è un dispositivo che necessita di una manutenzione continuativa nel corso del tempo. Una manutenzione, ci teniamo a sottolinearlo, prevista per legge. Qualora non fosse effettuata correttamente sono quindi previste sanzioni che possono variare da un minimo di 500€ ed arrivare fino ad un massimo di 3.000 €, in base a quanto stabilito dal decreto legislativo n. 192 del 2005

Inoltre un impianto mal funzionante può essere molto pericoloso per la sicurezza della casa: una caldaia non controllata regolarmente può infatti aumentare il rischio di incidenti o immissione di scarichi pericolosi all’interno dell’abitazione.

Per quanto riguarda le pompe di calore invece il discorso cambia totalmente. Le pompe di calore di una dimensione fino a 35 kWt non sono infatti soggette a manutenzioni particolare e relativi obblighi. Da notare che questa dimensione è quella che riguarda la stragrande maggioranza di abitazioni private dal momento che 35 kWt sono piu che sufficienti anche per villa molto grande.

La differenza fra la manutenzione di una caldaia o di una pompa di calore è quindi che la prima ha bisogno di una manutenzione periodica annuale, la seconda invece no.

Ma come mai una pompa di calore non ha PRESSOCHÉ bisogno di MANUTENZIONE?

La pompa di calore, a differenza della caldaia, ha un funzionamento completamente elettrico. Quindi se l’installazione della pompa di calore è eseguita a regola d’arte, non dovrebbe avere problemi.

Con installazione a regola d’arte ci riferiamo in particolare ai vari impianti di filtraggio che sono presenti in questi dispositivi. Un sistema di filtraggio delle acque efficiente è in grado di preservare la pompa di calore dall’usura dovuta alle impurità dell’acqua dell’acquedotto, così come evitare l’accumulo di calcare.

Ne deriva che semmai, le uniche operazioni di manutenzione da effettuare sulle pompe di calore sono quelle dovute alla pulizia dei filtri e poco più. La manutenzione di una pompa di calore può quindi essere effettuata semplicemente, senza l’ausilio dell’assistenza tecnica che in ogni caso saremo lieti di fornirti.

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Quali autorizzazioni per il microeolico sono necessarie? E per l’eolico?

Alla scoperta di tutte le autorizzazioni che servono per poter installare un impianto microeolico

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Quando si vuole risparmiare sulla bolletta, le soluzioni a disposizione sono tantissime. Noi di Valore Energia, siamo specializzati in questo, quindi siamo in grado di fornirti delle “dritte” oltre a consigliarti a quale impianto a fonti di energia rinnovabile ricorrere.

Tuttavia questo non è sufficiente.

La burocrazia in Italia, come del resto immaginiamo anche tu che stai leggendo saprai,è sempre dietro l’angolo, pronta a richiederti autorizzazioni su autorizzazioni. Tanto che quando si devono affrontare dei lavori di ristrutturazione o di efficientamento energetico, molte persone ci rinunciano solo perché spaventati dalla macchina burocratica italiana.

Anche per il microeolico e quindi anche per l’eolico è valido questo discorso. In molte sono le persone interessate a questo tipo di impianto ad energie rinnovabili, le stesse persone che ci pongono la seguente domanda: “Quali autorizzazioni per il microelico sono necessarie?”.

Quando si parla di energia eolica infatti si immaginano le grandi pale eoliche che sorgono nei punti più ventosi del nostro bel paese. Per questo tipo di pale, si che sono necessarie autorizzazioni, oltre che l’approvazione di diversi enti e della popolazione. Ma per il microeolico domestico, pur funzionando con le stesso principio, non è la stessa cosa date le sue dimensioni generalmente più ridotte.

Ma quali sono quindi le autorizzazioni per il microeolico necessarie affinché si possa procedere alla sua installazione? Quali invece per l’eolico più in generale?

Cerchiamo di fare il punto della situazione in questo approfondimento insieme ai nostri esperti.

Taglia potenza ed altre caratteristiche

Le autorizzazioni necessarie per poter installare un impianto eolico dipendono sostanzialmente da pochi fattori, che però sono decisivi.

A seconda della loro taglia, quindi della grandezza, oltre che della potenza in grado di generare, così come in base ad altre loro caratteristiche gli impianti eolici o microeolici possono essere sottoposti a 3 procedure autorizzative:

  1. Comunicazione al comune (autorizzazione in genere necessaria per il microelico);
  2. PAS: procedura abilitativa semplificata,
  3. Autorizzazione Unica.

Esaminiamo quindi le procedure che più probabilmente dovrai apprestarti a seguire.

Autorizzazioni necessarie per microeolico: comunicazione al comune

Nell’ambito delle autorizzazioni per il microeolico necessarie alla sua installazione, prendiamo come prima cosa in esame la comunicazione al comune.

Siccome si tratta del caso più diffuso, abbiamo cercato di dividere le informazioni sulla base di alcune domande più frequenti che ci vengono poste sulle autorizzazioni necessarie per il microeolico.

Cosa è la comunicazione al comune?

La comunicazione al Comune non è altro che un titolo autorizzativo previsto dalla normativa vigente per semplificare l’iter di alcune tipologie di piccoli impianti a fonti rinnovabili. La comunicazione al comune quindi, dato che si riferisce ad alcune tipologie di piccoli impianti, è sicuramente un’autorizzazione per il microeolico necessaria.

A necessitare di questo titolo autorizzativo sono i singoli generatori eolici, indipendentemente dalla loro potenza, che sono installati su tetti di edifici esistenti con altezza complessiva non superiore a 1,5 metri e diametro non superiore a 1 metro.

Sono necessarie autorizzazioni anche quanto riguarda l’altezza del palo su cui viene installata la turbina del eolica?

La risposta a questa domanda è sicuramente una buona notizia. Infatti non è necessaria nessuna autorizzazione da parte del comune per l’installazione di un impianto eolico domestico.

Questo è valido se l’impianto rispetta il vincolo rispetto all’altezza del palo di sostegno che non potrà essere superiore ai 10 metri.

Autorizzazioni per il microeolico: a cosa serve la comunicazione preventiva al comune?

La Comunicazione preventiva al Comune serve per poter iniziare subito i lavori per la realizzazione del proprio impianto microeolico domestico. Questa comunicazione infatti non è altro che un titolo autorizzativo non molto differente da quello per le attività di edilizia libera e, dunque, si applica nei casi più semplici e modesti. Proprio come quello del microeolico domestico.

Autorizzazioni necessarie per il microelico: cosa succede se ci sono dei particolari vincoli paesaggistici?

Il discorso sulle autorizzazioni per il microeolico fatto fino a questo momento, cambia se l’area in cui si vuole installare questo tipo di impianto è soggetta all’applicazione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

In questo caso, così come in presenza di qualsiasi altro vincolo, dovranno comunque essere acquisite delle autorizzazioni per il microeolico specifiche.

Consigli utili

Per ridurre il rischio di errori, ma anche per cercare di velocizzare le pratiche il consiglio che ti diamo se vuoi installare un impianto microeolico è quello di rivolgerti sempre a degli esperti del settore.

Cosa aspetti dunque? Contattaci ora cliccando qui!

P.A.S. o Procedura abilitativa semplificata

Gli impianti eolici che non ricadono nel caso precedente invece sono sottoposto a quella che viene chiamata Procedura Abilitativa Semplificata. Si tratta di una procedura di recente introduzione dal momento che ha sostituito la Denuncia di Inizio Attività o D.I.A solo da qualche anno.

Possono ricorre alla PAS gli impianti di una potenza che va dai 60KW ai 1MW in base alla regione in cui si installa l’impianto. Le Regioni hanno infatti la possibilità di ampliare il campo di applicazione di tale strumento autorizzativo e quindi si tratta di un’autorizzazione che è necessaria solo in alcune regioni.

Autorizzazione unica

Gli impianti superiori a 60 kW che non rientrano nella procedura semplificata P.A.S. – o comunque superiori a 1 MW –
sono invece soggetti all’Autorizzazione Unica (AU).

Questa viene rilasciata solamente al termine di un procedimento unico svolto nell’ambito della cosiddetta “Conferenza dei Servizi”, alla quale partecipano tutte le amministrazioni interessate. Le autorizzazioni dovranno essere corredate, laddove necessario, da tutti i provvedimenti di concessione, autorizzazione, valutazione di impianto, valutazione di impatto ambientale e paesaggistico ecc.

Autorizzazioni per il microeolico in breve

In questo approfondimento abbiamo cercato di fare il punto sulle autorizzazioni per il microeolico necessarie affinchè possa essere installato, cercando anche di dare delle informazioni generiche su quelle per l’eolico.

Possiamo quindi riassumere che le autorizzazioni necessarie per il microeolico sono quasi inesistenti se l’impianto rispetta il vincolo rispetto all’altezza del palo di sostegno che non potrà essere superiore ai 10 metri. A questo aggiungiamo che è sempre necessario prestare attenzione alla comunicazione preventiva al comune in modo da poter installare senza problemi il tuo impianto microeolico ed iniziare subito i lavori.

A questo punto dovresti essere un po’ più tranquillo sugli aspetti riguardanti le autorizzazioni per il microeolico.

Quindi cosa aspetti a richiederci di installartene uno?

Clicca qui per contattarci oppure iscriviti alla nostra newsletter per rimanere sempre aggiornato!

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Le soluzioni per una regolazione della temperatura di un edificio puntuale

Per il risparmio energetico è importante garantire un corretta regolazione delle temperature. Come? Tramite la regolazione di zona di ambiente

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Fra i metodi più precisi ed efficienti per il risparmio energetico quando parliamo di regolazione della temperatura di un edificio figurano sicuramente la regolazione di zona e la regolazione ambiente.

All’interno di un ambiente chiuso infatti, sia il comfort che il benessere termoigrometrico sono determinati da diversi fattori. In particolare l’umidità, la qualità dell’aria che vi si può respirare e la stessa temperatura di un ambiente. Questi appena elencati, sono tutti aspetti che è possibile modificare e regolare a proprio piacimento tramite gli impianti di climatizzazione che permettono una corretta regolazione delle temperature.

Un sistema di climatizzazione o di riscaldamento efficiente quindi, dovrebbe avere il compito di mantenere la temperatura ambiente interna all’edificio o stanza costante. Solitamente quindi si individua e si imposta un set point intorno al quale la temperatura si deve mantenere costante. Ad esempio, per le abitazioni civili, una temperatura ambiente ideale è intorno ai 20°C.

Tuttavia spesso non basta quanto abbiamo appena scritto. Un edificio, soprattutto qualora fosse di costruzione non proprio recente, non riesce spesso a mantenere in maniera costante la stessa temperatura in tutte le sue stanze. Questo perché per mantenere costante la temperatura ci sono diversi fattori in gioco. Ad esempio la dimensione stessa della stanza, il numero di porte o finestre, ma anche l’esposizione al sole della stessa.

In sostanza quello che stiamo cercando di farti capire è che per mantenere questa temperatura in maniera costante dobbiamo agire in modo diverso. Ovvero dobbiamo poter essere in grado di gestire il sistema di riscaldamento o di raffreddamento dell’edificio.

Come? Attraverso una regolazione della temperatura ad ambiente o di zona.

Ma cosa significa quanto abbiamo appena scritto? 

Cerchiamo quindi di approfondire questo argomento qui di seguito.

Come funziona la termoregolazione di un ambiente?

Per poter gestire la temperatura di un abitazione o edificio, il sistema di termoregolazione deve rilevare continuamente la temperatura dell’ambiente. Come è possibile tutto ciò? Semplice: utilizzando un termostato.

Il termostato in questione quindi è collegato ad un meccanismo che permette di confrontare la temperatura rilevata con quella dell’intervallo di temperature prestabilito. Se la temperatura rilevata è maggiore, il sistema di riscaldamento di spegnerà, se invece è inferiore il riscaldamento entrerà in funzione per portare l’ambiente alla temperatura desiderata.

Un ottimo sistema di regolazione della temperatura deve essere quindi in grado di rilevare repentinamente l’eventuale incremento della temperatura per poter interrompere il riscaldamento dell’edificio o abitazione. Inoltre deve anche essere in grado di rilevare il calo di temperatura per poter riattivare il sistema di riscaldamento rispondendo alla richiesta di calore.

Questo meccanismo permette quindi di limitare lo spreco di energia in due modi. Per prima cosa evita di fornire calore quando non ce n’è bisogno. Inoltre è in grado di mantenere una temperatura costante all’interno dell’edificio o abitazione evitando le oscillazioni di temperatura. Sono infatti le grandi oscillazioni di temperatura che, tramite le loro ingenti richieste di energia, le responsabili della lievitazione dei costi delle bollette.

Questo sistema però può essere ulteriormente migliorato per evitare sprechi energetici come vedremo qui sotto ma anche e soprattutto attraverso la regolazione della temperatura di zona.

Sei curioso di scoprirne di più? Allora contattaci cliccando qui!

Fonti rinnovabili: un ulteriore risparmio dell’energia

Come avrai capito il meccanismo di termoregolazione descritto qui sopra quindi contribuisce a ridurre i costi energetici di un impianto di riscaldamento già di suo.

Tuttavia questa riduzione dei costi può ulteriormente essere incrementata. E’ il caso per esempio di un impianto di riscaldamento, o di raffreddamento, che è in grado di sfruttare apporti di calore gratuiti come quelli forniti dall’energia eolica o solare.

In questo caso il risultato sarebbe quello di un sistema di regolazione della temperatura intelligente che evita situazioni di esubero della temperatura interna e che funziona con energie rinnovabili quindi facendoti risparmiare ancora di più in bolletta.

Che cosa è la regolazione temperatura di zona?

Gli edifici di oggi sono in genere suddivisi in più unità abitative indipendenti. Pertanto è necessario garantire ad ognuno di questi impianti una regolazione di temperatura autonoma.

Per questo motivo gli impianti di oggi hanno delle sottostazioni di derivazione, dette zone, dalle quali prende appunto il nome la regolazione di zona. Queste sottostazioni non sono altro che dei pannelli dai quali è possibile termoregolare e contabilizzare il calore delle singole unità abitative di cui è composto un edificio.

In pratica ogni unità abitativa ha il suo termostato che rileva la temperatura. Confrontando questa rilevazione con i set point impostati nella sottostazione di derivazione, il termostato è in grado di valutare se disattivare o meno il flusso termovettore proveniente dall’impianto centralizzato.

Il termostato ambiente viene quindi installato in un locale pilota e possibilmente lontano da fonti di calore. Questo per evitare che queste fonti ne influenzino il funzionamento.

Inoltre viene programmato in base a due livelli solitamente definiti così: set point invernale diurno +20 °C, set point invernale notturno +16 °C. La regolazione di zona quindi ha il grosso vantaggio di permetterti di gestire autonomamente il funzionamento del proprio impianto termico.

Comprendiamo come questo possa essere un argomento di non facile comprensione e che lascia spazio a molti dubbi. Pertanto non esitare a contattarci cliccando qui qualora li avessi!

Quali sono le caratteristiche di un buon termostato ambiente?

Le caratteristiche tecniche che un buon termostato ambiente deve possedere secondo noi di Valore Energia sono le seguenti:

  • possibilità di impostazione di un programma settimanale;
  • livelli di temperatura programmabili;
  • range di corretto funzionamento della sonda ambiente;
  • range di regolazione della temperatura:
  • tipologia di funzionamento (on-off, P, PID);
  • alimentazione elettrica.

D’altronde sono anche queste le caratteristiche che possiedono i termostati ambiente che installiamo negli impianti che realizziamo. Sei curioso di scoprirne di più? Allora contattaci cliccando qui!

Che cos’è la la regolazione di temperatura ambiente?

Se per la regolazione di zona si parla di gestione della temperatura di una singola unità abitativa, per regolazione ambiente invece ci si riferisce alla possibilità di gestire la temperatura di ogni singola stanza o locale di un edificio.

Ma come mai è necessario dover regolare la temperatura di ogni singola stanza o addirittura di ogni singolo corpo calorifero?

Come abbiamo già avuto modo di accennare, un edificio è sempre differente da un altro dal punto di vista della conservazione del calore o della sua esposizione al sole. Un’edificio costruito negli anni settanta ad esempio, disperderà il calore in maniera molto più rapida di uno costruito pochi anni fa. Una stanza di una casa potrebbe essere oscurata per buona parte della giornata da un edificio che sorge nelle sue vicinanze, oppure potrebbe essere più esposta alle intemperie di un’altra che si trova sul lato opposto della stessa casa.

A causa di queste circostanze la regolazione della temperatura di zona di un edificio o abitazione potrebbe non essere perfetta. Ad esempio, nonostante il termostato sia impostato per mantenere una temperatura di 22C°, alcune stanze della casa, per i fattori di cui parlavamo prima, non riusciranno facilmente a raggiungere la temperatura desiderata provocando un incredibile spreco di energia.

Quindi è necessario poter regolare la temperatura non solo per singola unità abitativa ma anche per ogni ambiente che la compone. E’ proprio per questo che si parla di regolazione di temperatura ambiente. Ma come è possibile fare ciò?

Regolazione temperatura con valvola termostatica

Tramite l’installazione di una valvola termostatica su ogni corpo scaldante o termosifone che a sua volta è associata ad un termostato per ogni stanza. Il termostato in questo caso ha lo scopo di regolare l’apertura della valvola tenendo conto della temperatura ambientale.

Così facendo, è possibile controllare la temperatura ambiente di ogni stanza beneficiando degli eventuali apporti gratuiti, dati ad esempio dall’irraggiamento solare, inevitabilmente differenti in base all’orientamento. Questo è particolarmente importante perché anche tramite questo metodo si riesce a diminuire il consumo di energia per il riscaldamento di ogni singola stanza. Inoltre questo fattore riesce ad inficiare in maniera positiva anche sul comfort abitativo di ogni stanza migliorandolo notevolmente.

Conclusioni

Come avrai avuto modo di capire se hai letto fino a questo punto quindi, la regolazione di temperatura, che sia di zona o ad ambiente è fondamentale per abbattere i costi del riscaldamento di un edificio. Tuttavia l’installazione di un sistema di questo tipo è una cosa da valutare attentamente, anche perché sono previsti dei bonus economici che potrebbero essere davvero convenienti.

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Posso usufruire dell’Ecobonus 110 % anche se ho già iniziato i lavori?

Stando al significato letterale della norma, usufruire dell”Ecobonus 110% è possibile anche per i lavori già iniziati

Home » Archivi per Andrea Sepiacci Valore Energia » Pagina 14

 

In questo approfondimento cercheremo di chiarire alcuni aspetti che riguardano il diritto ad usufruire all’ Ecobonus 110% del DL Rilancio.

In particolare cercheremo quindi di rispondere a domande come: “Ho diritto all’Ecobonus 110 % anche se ho già iniziato i lavori?” e: “Ho già i documenti necessari ad iniziare i lavori già protocollati in comune ma ho preferito aspettare ad iniziarli a dopo il 1° luglio 2020 per rientrare nel super bonus 110%. Ho fatto bene, oppure posso già iniziare i lavori senza perdere la possibilità di usufruire di questa super agevolazione? “.

Sono infatti queste alcune delle domande che noi di Valore Energia ci sentiamo porre quotidianamente da persone che interessate ad eseguire gli interventi di efficientamento energetico e che potrebbero usufruire di queste super agevolazioni. Domande più che legittime alle quali saremo lieti di dare una risposta in questo approfondimento.

Nell’attesa che l’Agenzia delle Entrate emani il tanto atteso provvedimento attuativo della misura agevolativa introdotta con l’art. 119 del decreto Rilancio (decreto-legge n. 34 del 2020) quindi, facciamo brevemente chiarezza su alcuni aspetti di questi ecobonus.

Nel frattempo puoi dare un’occhiatagli agli emendamenti che potrebbero cambiare l’Ecobonus 110 % cliccando qui.

Quali sono gli interventi previsiti per poter usufruire dell’Ecobonus 110 %?

L’ Ecobonus 110% è una super detrazione fiscale, che può ammontare fino al 110%. Come è possibile intuire dal nome, si tratta di una detrazione che potrà essere applicabile su interventi di miglioramento di efficienza energetica. In particolare riguarda i seguenti tipi di interventi: cappotto termico e riscaldamento centralizzato effettuati su condomini oppure su abitazione principale unifamiliare.

Sarà possibile usufruire dell’Ecobonus però solo qualora si effettuino, insieme ad uno degli interventi elencati qui sopra, l’ installazione di impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica, oppure all’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici. A tutto questo si aggiunge la possibilità di usufruire di questo super sconto anche a tutte le precedenti ipotesi di ecobonus già esistenti ovvero già previste dall’articolo 14 del decreto-legge n. 63 del 2013 e nei limiti di spesa per ognuna fissati dalla stessa norma.

Ci teniamo ancora una volta a ricordare inoltre che la detrazione fiscale in esame è da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo. È prevista, inoltre, la possibilità di optare, laddove l’impresa esecutrice dei lavori lo accordi, per lo sconto diretto in fattura oppure per la cessione del credito.

Si ma… da quando sarà possibile iniziare questo tipo di interventi di efficientamento energetico? Da subito.

Vediamo perché qui di seguito.

Il super sconto si applica alle spese documentate

L‘art 119 del DL Rilancio contiene espressamente la seguente frase riguardante il periodo di validità di questa sostanziosa detrazione fiscale: “per le spese documentate e rimaste a carico del contribuente, sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021”.

Ed il nodo della questione è proprio sulle “spese documentate”. Non si parla di interventi documentati ma solo di spese, quindi di fatture o similari. Questo quindi sta a significare che gli interventi di efficientamento energetico possono iniziare anche prima del 1° luglio 2020 senza perdere l’ecobonus al 110%.

Per poter usufruire di questo ecobonus quindi basta un documento di spesa o fattura, con relativo documento che ne attesti il pagamento, datato successivamente o al massimo il 1° luglio 2020.

Conclusione

Quanto abbiamo scritto è molto probabile che si verifichi, tuttavia, ancora non può essere dato per certo. Per avere l’assoluta certezza di tutto ciò è necessario attendere ancora la circolare esplicativa dell’Agenzia delle Entrate che dovrebbe arrivare entro il prossimo 20 giugno.

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