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Come dimensionare un impianto fotovoltaico?

Esiste un criterio giusto per stabilire il giusto dimensionamento di un impianto fotovoltaico? Se sì, quale?

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Installare un impianto fotovoltaico è da considerarsi, per le famiglie come per le aziende, una forma di investimento. Un investimento che può essere realmente remunerativo. Questo perché il rapporto tra costi sostenuti e vantaggi acquisiti è quasi sempre positivo.

Ovviamente il rapporto costi benefici non dipende mai da un solo fattore, ad esempio dal prezzo di mercato, ma da più fattori. Forse il dato che inficia di più in questa valutazione è quello relativo al dimensionamento degli impianti fotovoltaici, per i privati in particolar modo.

Dimensionare un impianto fotovoltaico è secondo noi fondamentale per due motivi:

  1. se l’’impianto fotovoltaico è troppo piccolo, i suoi benefici saranno pressoché irrisori,
  2. nel caso in cui fosse troppo grande, potrebbe essere quasi impossibile rientrare nei costi sostenuti per l’installazione.

A questo punto alcune domande sorgono spontanee. Come faccio a dimensionare un impianto fotovoltaico in maniera corretta? Quali sono i criteri da seguire, se ne esistono?

Per questo motivo abbiamo chiesto ai nostri esperti alcuni consigli a riguardo cercando di raccoglierli in questo approfondimento.

L’aiuto di un esperto per dimensionare un impianto fotovoltaico è fondamentale

Prima ancora di spiegarti come dimensionare un impianto fotovoltaico ci teniamo a darti un consiglio fondamentale. Dimensionare un impianto fotovoltaico non un’operazione semplicissima da effettuare. Richiede oltre che delle competenze specifiche anche una certa esperienza sul campo.

Prima di compiere qualsiasi operazione di dimensionamento fai da te quindi ti consigliamo di rivolgerti ad un esperto del settore.

Per questo non devi esitare a contattarci!

Perché è importante calcolare la giusta dimensione dell’impianto fotovoltaico?

Dimensionare l’impianto fotovoltaico è fondamentale per poter valutare la sua capacità di autoripagarsi nel corso del tempo. I fattori tramite cui un impianto fotovoltaico si ripaga sono i seguenti:

  1. l’autoconsumo della “propria energia”, che genera un risparmio diretto in bolletta,
  2. il “rimborso” dell’energia immessa in rete (tutta quella non autoconsumata),
  3. le detrazioni fiscali che in alcuni casi possono avvalersi dell’Ecobonus 110%.

Dimensionare correttamente il proprio impianto fotovoltaico per l’autoconsumo

Il fotovoltaico genera risparmio nel momento in cui si riesce a ridurre il prelievo di rete e la bolletta elettrica. Pertanto è fondamentale capire a quanto ammontano i propri consumi elettrici. E’ altrettanto fondamente anche capire in quale fascia oraria in cui avvengono solitamente.

Devi quindi innanzitutto porti le seguenti domande: Quanti KWh consumo di giorno? E quanta elettricità consumo in fascia serale/notturna?

Queste domande fondamentali per capire qual’è la dimensione adeguata di un impianto fotovoltaico visto che il suo dimensionamento ottimale dipende dalle reali necessità di consumo.

Quanto spazio occupa un impianto fotovoltaico?

A questo punto va considerato a grandi linee che la produzione media annuale di un impianto fotovoltaico varia dalla zona geografica in cui si trova: al sud sarà sicuramente più produttivo che al nord. Questo quindi significa che al sud la superficie di un impianto fotovoltaico sarà sicuramente più piccola di uno al nord a parità di KW prodotti.

Inoltre va considerata anche la tipologia di tetto. Quindi va considerato se si tratta di un classico tetto a falde oppure se si tratta di un tetto piano. In quest’ultimo caso l’impianto fotovoltaico sarà più ingombrante.

Possiamo comunque provare a fare una media per darti delle indicazioni piuttosto sommarie ma che serviranno a darti comunque un’idea. Lo spazio che occupa un impianto fotovoltaico è di circa 5.5 mq per ogni kWp installato. Questo significa che per produrre 3 kWp ci sarà bisogno di uno spazio di 16.5 mq. Scopri di quanti pannelli solari ti servono per essere indipendente dalla rete elettrica in questo articolo!

In ogni caso, sempre meglio fare i conti assieme ad un esperto del settore come i nostri professionisti. Pertanto non esitare a contattarci!

Quanto è il mio consumo annuo?

A questo punto è arrivato il momento di fare alcuni semplici calcoli per dimensionare l’impianto fotovoltaico in maniera corretta.

Questi calcoli devono basarsi su alcuni dati come il consumo medio di un anno, e quanto di questo consumo avviene durante la fascia diurna. Questo perché come forse saprai già, il costo della corrente aumenta durante la fascia serale. Durante la fascia diurna, grazie all’impianto fotovoltaico, invece potrai in alcuni casi consumare solamente l’energia che produce. E questo ti porterà un risparmio notevole in bolletta! 

A questo punto proviamo a fare un esempio. Se consumo mediamente nelle ore diurne circa 4.000 kwh/anno (cioè, mediamente, 10-12 kwh al giorno) la giusta dimensione dell’impianto sarà: 3,6 Kwp, cioè meno di 20 metri quadrati.

Qual’è la giusta dimensione di un impianto fotovoltaico?

La giusta dimensione di un impianto fotovoltaico è quella che garantirà il miglior rapporto tra costi e benefici. Solitamente questo rapporto si verifica quando l’impianto è in grado di fornire circa il 70% dell’autoconsumo medio annuale.

La media è sempre calcolata su base annuale dal momento che la produzione fotovoltaica varia a seconda della stagionalità. Ad esempio si può verificare il caso che durante l’inverno un’impianto dipenda per il 70% dalla rete elettrica nazionale, mentre d’estate solamente per il 30%. Grazie ad un corretto dimensionamento è possibile addirittura raggiungere il risultato per cui d’estate l’impianto riesce a produrre il 100% del fabbisogno energetico.

Da queste considerazioni è quindi deducibile che più si riesce a consumare energia durante il giorno, tanto più si riuscirà a risparmiare. Tutto ciò che non viene autoconsumato invece, in mancanza di matteria di accumulo, verrà immesso in rete e parzialmente rimborsato con lo scambio sul posto.

Come posso risparmiare ancora di più?

Per risparmiare ancora di più e sfruttare al meglio il proprio impianto fotovoltaico c’è un consiglio che teniamo a darti.

Sostituisci i tradizionali apparecchi a gas (caldaia, cucina, riscaldamento, ecc..) con apparecchi elettrici in grado di sfruttare al meglio la produzione dell’impianto.

Come mai? Semplice.

Sostituire questi apparecchi servirà per elevare la quota di consumo elettrico diurno. La quale a sua volta sfrutterà l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico. Inoltre, in questo modo avrai anche benefici sulla bolletta del gas metano.

Le batterie: la strada per l’autoconsumo totale

Un modo intelligente per favorire l’autoconsumo dell’energia prodotta da un impianto fotovoltaico è quello anche di integrarlo con delle batterie di accumulo.

Queste ultime sono dei dispositivi intelligenti in grado di accumulare e conservare l’energia prodotta in eccesso dal tuo impianto fotovoltaico. Quest’energia verrà immessa nell’impianto nel momento in cui questo non riuscirà a produrre abbastanza energia da soddisfare la richiesta.

In sostanza, quello che stiamo dicendo è che un impianto fotovoltaico normalmente produce energia in maniera intermittente. Grazie alla batterie di accumulo invece riesce a garantire continuità alla produzione di energia.

Conclusioni

Con questo approfondimento speriamo di essere riusciti a chiarire tutti gli eventuali dubbi su come dimensionare un impianto fotovoltaico correttamente. Speriamo anche di averti fornito alcuni spunti utili per quanto riguarda la convenienza dell’installare un impianto fotovoltaico per la tua abitazione.

In ogni caso ci teniamo a ribadire che la prima cosa da fare quando si parla di impianti fotovoltaici è quella di rivolgerti a degli esperti del settore come noi!

Per questo ti consigliamo di contattarci cliccando qui!

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Come fare per dimensionare una pompa di calore?

Come si fa a dimensionare una pompa di calore? Scopriamolo insieme agli esperti di Valore Energia

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L’avvento delle pompe di calore sta facendo e ha fatto cambiare idea a molte persone sulla propria caldaia o termostufa. Molti infatti stanno cercando di cambiare il proprio sistema obsoleto per risparmiare sulle bollette passando alle pompe di calore.

Passare a questo sistema presenta infatti l’innegabile vantaggio di ridurre le spese dal momento che non usano un combustibile ma della semplice energia elettrica. Tuttavia la questione non è così semplice.

Ci sono infatti da considerare alcune criticità legate al rapporto costi benefici delle pompe di calore. Per questo motivo è necessario seguire una specifica procedura per dimensionare una pompa di calore correttamente quando se installa una. E’ particolarmente importante il corretto dimensionamento del generatore: l’errore più diffuso è quello di sovradimensionarlo eccessivamente. Questo spesso determina solo maggiori costi e minore efficienza.

Inoltre dimensionare una pompa di calore correttamente non è affatto semplice anche perché i fattori da considerare quando si compie questa operazione sono molteplici.

Quello che stiamo cercando di dirti è che solo un esperto saprà consigliarti adeguatamente. Per questo motivo ti consigliamo sempre di rivolgerti ad esperti del settore come noi di Valore Energia. Come? Semplicemente cliccando qui.

In ogni caso potresti essere curioso e magari potresti essere interessato a capire da solo, se non altro a grandi linee, come dimensionare una pompa di calore. Per questo motivo abbiamo raccolto alcuni semplici consigli qui di seguito.

Perché è necessario dimensionare un pompa di calore?

Come abbiamo già avuto modo di scrivere precedentemente, dimensionare una pompa di calore non è un’operazione semplice.

Per dimensionarla infatti bisogna considerare la potenza minima necessaria a mantenere calda una casa anche quando fuori è freddo. Per esempio, se fuori sono -5 gradi, dobbiamo calcolare quale sia la potenza necessaria a far sì che all’interno della casa ci sia un temperatura di 20 gradi.

Ovviamente in fase di progettazione non si faranno delle ipotesi a caso, ma verrà presa in considerazione quella che è definita come la temperatura minima di progetto. Si tratta quindi di una temperatura che dipende dalla zona climatica che rappresenta il valore minimo a cui statisticamente è soggetta la zona.

Se quindi la pompa di calore che verrà installata eroga la potenza necessaria a mantenere la casa calda alla temperatura minima di progetto, possiamo essere quasi sicuri di aver dimensionato correttamente la pompa di calore.

Tuttavia la realtà spesso non rispetta le statistiche e la temperatura può scendere al di sotto della temperatura minima di progetto. In questo caso il generatore della PDC potrebbe non essere in grado di mantenere la temperatura desiderata all’interno dell’abitazione.

Come dimensionare correttamente una pompa di calore?

Se consideriamo quanto scritto in precedenza possiamo dedurre che dimensionare una pompa di calore correttamente è teoricamente impossibile. E’ per questo che quando parliamo di dimensionare una pompa di calore ci si riferisce ad un’operazione che non può che fare riferimento a dei valori statisticamente accettabili.

Questo significa non prendere dei riferimenti di temperatura estremi ma nemmeno dei riferimenti appena sufficienti a soddisfare le esigenze dell’abitazione per cui dovremo dimensionare la pompa di calore.

Per questo motivo quando si compie questo tipo di operazione di solito si richiede la partecipazione del cliente in modo da renderlo partecipe alla scelta. In questo modo siamo sicuri di rispettare le sue aspettative ed allo stesso tempo dimensionare la pompa di calore in base alle sue esigenze evitando sprechi inutili sia in termini di costi che di efficienza dell’impianto.

La via ritenuta più statisticamente corretta è appunto quella che abbiamo illustrato poco fa. Ovvero dimensionare la PDC tenendo in considerazione il fabbisogno termico dell’edificio alla temperatura minimo di progetto prevedendo di mantenere acceso il riscaldamento almeno 16 ore al giorno.

Ovviamente poi vanno valutate le tempistiche entro cui si vuole far riscaldare l’edificio o l’abitazione. Se si vuole farlo in tempi brevi si dovrà necessariamente sovradimensionare la pompa di calore. Tuttavia questa non è mai una buona soluzione dal momento che non porta mai dei vantaggi energetici.

Il fabbisogno termico dell’edificio: possiamo fare affidamento sulla certificazione energetica dell’edificio?

Fino a questo punto abbiamo appurato che per dimensionare una pompa di calore è necessario conoscere il fabbisogno termico di un edificio alla temperatura minima di progetto.

Come calcolare e quindi conoscere questo valore?

Non preoccuparti, non è difficile. Se infatti l’edificio che si vuole dotare della pompa di calore ha già una certificazione energetica, allora si dovrebbe avere tutto l’occorrente a disposizione.

Certo una certificazione di questo tipo non è oro colato in quanto ad affidabilità. Per esperienza possiamo affermare che le abitazioni vecchie dispongono di una certificazione pessimista, mentre molte abitazioni nuove sono invece molto ottimistiche.

Gli unici edifici ad essere certificate correttamente, o quantomeno più correttamente rispetto agli altri, sono quelle recenti, ovvero quelli costruiti dopo il 2010.

Per conoscere il valore reale quindi, devi ricorrere a delle formule matematiche che prendano in esame la superficie riscaldata totale dell’edificio ed i tuoi consumi.

Si tratta di un procedimento abbastanza semplice da eseguire ma che tuttavia può confonderti. Per questo motivo è sempre meglio richiedere la consulenza di un esperto in questi casi. Pertanto non esitare a contattarci cliccando qui!

Dimensionamento di una pompa di calore dai consumi di gas abituali.

Per dimensionare correttamente una pompa di calore quindi è necessario conoscere il fabbisogno termico dell’abitazione alla temperatura minima di progetto.

Tuttavia potremo risolvere questo problema anche in un altra maniera. Come?

Analizzando in consumi di gas annuale dell’abitazione.

Basta analizzare i gradi giorno calcolati per il nostro comune. Questa misura è la somma delle differenze tra la temperatura interna (convenzionalmente 20 ºC) e la temperatura media esterna della singola giornata, di tutti i giorni della stagione di riscaldamento.

Risalire a questi dati è semplice: il sito dell’Enea mette a disposizione queste tabelle per ogni comune italiano per cui si tratta di dati facilmente reperibili.

Disponendo dei consumi di gas globali dovuti al riscaldamento, si può conoscere il fabbisogno termico della propria abitazione a qualsiasi valore di temperatura esterna utilizzando una semplice formula matematica.

Potenza termica nominale = Energia termica annuale * (20 ºC – T_Progetto) / Gradi_Giorno / ore funzionamento riscaldamento.

Si lo sappiamo, non sei un matematico o, meglio ancora, non hai una laurea in fisica. Spesso a voler fare da soli ci si confonde ancora di più!

Se vuoi quindi installare una pompa di calore della tua abitazione e vuoi dimensionarla correttamente in modo da soddisfare le tue esigenze c’è solo una soluzione. Quella di rivolgersi ad un esperto del settore come noi di Valore energia che sapremo consigliarti adeguatamente!

L’importanza degli apporti gratuiti

Con i suggerimenti che ti abbiamo dato fino a questo momento, gli esperti sono in grado di eseguire un calcolo piuttosto precisi in modo da dimensionare correttamente una pompa di calore. Ovviamente i nostri esperti non si limitano all’utilizzo delle formule che ti abbiamo spiegato prima ma conoscono anche le approssimazioni che si vanno ad indurre e come influiscono sul calcolo finale.

Inoltre la matematica non basta. Nel dimensionare una pompa di calore va tenuto conto anche di quelli che sono gli apporti gratuiti.

Ma… cosa sono gli apporti gratuiti?

Questi non sono altro che quelle fonti di calore che scaldano la casa al di fuori del generatore. Ad esempio un’ampia vetrata esposta a SUD è sicuramente un ottimo apporto gratuito al riscaldamento dell’edificio.

Questi apporti guardando i consumi annuali vengono contati globalmente ma possono influire diversamente nei vari giorni dell’anno. Di conseguenza calcolare la potenza termica ad una data temperatura può essere un esercizio un pochino impreciso se si considerano solo i consumi annuali.

Per questo motivo quando si calcola il fabbisogno energetico di un edificio si possono commettere degli errori che possono andare dal 10 al 15% dell’effettiva necessità di potenza di una pompa di calore!

Rivolgersi ad un esperto per dimensionare la pompa di calore è l’unica soluzione

Come avrai capito se sei arrivato a questo punto della lettura dimensionare correttamente una pompa di calore non è affatto semplice.

Si tratta di un’operazione che solo gli esperti del settore riescono a compiere con precisione e che qualora fosse fatta da inesperti potrebbe portare a dei risultati molto distanti dalla realtà. Questo perché le operazioni matematiche da effettuare non sono semplicissime e, specie per chi non è portato per la matematica, è facile cadere in errore. Inoltre, rivolgerti a degli esperti è l’unica garanzia per ottenere le detrazioni fiscali previste!

Pertanto se vuoi rimanere sempre aggiornato sulle pompe di calore ti consigliamo di iscriverti alla nostra newsletter cliccando qui.

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Quale è la differenza fra la manutenzione di una caldaia e di una pompa di calore?

Alla scoperta delle differenza fra la manutenzione caldaia e pompa di calore

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Ogni impianto di riscaldamento o raffreddamento deve essere sottoposto a periodica manutenzione. Tuttavia esiste una differenza fra la manutenzione di una caldaia o di una pompa di calore. Del resto si tratta di dispositivi che funzionano seguendo due principi ed alimentazioni diverse. Se le caldaie funzionano perlopiù bruciando del gas, le pompe di calore funzionano tramite energia elettrica.

Ed è proprio questa differenza sostanziale a riflettersi nella differenza di manutenzione fra caldaia e pompa di calore che cercheremo di spiegare in dettaglio nel corso di questo approfondimento a cura dei nostri esperti

Contesto normativo della manutenzione caldaia e della pompa di calore

Alla fine del 2015, il Ministero dello Sviluppo Economico ha reso pubblica la guida per la corretta manutenzione e gestione degli impianti di riscaldamento e di raffreddamento, ovvero pompe di calore, caldaie e climatizzatori.

Si tratta di una guida realizzata a cura del MiSE ed ENEA che è nata con lo scopo di informare i cittadini sugli adempimenti e le tempistiche previste dalla legge nazionale in materia.

I temi trattati dalla guida riguardano in particolar modo: la manutenzione degli impianti, il nuovo libretto di impianto, le ispezioni, la normativa di riferimento, l’efficienza energetica divisa per tipologie di impianti e le sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme e dei tempi previsti per la manutenzione.

I vantaggi di una corretta manutenzione di una caldaia o pompa di calore

I vantaggi di una corretta manutenzione di una caldaia o di una pompa di calore, così come di un climatizzatore sono innegabili.

Una corretta manutenzione di questi dispositivi infatti contribuisce, oltre ad un corretto funzionamento dell’impianto di calore, ad abbattere le spese. Spese che si riferiscono ai loro consumi energetici che poi ricadono sulle bollette, ma anche a tutte quelle spese che si riferiscono al loro funzionamento.

Inoltre un impianto sottoposto a regolare manutenzione, senza differenza fra la manutenzione di una caldaia o pompa di calore, è anche meno inquinante. Pertanto effettuare questo tipo di operazioni contribuisce a proteggere in maniera migliore l’ambiente e la salute umana.

Il nuovo libretto d’impianto

Prima di parlare della differenza di manutenzione fra una caldaia ed una pompa di calore, affrontiamo quali sono le cose che le accomunano: fra queste c’è il libretto di impianto.

Ogni impianto termico ha infatti un proprio libretto d’impianto. Quest’ultimo è una specie di “carta d’identità” all’interno della quale sono raccolte tutte le informazioni che riguardano le sue specifiche tecniche, con le eventuali sostituzioni e modifiche e tutti i controlli eseguiti.

Il 10 febbraio 2014 è stato reso pubblico un nuovo modello di libretto che riguarda gli impianti di riscaldamento tradizionali e non solo. Il libretto è di tipo modulare ed al suo interno sono presenti sezioni e pagine specifiche per ogni singolo caso.

Sarà il responsabile dell’impianto ad occuparsi della compilazione di queste ed a sostituire il nuovo con il vecchio. Quest’ultimo non andrà gettato via ma conservato insieme a quello nuovo e la sua sostituzione dovrà avvenire alla prima manutenzione successiva al 15 ottobre 2014.

Inoltre ogni impianto deve essere censito al catasto del comune di appartenenza.

La differenza fra la manutenzione di una caldaia e quella di una pompa di calore

La differenza fra la manutenzione di una caldaia o di una pompa di calore è sostanzialmente una.

La caldaia deve essere sottoposta a revisione annuale. Questa è una cosa che è prevista dalla legge. la verifica deve essere effettuata sulla combustione della caldaia analizzando i fumi che emette. Al termine della verifica deve essere rilasciata una relativa certificazione.

La caldaia quindi è un dispositivo che necessita di una manutenzione continuativa nel corso del tempo. Una manutenzione, ci teniamo a sottolinearlo, prevista per legge. Qualora non fosse effettuata correttamente sono quindi previste sanzioni che possono variare da un minimo di 500€ ed arrivare fino ad un massimo di 3.000 €, in base a quanto stabilito dal decreto legislativo n. 192 del 2005

Inoltre un impianto mal funzionante può essere molto pericoloso per la sicurezza della casa: una caldaia non controllata regolarmente può infatti aumentare il rischio di incidenti o immissione di scarichi pericolosi all’interno dell’abitazione.

Per quanto riguarda le pompe di calore invece il discorso cambia totalmente. Le pompe di calore di una dimensione fino a 35 kWt non sono infatti soggette a manutenzioni particolare e relativi obblighi. Da notare che questa dimensione è quella che riguarda la stragrande maggioranza di abitazioni private dal momento che 35 kWt sono piu che sufficienti anche per villa molto grande.

La differenza fra la manutenzione di una caldaia o di una pompa di calore è quindi che la prima ha bisogno di una manutenzione periodica annuale, la seconda invece no.

Ma come mai una pompa di calore non ha PRESSOCHÉ bisogno di MANUTENZIONE?

La pompa di calore, a differenza della caldaia, ha un funzionamento completamente elettrico. Quindi se l’installazione della pompa di calore è eseguita a regola d’arte, non dovrebbe avere problemi.

Con installazione a regola d’arte ci riferiamo in particolare ai vari impianti di filtraggio che sono presenti in questi dispositivi. Un sistema di filtraggio delle acque efficiente è in grado di preservare la pompa di calore dall’usura dovuta alle impurità dell’acqua dell’acquedotto, così come evitare l’accumulo di calcare.

Ne deriva che semmai, le uniche operazioni di manutenzione da effettuare sulle pompe di calore sono quelle dovute alla pulizia dei filtri e poco più. La manutenzione di una pompa di calore può quindi essere effettuata semplicemente, senza l’ausilio dell’assistenza tecnica che in ogni caso saremo lieti di fornirti.

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Quali autorizzazioni per il microeolico sono necessarie? E per l’eolico?

Alla scoperta di tutte le autorizzazioni che servono per poter installare un impianto microeolico

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Quando si vuole risparmiare sulla bolletta, le soluzioni a disposizione sono tantissime. Noi di Valore Energia, siamo specializzati in questo, quindi siamo in grado di fornirti delle “dritte” oltre a consigliarti a quale impianto a fonti di energia rinnovabile ricorrere.

Tuttavia questo non è sufficiente.

La burocrazia in Italia, come del resto immaginiamo anche tu che stai leggendo saprai,è sempre dietro l’angolo, pronta a richiederti autorizzazioni su autorizzazioni. Tanto che quando si devono affrontare dei lavori di ristrutturazione o di efficientamento energetico, molte persone ci rinunciano solo perché spaventati dalla macchina burocratica italiana.

Anche per il microeolico e quindi anche per l’eolico è valido questo discorso. In molte sono le persone interessate a questo tipo di impianto ad energie rinnovabili, le stesse persone che ci pongono la seguente domanda: “Quali autorizzazioni per il microelico sono necessarie?”.

Quando si parla di energia eolica infatti si immaginano le grandi pale eoliche che sorgono nei punti più ventosi del nostro bel paese. Per questo tipo di pale, si che sono necessarie autorizzazioni, oltre che l’approvazione di diversi enti e della popolazione. Ma per il microeolico domestico, pur funzionando con le stesso principio, non è la stessa cosa date le sue dimensioni generalmente più ridotte.

Ma quali sono quindi le autorizzazioni per il microeolico necessarie affinché si possa procedere alla sua installazione? Quali invece per l’eolico più in generale?

Cerchiamo di fare il punto della situazione in questo approfondimento insieme ai nostri esperti.

Taglia potenza ed altre caratteristiche

Le autorizzazioni necessarie per poter installare un impianto eolico dipendono sostanzialmente da pochi fattori, che però sono decisivi.

A seconda della loro taglia, quindi della grandezza, oltre che della potenza in grado di generare, così come in base ad altre loro caratteristiche gli impianti eolici o microeolici possono essere sottoposti a 3 procedure autorizzative:

  1. Comunicazione al comune (autorizzazione in genere necessaria per il microelico);
  2. PAS: procedura abilitativa semplificata,
  3. Autorizzazione Unica.

Esaminiamo quindi le procedure che più probabilmente dovrai apprestarti a seguire.

Autorizzazioni necessarie per microeolico: comunicazione al comune

Nell’ambito delle autorizzazioni per il microeolico necessarie alla sua installazione, prendiamo come prima cosa in esame la comunicazione al comune.

Siccome si tratta del caso più diffuso, abbiamo cercato di dividere le informazioni sulla base di alcune domande più frequenti che ci vengono poste sulle autorizzazioni necessarie per il microeolico.

Cosa è la comunicazione al comune?

La comunicazione al Comune non è altro che un titolo autorizzativo previsto dalla normativa vigente per semplificare l’iter di alcune tipologie di piccoli impianti a fonti rinnovabili. La comunicazione al comune quindi, dato che si riferisce ad alcune tipologie di piccoli impianti, è sicuramente un’autorizzazione per il microeolico necessaria.

A necessitare di questo titolo autorizzativo sono i singoli generatori eolici, indipendentemente dalla loro potenza, che sono installati su tetti di edifici esistenti con altezza complessiva non superiore a 1,5 metri e diametro non superiore a 1 metro.

Sono necessarie autorizzazioni anche quanto riguarda l’altezza del palo su cui viene installata la turbina del eolica?

La risposta a questa domanda è sicuramente una buona notizia. Infatti non è necessaria nessuna autorizzazione da parte del comune per l’installazione di un impianto eolico domestico.

Questo è valido se l’impianto rispetta il vincolo rispetto all’altezza del palo di sostegno che non potrà essere superiore ai 10 metri.

Autorizzazioni per il microeolico: a cosa serve la comunicazione preventiva al comune?

La Comunicazione preventiva al Comune serve per poter iniziare subito i lavori per la realizzazione del proprio impianto microeolico domestico. Questa comunicazione infatti non è altro che un titolo autorizzativo non molto differente da quello per le attività di edilizia libera e, dunque, si applica nei casi più semplici e modesti. Proprio come quello del microeolico domestico.

Autorizzazioni necessarie per il microelico: cosa succede se ci sono dei particolari vincoli paesaggistici?

Il discorso sulle autorizzazioni per il microeolico fatto fino a questo momento, cambia se l’area in cui si vuole installare questo tipo di impianto è soggetta all’applicazione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

In questo caso, così come in presenza di qualsiasi altro vincolo, dovranno comunque essere acquisite delle autorizzazioni per il microeolico specifiche.

Consigli utili

Per ridurre il rischio di errori, ma anche per cercare di velocizzare le pratiche il consiglio che ti diamo se vuoi installare un impianto microeolico è quello di rivolgerti sempre a degli esperti del settore.

Cosa aspetti dunque? Contattaci ora cliccando qui!

P.A.S. o Procedura abilitativa semplificata

Gli impianti eolici che non ricadono nel caso precedente invece sono sottoposto a quella che viene chiamata Procedura Abilitativa Semplificata. Si tratta di una procedura di recente introduzione dal momento che ha sostituito la Denuncia di Inizio Attività o D.I.A solo da qualche anno.

Possono ricorre alla PAS gli impianti di una potenza che va dai 60KW ai 1MW in base alla regione in cui si installa l’impianto. Le Regioni hanno infatti la possibilità di ampliare il campo di applicazione di tale strumento autorizzativo e quindi si tratta di un’autorizzazione che è necessaria solo in alcune regioni.

Autorizzazione unica

Gli impianti superiori a 60 kW che non rientrano nella procedura semplificata P.A.S. – o comunque superiori a 1 MW –
sono invece soggetti all’Autorizzazione Unica (AU).

Questa viene rilasciata solamente al termine di un procedimento unico svolto nell’ambito della cosiddetta “Conferenza dei Servizi”, alla quale partecipano tutte le amministrazioni interessate. Le autorizzazioni dovranno essere corredate, laddove necessario, da tutti i provvedimenti di concessione, autorizzazione, valutazione di impianto, valutazione di impatto ambientale e paesaggistico ecc.

Autorizzazioni per il microeolico in breve

In questo approfondimento abbiamo cercato di fare il punto sulle autorizzazioni per il microeolico necessarie affinchè possa essere installato, cercando anche di dare delle informazioni generiche su quelle per l’eolico.

Possiamo quindi riassumere che le autorizzazioni necessarie per il microeolico sono quasi inesistenti se l’impianto rispetta il vincolo rispetto all’altezza del palo di sostegno che non potrà essere superiore ai 10 metri. A questo aggiungiamo che è sempre necessario prestare attenzione alla comunicazione preventiva al comune in modo da poter installare senza problemi il tuo impianto microeolico ed iniziare subito i lavori.

A questo punto dovresti essere un po’ più tranquillo sugli aspetti riguardanti le autorizzazioni per il microeolico.

Quindi cosa aspetti a richiederci di installartene uno?

Clicca qui per contattarci oppure iscriviti alla nostra newsletter per rimanere sempre aggiornato!

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Le soluzioni per una regolazione della temperatura di un edificio puntuale

Per il risparmio energetico è importante garantire un corretta regolazione delle temperature. Come? Tramite la regolazione di zona di ambiente

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Fra i metodi più precisi ed efficienti per il risparmio energetico quando parliamo di regolazione della temperatura di un edificio figurano sicuramente la regolazione di zona e la regolazione ambiente.

All’interno di un ambiente chiuso infatti, sia il comfort che il benessere termoigrometrico sono determinati da diversi fattori. In particolare l’umidità, la qualità dell’aria che vi si può respirare e la stessa temperatura di un ambiente. Questi appena elencati, sono tutti aspetti che è possibile modificare e regolare a proprio piacimento tramite gli impianti di climatizzazione che permettono una corretta regolazione delle temperature.

Un sistema di climatizzazione o di riscaldamento efficiente quindi, dovrebbe avere il compito di mantenere la temperatura ambiente interna all’edificio o stanza costante. Solitamente quindi si individua e si imposta un set point intorno al quale la temperatura si deve mantenere costante. Ad esempio, per le abitazioni civili, una temperatura ambiente ideale è intorno ai 20°C.

Tuttavia spesso non basta quanto abbiamo appena scritto. Un edificio, soprattutto qualora fosse di costruzione non proprio recente, non riesce spesso a mantenere in maniera costante la stessa temperatura in tutte le sue stanze. Questo perché per mantenere costante la temperatura ci sono diversi fattori in gioco. Ad esempio la dimensione stessa della stanza, il numero di porte o finestre, ma anche l’esposizione al sole della stessa.

In sostanza quello che stiamo cercando di farti capire è che per mantenere questa temperatura in maniera costante dobbiamo agire in modo diverso. Ovvero dobbiamo poter essere in grado di gestire il sistema di riscaldamento o di raffreddamento dell’edificio.

Come? Attraverso una regolazione della temperatura ad ambiente o di zona.

Ma cosa significa quanto abbiamo appena scritto? 

Cerchiamo quindi di approfondire questo argomento qui di seguito.

Come funziona la termoregolazione di un ambiente?

Per poter gestire la temperatura di un abitazione o edificio, il sistema di termoregolazione deve rilevare continuamente la temperatura dell’ambiente. Come è possibile tutto ciò? Semplice: utilizzando un termostato.

Il termostato in questione quindi è collegato ad un meccanismo che permette di confrontare la temperatura rilevata con quella dell’intervallo di temperature prestabilito. Se la temperatura rilevata è maggiore, il sistema di riscaldamento di spegnerà, se invece è inferiore il riscaldamento entrerà in funzione per portare l’ambiente alla temperatura desiderata.

Un ottimo sistema di regolazione della temperatura deve essere quindi in grado di rilevare repentinamente l’eventuale incremento della temperatura per poter interrompere il riscaldamento dell’edificio o abitazione. Inoltre deve anche essere in grado di rilevare il calo di temperatura per poter riattivare il sistema di riscaldamento rispondendo alla richiesta di calore.

Questo meccanismo permette quindi di limitare lo spreco di energia in due modi. Per prima cosa evita di fornire calore quando non ce n’è bisogno. Inoltre è in grado di mantenere una temperatura costante all’interno dell’edificio o abitazione evitando le oscillazioni di temperatura. Sono infatti le grandi oscillazioni di temperatura che, tramite le loro ingenti richieste di energia, le responsabili della lievitazione dei costi delle bollette.

Questo sistema però può essere ulteriormente migliorato per evitare sprechi energetici come vedremo qui sotto ma anche e soprattutto attraverso la regolazione della temperatura di zona.

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Fonti rinnovabili: un ulteriore risparmio dell’energia

Come avrai capito il meccanismo di termoregolazione descritto qui sopra quindi contribuisce a ridurre i costi energetici di un impianto di riscaldamento già di suo.

Tuttavia questa riduzione dei costi può ulteriormente essere incrementata. E’ il caso per esempio di un impianto di riscaldamento, o di raffreddamento, che è in grado di sfruttare apporti di calore gratuiti come quelli forniti dall’energia eolica o solare.

In questo caso il risultato sarebbe quello di un sistema di regolazione della temperatura intelligente che evita situazioni di esubero della temperatura interna e che funziona con energie rinnovabili quindi facendoti risparmiare ancora di più in bolletta.

Che cosa è la regolazione temperatura di zona?

Gli edifici di oggi sono in genere suddivisi in più unità abitative indipendenti. Pertanto è necessario garantire ad ognuno di questi impianti una regolazione di temperatura autonoma.

Per questo motivo gli impianti di oggi hanno delle sottostazioni di derivazione, dette zone, dalle quali prende appunto il nome la regolazione di zona. Queste sottostazioni non sono altro che dei pannelli dai quali è possibile termoregolare e contabilizzare il calore delle singole unità abitative di cui è composto un edificio.

In pratica ogni unità abitativa ha il suo termostato che rileva la temperatura. Confrontando questa rilevazione con i set point impostati nella sottostazione di derivazione, il termostato è in grado di valutare se disattivare o meno il flusso termovettore proveniente dall’impianto centralizzato.

Il termostato ambiente viene quindi installato in un locale pilota e possibilmente lontano da fonti di calore. Questo per evitare che queste fonti ne influenzino il funzionamento.

Inoltre viene programmato in base a due livelli solitamente definiti così: set point invernale diurno +20 °C, set point invernale notturno +16 °C. La regolazione di zona quindi ha il grosso vantaggio di permetterti di gestire autonomamente il funzionamento del proprio impianto termico.

Comprendiamo come questo possa essere un argomento di non facile comprensione e che lascia spazio a molti dubbi. Pertanto non esitare a contattarci cliccando qui qualora li avessi!

Quali sono le caratteristiche di un buon termostato ambiente?

Le caratteristiche tecniche che un buon termostato ambiente deve possedere secondo noi di Valore Energia sono le seguenti:

  • possibilità di impostazione di un programma settimanale;
  • livelli di temperatura programmabili;
  • range di corretto funzionamento della sonda ambiente;
  • range di regolazione della temperatura:
  • tipologia di funzionamento (on-off, P, PID);
  • alimentazione elettrica.

D’altronde sono anche queste le caratteristiche che possiedono i termostati ambiente che installiamo negli impianti che realizziamo. Sei curioso di scoprirne di più? Allora contattaci cliccando qui!

Che cos’è la la regolazione di temperatura ambiente?

Se per la regolazione di zona si parla di gestione della temperatura di una singola unità abitativa, per regolazione ambiente invece ci si riferisce alla possibilità di gestire la temperatura di ogni singola stanza o locale di un edificio.

Ma come mai è necessario dover regolare la temperatura di ogni singola stanza o addirittura di ogni singolo corpo calorifero?

Come abbiamo già avuto modo di accennare, un edificio è sempre differente da un altro dal punto di vista della conservazione del calore o della sua esposizione al sole. Un’edificio costruito negli anni settanta ad esempio, disperderà il calore in maniera molto più rapida di uno costruito pochi anni fa. Una stanza di una casa potrebbe essere oscurata per buona parte della giornata da un edificio che sorge nelle sue vicinanze, oppure potrebbe essere più esposta alle intemperie di un’altra che si trova sul lato opposto della stessa casa.

A causa di queste circostanze la regolazione della temperatura di zona di un edificio o abitazione potrebbe non essere perfetta. Ad esempio, nonostante il termostato sia impostato per mantenere una temperatura di 22C°, alcune stanze della casa, per i fattori di cui parlavamo prima, non riusciranno facilmente a raggiungere la temperatura desiderata provocando un incredibile spreco di energia.

Quindi è necessario poter regolare la temperatura non solo per singola unità abitativa ma anche per ogni ambiente che la compone. E’ proprio per questo che si parla di regolazione di temperatura ambiente. Ma come è possibile fare ciò?

Regolazione temperatura con valvola termostatica

Tramite l’installazione di una valvola termostatica su ogni corpo scaldante o termosifone che a sua volta è associata ad un termostato per ogni stanza. Il termostato in questo caso ha lo scopo di regolare l’apertura della valvola tenendo conto della temperatura ambientale.

Così facendo, è possibile controllare la temperatura ambiente di ogni stanza beneficiando degli eventuali apporti gratuiti, dati ad esempio dall’irraggiamento solare, inevitabilmente differenti in base all’orientamento. Questo è particolarmente importante perché anche tramite questo metodo si riesce a diminuire il consumo di energia per il riscaldamento di ogni singola stanza. Inoltre questo fattore riesce ad inficiare in maniera positiva anche sul comfort abitativo di ogni stanza migliorandolo notevolmente.

Conclusioni

Come avrai avuto modo di capire se hai letto fino a questo punto quindi, la regolazione di temperatura, che sia di zona o ad ambiente è fondamentale per abbattere i costi del riscaldamento di un edificio. Tuttavia l’installazione di un sistema di questo tipo è una cosa da valutare attentamente, anche perché sono previsti dei bonus economici che potrebbero essere davvero convenienti.

Vuoi scoprire di più a riguardo?

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Pompa calore: tutto quello che c’è da sapere

Pompa calore: cosa è? Come funziona? Quanti tipi ne esistono? Scopri la risposta a queste ed altre domande

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Se stai leggendo questo articolo forse è perché ti interessa sapere cosa sono le pompe di calore ed il loro funzionamento perché hai sentito che tramite il loro utilizzo puoi risparmiare energia e spendere meno sulle bollette energetiche.

Come prima cosa vogliamo tranquillizzarti: Si, è vero! Installare una pompa di calore potrebbe essere la soluzione che cerchi in termini di risparmio energetico!

Vediamo quindi in questo approfondimento assieme ai nostri esperti cosa sono e come funzionano le pompe di calore oltre ad altri importanti dettagli per cercare di farti capire come una loro installazione possa convenirti.

Cosa è una pompa di calore?

Come prima cosa cerchiamo di spiegare il concetto di pompa o scambiatore di calore. Per pompa o scambiatore di calore ci si riferisce ad un macchinario in grado di trasferire energia termica. L’energia termica non è niente di particolarmente trascendentale ma è quello che noi tutti conosciamo sotto il nome di calore. La pompa di calore quindi riesce a trasferire del calore. In che senso?

Questo macchinario riesce a sottrarre calore da un ambiente freddo solitamente esterno per fornirlo agli ambienti interni come ad esempio una stanza di un edificio. Si, avete capito bene. Questo principio di funzionamento è esattamente il contrario di quello che normalmente accade per un frigorifero visto che solitamente è il corpo più caldo a cedere calore a quello più freddo. Per funzionare quindi, le pompe di calore hanno bisogno di energia solitamente elettrica, meglio se anch’essa ricavata da fonti rinnovabili, oppure quella fornita da gas metano.

Come funziona una pompa di calore?

Come abbiamo visto poco prima, le pompe di calore quindi sono in grado di invertire le “legge della fisica”. In realtà non c’è niente di complicato dietro il loro funzionamento visto che sostanzialmente funzionano come un frigorifero, ma in maniera invertita.

Se in un frigorifero, il calore viene estratto dall’interno ed espulso all’esterno uno scambiatore di calore fa l’esatto contrario: prende il calore dall’esterno e lo pompa all’interno ad una temperatura idonea a riscaldare l’ambiente.

Nelle nostre pompe di calore c’è un particolare gas che ha la capacità di assorbire il calore dalla fonte naturale. In seguito questo gas viene compresso, operazione che ne permette di innalzare la temperatura, e viene fatto circolare all’interno dell’impianto di riscaldamento. Questo sistema è conveniente perché solitamente, l’energia resa all’impianto è da 3 a 6 volte maggiore rispetto a quella che il compressore consuma.

Se hai dubbi sul funzionamento delle pompe di calore e vuoi ulteriori chiarimenti non esitare a contattarci!

Come funziona una pompa di calore?

I diversi tipi di pompe di calore

Le pompe di calore costituiscono la soluzione ideale per ridurre i consumi di energia e le emissioni di CO2 dal momento che riescono a funzionare utilizzando le energie rinnovabili.

Prima di poter installare uno scambiatore di calore all’interno della tua abitazione però è necessaria un’attenta valutazione energetica della tua abitazione e dei suoi fabbisogni energetici in modo da poterne garantire il suo funzionamento ottimale.

In ogni caso non preoccuparti. A questo pensiamo direttamente noi pertanto non esitare a contattarci.

Le pompe di calore come avrai sicuramente intuito quindi possono funzionare sfruttando vari tipi di energia rinnovabile. Per questo motivo possiamo suddividerle in 3 categorie principali:

  • aria
  • calore del terreno
  • acqua
  • recupero termico

Pompa di calore ad aria

L’aria, come puoi facilmente immaginare, è una risorsa illimitata e soprattutto gratuita. Inoltre, a prescindere dalla temperatura esterna, l’aria contiene sempre calore a meno che non si trovi a alla temperatura di 0 assoluto (-273,15 °C). Pertanto qualsiasi temperatura abbia l’aria che sia superiore a questa sta a significare che l’aria possiede dell’energia termica. Questo significa che, almeno in teoria, l’aria può essere utilizzata per il funzionamento efficiente di una pompa di calore.

La tecnologia delle pompe di calore tuttavia, non è così avanzata. In ogni caso, le nostre sono particolarmente efficienti dal momento che ci permettono di ricavare il calore dall’aria quando la sua temperatura è di -20°C. Un’altro dei vantaggi di questo tipo di pompa di calore è che può essere installata sia internamente che esternamente.

Schema di funzionamento di una pompa di calore ad aria interna

[1] Pompa di calore aria acqua
[2] Bollitore
[3] Serbatoio di accumulo di acqua di riscaldamento

Pompa di calore aria calda interno

Schema di funzionamento di una pompa di calore ad aria esterna

[1] Pompa di calore aria acqua
[2] Bollitore
[3] Serbatoio di accumulo di acqua di riscaldamento
[4] Unità esterna

Pompa di calore aria calda esterno

Poma di calore che funziona con il calore del terreno

Anche il terreno sul quale poggiano i nostri piedi, e le nostre case, contiene del calore che possiamo sfruttare per riscaldare gli ambienti tramite una pompa di calore. Il vantaggio più grande dello sfruttare questo tipo di calore, detto tecnicamente geotermia, sono le temperature relativamente elevate e costanti del terreno, specie se ci riferiamo a quelle che si trovano oltre i 10 metri di profondità.

Inoltre più l’impianto si trova in profondità, più aumentano le temperature e quindi la quantità di energia termica che può essere catturata tramite le sonde geotermiche. Per catturare il calore più prossimo alla superficie invece si utilizzano dei campi collettori al posto delle sonde geotermiche.

Funzionamento tramite calore del terrreno con campo collettori

[1] Pompa di calore geotermica
[2] Bollitore
[3] Serbatoio di accumulo di acqua di riscaldamento

Pompa di calore terreno collettori

Funzionamento pompa di calore geotermica con sonde geotermiche

[1] Pompa di calore geotermica Vitocal
[2] Bollitore
[3] Serbatoio di accumulo di acqua di riscaldamento

Pompa di calore terreno sonde geotermiche

Pompe di calore che sfruttano il calore dell’acqua

Questo particolare tipo di pompe di calore sfrutta l’acqua di falda, pertanto richiede la presenza di un pozzo con un sistema di aspirazione e di deflusso dell’acqua. Questo significa quindi che prima di installarla è necessario verificare se le disposizioni locali in materia permettono la realizzazione di questo tipo di pozzi.

Inoltre è importante verificare anche la composizione dell’acqua che viene utilizzata per produrre calore dal momento che particolari particelle in essa contenuta potrebbero inficiarne il funzionamento. Laddove non è possibile installare una pompa di calore acqua acqua, si può generalmente optare in alternativa per una pompa di calore terra acqua.

Tranquillo: Sono tutte cose a cui pensiamo noi!

Funzionamento calore da acque sotterranee

[1] Pompa di calore acqua acqua Vitocal
[2] Bollitore
[3] Serbatoio di accumulo di acqua di riscaldamento

Funzionamento pompa di calore acqua acqua

Pompa di calore acqua falde

Cos’è il recupero termico?

Nei giorni freddi, l’aria di un ambiente che si trova all’interno di un edificio è solitamente più calda rispetto all’aria esterna. Ecco che quindi questo calore può essere sfruttato tramite uno scaldacqua a pompa di calore per produrre acqua calda sanitaria, indipendentemente dall’impianto di riscaldamento esistente.

Gli scalda-acqua di Valore Energia sono già predisposti per il funzionamento con aria ricircolata o aria viziata e sono disponibili anche con scambiatore e regolazione solare integrati per lo sfruttamento diretto dell’energia solare.

Come si dimensiona una pompa di calore?

Prima di dimensionarne una, come abbiamo visto poco fa, è quindi necessario verificare il bilancio termico dell’edificio in cui verrà installata. A questo punto possiamo scegliere se installarne una monovalente, ovvero nel caso in cui la pompa è l’unico generatore di calore, oppure bivalente, quando nell’impianto di riscaldamento è presente anche un generatore di supporto.

Solitamente consigliamo sempre quella monovalente negli edifici di nuova costruzione, specie se sono ben isolati e locati in aree climatiche non particolarmente rigide. Per la modalità bivalente della pompa invece ne consigliamo l’installazione soprattutto in edifici che hanno bisogno di rammodernamenti dal punto di vista dell’efficienza energetica e che quindi hanno fabbisogni più elevati.

In ogni caso il nostro consiglio è sempre quello di rivolgersi ad esperti del settore come noi. A questo proposito contattaci pure cliccando qui.

Quanto rende una pompa di calore?

Per stabilire il rendimento di una pompa o scambiatore di calore si utilizzano di solito due parametri. Il rendimento nominale COP (Coefficiente di performance) ed il rendimento stagionale.

Il primo indica il rapporto tra la potenza termica resa all’impianto e la potenza elettrica spesa dalla pompa di calore. Se quindi la pompa di calore sta fornendo 3KW all’impianto di riscaldamento e ne sta consumando 1, allora il suo COP è 3.

Il rendimento stagionale, indicato anche con (SPF O SCOP), tiene conto delle effettive condizioni di lavoro della macchina nell’impianto termico. Come puoi facilmente immaginare, la bontà del rendimento stagionale dipende da molti fattori, tra cui la zona climatica in cui opera la macchina, la qualità costruttiva della pompa di calore, al tipo di impianto termico, oltre che dalla corretta progettazione e posa in opera dell’impianto. Per questi motivi il rendimento stagionale non è un dato tecnico fornito dal costruttore, ma è un dato che saremo noi a fornirti in base alla nostra stima in fase progettuale.

Conclusioni

Come avrai intuito quindi le pompe di calore sono dei validi sistemi per farti risparmiare nelle bollette l’energia che utilizzi per il riscaldamento del tuo edificio o della tua acqua sanitaria.

Le cose che devi tenere in considerazione prima di installarne una però sono molteplici e ti consigliamo caldamente di rivolgerti ad un’esperto come noi. Questa è anche l’unica garanzia per rientrare nelle agevolazioni fiscali previste per l’installazione di questi dispositivi di cui parliamo qui. Per questo motivo non esitare a contattarci cliccando qui.

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Guida su come individuare la propria classe energetica

Come faccio a sapere in quale classe energetica è il mio edificio? Quali sono gli interventi di efficientamento energetico più adatti per rientrare nell’ Ecobonus 110 %? Scoprilo in questa guida di Valore Energia!

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Come faccio a sapere in quale classe energetica è il mio edificio? Quali sono gli interventi di efficientamento energetico più adatti a rientrare negli incentivi previsti dalla legge italiana?

Se stai cercando una risposta a queste domande, probabilmente è perché hai sentito parlare delle nuove agevolazioni per l’efficientamento energetico che il governo italiano ha approvato nel suo DL Rilancio.

Si tratta di agevolazioni fiscali veramente importanti che potrebbero davvero farti risparmiare molto sui lavori che hai intenzione di fare, anzi in alcuni casi non dovrai sborsare un euro! Il decreto infatti prevede degli Ecobonus per lavori di efficientamento energetico che arrivano fino al 110%.

Tuttavia, come noi di Valore Energia sappiamo benissimo, la risposta alle domande che abbiamo posto ad inizio di questo articolo non sempre è immediata, anzi, quasi mai.

Per questo abbiamo cercato di redarre questa breve guida in cui potrai trovare delle indicazioni di massima per capire in quale classe energetica è l’edificio in cui vuoi effettuare i lavori e per capire quali lavori puoi svolgere per rientrare nell’ecobonus al 110%.

In ogni caso il nostro consiglio, prima di fare cose di cui ti potresti pentire, è quello di parlarne con un esperto del settore come noi per essere sicuro di quello che stai facendo. A questo proposito non esitare a contattarci cliccando qui!

Adesso però è arrivato il momento di iniziare la lettura della nostra breve guida su come stabilire la classe energetica di un edificio e su quali interventi effettuare.

Sei pronto?

Guida per stabilire la classe energetica dell’edificio

Per stabilire la classe energetica di un edificio sono diverse le cose che gli esperti che avrai incaricato di farlo devono sapere.

Per farti capire meglio come si svolge questo procedimento, ma anche per fornirti una guida pratica qui di seguito elencheremo delle indicazioni di massima che ci serviranno per fare delle valutazioni.  Solo poche domande a cui dovrai essere rispondere per comprendere quale potrebbe essere la tua classe energetica.

Come prima cosa ci sarà necessario risalire all’anno di costruzione dell’edificio. Se infatti è stato costruito prima del 1990 e non è stata mai oggetti di riqualificazione, con ogni probabilità apparterrà alle classi E,F o G. Attenzione perà aver sostituito la caldaia con una più moderna probabilmente non ha cambiato molto lo stato delle cose.

Qualora l’edificio fosse stato ristrutturato più di recente, probabilmente tu o il tuo tecnico avrete una Relazione tecnica ex Legge 10 (art. 28 della legge 9 gennaio 1991, n. 10), nella quale viene sostanzialmente analizzato il sistema Edificio – Impianto. Gli edifici costruiti più di recente potrebbero avere anche un altro documento che ti consente di comprendere la tua classe energetica. Si chiama ACE (attestato di certificazione energetica), ovvero il certificato che identifica il consumo annuale di energia di un edificio.

Per stabilire l’effettiva classe energetica del tuo edificio avrai bisogno anche delle seguenti informazioni che ti chiederemo al fine di stabilire con precisione la tua classe energetica:

  1. Ha sostituito il suo impianto di riscaldamento? 
  2. Se la risposta è affermativa che cosa ha installato quando lo hai sostituito?
  3. Ha realizzato un impianto a pavimento?
  4. Ha messo un cappotto al suo edificio?
  5. Ha sostituito i suoi infissi? 
  6. In che anni li hai sostituiti?
  7. Ha eseguito delle opere di isolamento sul tuo tetto? 
  8. Se la risposta è affermativa quali opere hai eseguito?

Quali interventi di efficientamento energetico posso effettuare?

Non c’è una risposta unica ma molte opzioni tra cui scegliere. Dopo una valutazione di massima saremo in grado di proporle alcune soluzioni sulla base anche delle tue risposte alle domande qui sopra e che ti garantiranno un risultato certo. Come siamo in grado di farlo? Noi conosciamo quante classi energetiche potranno farti scalare i nostri interventi. Ti proporremo quelle che ti consentiranno con certezza di ottenere le detrazioni fiscali al 110%.  Le soluzioni, come ti sarà possibile vedere qui di seguito, sono molte e si possono semplicemente adattare. Proprio per venire incontro alle esigenze di tutti, ma al tempo stesso anche per cercare di farvi usufruire delle agevolazioni fiscali previste, abbiamo cercato di proporre delle soluzioni ad hoc.

Siccome le soluzioni che troverai qui sono molte forse potresti aver bisogno di maggiori chiarimenti a riguardo. In questo caso non esitare a contattarci subito cliccando qui!

Casistiche particolari di lavori di efficientamento energetico

Come avrai avuto modo di capire, gli interventi di efficientamento energetico che possiamo compiere sono numerosi anche se in ogni caso andranno valutate bene le circostanze. Se qui sopra abbiamo cercato di definire alcune linee guida principali, qui di seguito abbiamo riportato alcune casistiche particolari che nel corso del tempo ci è capitato di incontrare.

Ovviamente non è detto che tra queste casistiche particolari ci sia anche la tua. Per questo motivo ti invitiamo a contattarci senza problemi!

Vediamo una delle casistiche particolari che ci sono capitate.

Cosa posso installare per aumentare due classi energetiche se ho già un impianto fotovoltaico in un edificio di classe E,F e G ?

Sicuramente una Pompa di Calore ad Alta temperatura od una Pompa di Calore Geotermica abbinata a Valvole termostatiche o regolazione puntuale della temperatura sui termostati ed un impianto Solare Termico anche con Ventilazione Meccanica Controllata.

Conclusioni

Con questa breve ma non per questo meno esaustiva guida, speriamo di aver risolto alcuni dei dubbi in tema di interventi di efficientamento energetico che danno diritto alle agevolazioni fiscali previste dalla legislazione italiana. Speriamo anche che tu abbia le idee un po’ più chiare sul tipo di lavori cui andrai incontro!

In ogni caso sappiamo benissimo che la questione non è affatto semplice, tutt’altro. Come hai visto le variabili in gioco sono davvero tante!

Per questo il nostro consiglio è sempre quello di rivolgerti ad esperti del settore come noi prima di iniziare lavori di questo genere. A questo proposito ti invitiamo a contattarci subito cliccando qui per ricevere una consulenza o ulteriori informazioni!

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Guida alle agevolazioni per l’efficienza energetica e per la ristrutturazione in Italia

Alla scoperta di tutte le agevolazioni per l’efficienza energetica e per la ristrutturazione vigenti all’interno del territorio italiano

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Non è una novità che i governi del mondo, perlomeno quelli più virtuosi, cerchino di incentivare l’edilizia. Gli strumenti sono quasi sempre gli stessi agevolazioni per l’efficienza energetica o per la ristrutturazione. Il motivo è molto semplice, l’edilizia ha una leva di crescita più alta rispetto ad altri settori.

In un momento come questo, dove la crisi post COVID si sta facendo sempre più accentuata, c’è bisogno di misure per il rilancio economico. Misure in parte già esistenti, in parte contenute nel nuovo DL Rilancio approvato dal governo italiano.

Noi di Valore Energia, in quanto esperti del settore dell’efficientamento energetico e nell’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili abbiamo scelto di “restare” sempre informati. Una scelta che ci caratterizza perchè siamo stati tra i primi a promuovere la cessione del credito. Per questo motivo, abbiamo cercato di regalarvi una semplice guida alle agevolazioni per l’efficienza energetica e per la ristrutturazione in Italia.

Vi ricordiamo che prima di procedere ad effettuare lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico è bene conoscere le opportunità che ci sono. Se state pensando di poter usufruire dell’Ecobonus 110%, del Bonus Ristrutturazioni, oppure del Conto Termico 2.0, è bene verificare insieme ad un esperto che possiate effettivamente avere diritto a queste agevolazioni. A questo proposito non esitate a contattarci per chiederci una consulenza!

Ma non perdiamo altro tempo. Siete pronti per scoprire la nostra guida alle agevolazioni per l’efficienza energetica e per la ristrutturazione in Italia?

Allora proseguite nella lettura!

Conto Termico 2.0 GSE: cosa è e caratteristiche principali

La prima delle agevolazioni per l’efficienza energetica di cui vogliamo parlare in questo approfondimento è il Conto Termico 2020. Il Conto Termico 2.0 GSE non è altro che un fondo, gestito dal GSE (Gestore dei servizi energetici). Questo fondo è stato creato con lo scopro di incentivare gli interventi mirati al miglioramento dell’efficienza energetica di edifici e abitazioni oltre che a incentivare gli interventi mirati alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili per impianti di piccole dimensioni.

E’ proprio il GSE a stabilire chi può avere accesso a questi incentivi, chi ne ha diritto, quali sono le modalità di accesso basandosi su quanto previsto dal legislatore italiano.

Cerchiamo di riassumere le caratteristiche principali del Conto Termico 2.0:

  • Beneficiari: Il Conto Termico 2020 prevede dei bonus economici fino al 65% della spesa sostenuta, per Pubbliche Amministrazioni e soggetti privati, sia imprese, con particolare focus a quelle del settore agricolo che di natura residenziale.
  • Disponibilità del fondo: Ogni anno lo stato italiano stanzia 900 milioni di euro: 200 per le Pubbliche Amministrazioni, 700 per i soggetti privati
  • Tempistica: il rimborso del 65% della spesa sostenuta avviene solitamente entro 2 mesi dalla stipula della convenzione.
  • Modalità di accesso: per i privati vige la modalità di accesso diretto tramite la quale possono presentare una richiesta di rimborso spese alla fine dei lavori che viene valutata dal GSE. In questo caso l’erogazione avviene in un’unica soluzione fino a 5000 euro. Per i lavori i cui contributi superano i 5000 euro vengono erogati in 2 o 5 anni. Le Pubbliche Amministrazioni possono anche ricorrere ad una modalità detta “a prenotazione”, per usufruire degli incentivi prima dell’avvio dei lavori.
  • Cumulabilità: Gli incentivi del Conto Energia Termico GSE, per quanto riguarda i privati, potranno essere cumulati con altri contributi non statali al contrario delle PA che possono cumulare il Conto Termico con altri incentivi statali.

Agevolazioni per l’efficienza energetica: gli Ecobonus 110%.

Gli Ecobonus del 110% sono stati introdotti solo recentemente dal governo italiano a causa dell’emergenza coronavirus ed in pratica sono una versione “potenziata” di quelli già precedentemente in vigore. Si tratta di particolari agevolazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica che forniranno un bonus del 110% per tutti gli interventi sostenuti a questo scopo. Il bonus potrà essere usufruito dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021.

Per avervi accesso gli interventi sostenuti devono sostanzialmente assicurare almeno il miglioramento di 2 classi energetiche attestate con APE (attestato Prestazione Energetica).

Gli interventi che potranno rientrare nelle agevolazioni previste dall’ ecobonus e saranno i seguenti:

  • Interventi di isolamento termico;
  • Sostituzione impianti climatizzazione delle parti comuni degli edifici;
  • Sostituzione impianti climatizzazione (riscaldamento o raffrescamento) di edifici familiari:
  • Pompe di calore, sistemi ibridi, scaldaacqua a pompa di calore, sistemi geotermici, sistemi di accumulo.
  • Fotovoltaico, sistemi di accumulo;
  • Tutti gli interventi già rientranti nel precedente Ecobonus;

Inoltre, a seconda del tipo di intervento che andrete a realizzare, è previsto un tetto massimo di spesa a cui può ammontare l’importo dell’ecobonus.

Per scoprire di più sugli ecobonus al 110% clicca qui!

Bonus ristrutturazioni edilizie 2020: cos’è e come funziona?

Le agevolazioni non riguardano solo l’efficienza energetica ma anche le ristrutturazioni edilizie. Questo tipo di agevolazioni sono dedicate ai lavori edili di riqualificazione di un immobile. Tra questo rientra anche la realizzazione di un impianto di produzione da fonti rinnovabili. Sarà possibile beneficiare per le spese sostenute per interventi di ristrutturazione fino al 31 dicembre 2020 della detrazione fiscale del 50% ed entro il limite di 96.000 euro di spesa. Per gli impianti fotovoltaici i limiti temporali sono aggiornati con il Decreto Rilancio.

Questo bonus potrà essere richiesto da tutti i contribuenti soggetti al pagamento delle imposte sui redditi, residenti o non residenti in Italia. Inoltre, la detrazione del 50% sull’IRPEF può essere anche dal titolare dei diritti di godimento e da coloro che ne sosterranno le spese.

I beneficiari del bonus ristrutturazione potranno quindi in sostanza essere:

  • proprietari o nudi proprietari;
  • titolari di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie);
  • locatari o comodatari;
  • soci di cooperative divise e indivise;
  • imprenditori individuali, per gli immobili non rientranti fra i beni strumentali o merce;
  • soggetti che producono redditi in forma associata (società semplici, in nome collettivo, in accomandita semplice e soggetti a questi equiparati, imprese familiari), alle stesse condizioni previste per gli imprenditori individuali.

Le detrazioni, le quali potranno essere convertite in sconto in fattura o cedute a terzi dopo essere state convertite in credito di imposta, saranno concesse in relazione solo ad interventi di recupero del patrimonio edilizio. Questi interventi quindi potranno essere sostenuti solo su:

  • parti comuni di un edificio residenziale
  • singole unità immobiliari residenziali, anche rurali e di qualsiasi categoria catastale, oltre che sulle loro pertinenze:

Gli interventi ammessi per avere diritto al bonus ristrutturazioni edilizie 2020 saranno interventi di:

  • manutenzione straordinaria,
  • restauro e di risanamento conservativo e
  • ristrutturazione edilizia.

Conclusioni

Come avrai capito se hai letto fino a questo punto, in Italia sono disponibili davvero tante e convenienti agevolazioni per l’efficienza energetica e per la ristrutturazione. Ti consigliamo in ogni caso di parlare con degli esperti prima di lanciarti in improvvise ristrutturazioni o interventi di efficientamento energetico per valutare bene il lato economico della cosa. Quindi… Non esitare a contattarci!

Se invece vuoi sempre rimanere aggiornato sulle agevolazioni per l’efficienza energetica allora ti consigliamo di iscriverti alla nostra newsletter!

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Qual’è la differenza tra solare termico e fotovoltaico?

Una breve guida alla differenza tra Impianto Fotovoltaico e Solare Termico a cura di Valore Energia

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Quando si parla di solare termico o di impianti fotovoltaici spesso è facile sbagliare. I due termini infatti possono sembrare sinonimi ma vi garantiamo che non è affatto cosi. La differenza tra solare termico e fotovoltaico nonostante, in fin dei conti, si parli sempre di pannelli solari, è enorme.

In questo approfondimento quindi cercheremo di ricapitolare a grandi linee cosa è un impianto fotovoltaico e cosa è un impianto solare termico. Cercheremo di elencare le loro caratteristiche specifiche in modo da comprenderne appieno le differenze qualora la tua fosse più di una semplice curiosità.

Sei quindi pronto a scoprire la differenza fra solare termico e fotovoltaico?

Continua la lettura per scoprirla.

Cos’è e come funziona un impianto fotovoltaico?

Un impianto fotovoltaico è un impianto che si basa su di un principio semplice quello dell’assemblaggio di più moduli fotovoltaici che si nutrono dell’energia solare per produrre energia elettrica.

Come sono fatti quindi i pannelli fotovoltaici?

I pannelli fotovoltaici sono formati da piccole celle realizzate in silicio. E’ proprio al’interno di queste celle che avviene la conversione dell’energia da solare ad elettrica. Inoltre queste piccole celle sono collegate tra di loro in tutta la superficie del pannello in modo da poter essere connesse in serie tramite dei contatti chimici.

Ogni pannello fotovoltaico è quindi composto da più moduli ma ciò non sarebbe sufficiente alla produzione di energia elettrica. E’ necessario anche un inverter, lo strumento in grado di convertire la corrente continua in alternata e che la rende quindi in grado di entrare in circolo nell’impianto elettrico dell’edificio in cui l’impianto fotovoltaico è installato.

I più moderni impianti fotovoltaici sono dotati anche di sistemi intelligenti per gestire l’energia: possono quindi essere integrati con sistemi di stoccaggio come le batterie di accumulo, in modo da conservare l’energia prodotta in eccesso per riutilizzarla in futuro.

Quali sono i vantaggi di un impianto fotovoltaico?

In quanto ad ecosostenibilità, non vi sono dubbi che le differenze tra fotovoltaico e solare termico siano tali da non minare questo principio. Entrambi i sistemi infatti basano il loro funzionamento sullo sfruttamento di energie rinnovabili: in questo caso il sole, un fonte di energia praticamente inesauribile.

Per farvi però capire bene le differenze fra questi due tipi di impianti cercheremo qui di seguito di indicare tutti gli altri vantaggi di un impianto fotovoltaico:

  • Un impianto fotovoltaico non produce sostanze di scarto;
  • Può produrre energia in quantità tale da poter rendere autonomo un edificio che sia quello domestico o quello aziendale;
  • Può permetterti di rivendere l’energia elettrica prodotta in eccesso al gestore elettrico;
  • La sua installazione può rientrare in particolari incentivi economici (come l’Ecobonus 110% fotovoltaico).
  • I pannelli fotovoltaici sono garantiti in genere per 25 anni;
  • Non richiede particolari costi di manutenzione;
  • A dispetto delle apparenze, i pannelli sono progettati e garantiti per resistere anche a situazioni estreme (per questo è importante acquistare solo prodotti certificati).

Come scegliere l’impianto fotovoltaico?

Per scegliere un impianto fotovoltaico che sia adatto alle tue esigenze dovrai basarti sui tuoi consumi annui e quindi dovrai dare un’occhiata alla tua bolletta elettrica. In base a questa, le fasce orarie in cui sfrutti l’energia prodotta dal tuo impianto ed al valore dell’irraggiamento solare che varia in base al luogo dove viene installato l’impianto, si ottiene il dimensionamento ottimale.

Ovviamente per questa operazione è sempre meglio richiedere assistenza a degli specialisti come noi!

Cosa è e come funziona un impianto solare termico?

Il solare termico è un impianto che permette di produrre acqua calda da una fonte di energia pulita e rinnovabile, come il sole.

Ma come funziona un impianto solare termico?

Il suo funzionamento è piuttosto semplice: i pannelli solari di cui è composto l’impianto catturano il calore irraggiato dal sole. Questo calore riscalderà il fluido termovettore (di solito composto da acqua e antigelo) che trasmetterà il calore accumulato, tramite una circolazione dello stesso che potrà essere naturale o forzata, nel serbatoio di accumulo attraverso la serpentina.

Le destinazioni d’uso di questo calore accumulato potranno essere due: è possibile utilizzarlo per riscaldare l’acqua  sanitaria domestica (risparmiando ben il 60-80% del costo annuo) oppure anche per affiancare il riscaldamento dell’abitazione attraverso un sistema combinato.

Quanti tipi di impianti solari termici esistono? Quali sono i loro vantaggi?

Gli impianti solari termici si possono suddividere in tre tipologie:

  1. Circolazione naturale;
  2. Circolazione forzata;
  3. Svuotamento.

Cerchiamo di analizzarne il funzionamento ed di vantaggi qui di seguito.

Circolazione naturale

Gli impianti a circolazione naturale hanno un bollitore posizionato sopra i pannelli. I collettori  di cui sono composti, ovvero i tubi che formano il pannello, si scaldano con i raggi. Questo calore fa in modo che il fluido termovettore diventi meno denso, pertanto sarà in gradodi spostarsi verso raggiungendo l’intercapedine del bollitore. Come avrai già capito il liquido termovettore non entrerà mai in contatto con l’acqua! Sarà qui che il fluido cederà il proprio calore all’acqua sanitaria che una volta scaldata sarà disponibile all’utenza.

I vantaggi di questa soluzione sono 3:

  1. non avrai bisogno di pompe di circolazione,
  2. occupa poco spazio,
  3. richiede un’installazione  ed una manutenzione semplice.

Circolazione forzata

La differenza fra gli impianti solari termici a circolazione forzata e quelli con circolazione naturale risiede nel sistema con cui viene azionata la circolazione del fluido termovettore. In questo caso avviene grazie ad una speciale centralina dotata di un sistema di regolazione elettronico che nel momento in cui la temperatura dei collettori supera quella del boiler, attiva la pompa di circolazione. Per il resto il funzionamento è praticamente identico al precedente.

Il principale vantaggio di questo impianto è il suo rendimento termico più alto. Tuttavia presenta anche diversi contro come ad esempio il fatto che avrai bisogno di più spazio visto che prevede più componenti ed inoltre ha un costo maggiore.

Svuotamento

Questi impianti si chiamano così perché quando l’impianto raggiunge la temperatura desiderata i collettori si svuotano smettendo così di immagazzinare calore. Il fluido termovettore quando i collettori si svuotano cade all’interno del serbatoio di svuotamento dal quale, grazie a delle pompe, viene di nuovo fatto fluire all’interno dell’impianto. In questo modo quando non stai consumando acqua il circuito rimarrà fermo all’interno del serbatoio ausiliare in modo da evitare tutti i problemi legati agli eventi climatici.

Quali sono le differenze tra e solare termico e fotovoltaico?

Ora che abbiamo spiegato cosa sono come e come funzionano questi due tipi di impianti, possiamo finalmente prendere in esame la differenza tra il fotovoltaico ed il solare termico. In realtà, più che di una differenza è giusto parlare di differenze visto che queste riguardano tra aspetti: utilizzo, materiale e installazione.

  1. Utilizzo: La differenza tra solare termico e fotovoltaico per quanto riguarda l’utlizzo che se ne fa è che il primo sfrutta il calore del sole per il riscaldamento o l’acqua sanitaria, il secondo invece la utilizza per la produzione di energia elettrica per alimentare gli elettrodomestici presenti nell’edificio.
  2. Materiale: i pannelli fotovoltaici sono formati da celle in silicio al cui interno avviene la conversione da radiazione solare a energia elettrica, i pannelli solari termici invece sfruttano un raccoglitore per scaldare l’acqua;
  3. Installazione: la grande differenza tra solare termico e fotovoltaico è che il primo è nettamente più facile da installare rispetto al secondo dal momento che spesso basta un solo pannello a soddisfare le esigenze.

Conclusione

Dopo aver analizzato le differenze tra solare termico e fotovoltaico adesso tocca a te!

Valuta l’utilizzo ed i vantaggi dei due tipi di impianti partendo dal presupposto che ognuno dei due è in grado di garantirti meno spese, un maggiore efficientamento energetico dell’edificio oltre a dare una grossa mano all’ambiente!

Non riesci a capire bene la differenza tra solare termico e fotovoltaico e quale dei due ti conviene?

Niente paura! Contattaci pure chiedendo tutte le informazioni di cui hai bisogno!

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Cosa serve sapere per accedere all’ecobonus 110%

Alcuni chiarimenti su quello che devi sapere per poter accedere ai finanziamenti dell’Ecobonus al 110 %, sui documenti necessari e sulle sanzioni previste.

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Non è più un segreto oramai. Il nuovo Decreto Rilancio ha dato il via in Italia ai nuovi superbonus del 110% per gli interventi di efficientamento energetico (ecobonus 110%) e miglioramento sismico (sisma bonus110%).

E’ proprio l‘art.119 del suddetto decreto, dal momento che ivi sono contenuti gli incentivi per l’efficientamento energetico, sisma bonus, fotovoltaico e colonnine di ricarica di veicoli elettrici, che con i suoi 16 commi ha definito tutto quello che servirà per accedere all’ecobonus 110 % ed al sismabonus.

In particolare questo articolo stabilisce i seguenti punti:

  • l’orizzonte temporale;
  • gli interventi che possono accedere ai superbonus;
  • le condizioni di accesso:
  • i soggetti beneficiari;
  • la cessione del credito;
  • lo sconto in fattura.

Noi di Valore Energia abbiamo già parlato di questi punti qui cercando di entrare, per quanto possibile, nel dettaglio delle nuove detrazioni fiscali.Tuttavia ancora molto c’è da chiarire, specie per quanto riguarda i documenti necessari per accedere all’ecobonus 110 %, sulle sanzioni previste qualora si dichiarasse il falso, ed altre questioni importanti, non ultima quella dell’effettiva entrata in vigore della legge con le modifiche che ciò potrebbe comportare.

Se quindi ti stai chiedendo: “Per accedere all’ecobonus 110 % basta leggere l’art.119 del DL Rilancio e vedere se rientro nei termini?” allora sappi che la risposta a questa domanda è una. Ed è la seguente: “No!”. Le cose in effetti sono ben più complicate di così.

In questo approfondimento abbiamo cercato di rispondere alle seguenti domande:

  1. Ecobonus e Sisma Bonus al 110% sono già operativi?
  2. Quali altre disposizioni sono necessarie prima dell’effettiva entrata in vigore della legge che permetterà di accedere all’ecobonus al 110%?
  3. Posso già iniziare i lavori senza rischiare di non accedere all’ecobonus al 110%?
  4. Quali sono le condizioni necessarie per accedere all’Ecobonus 110%?
  5. Quali sono i Documenti necessari per accedere all’Ecobonus 110%? certificato ape e richiesta enea
  6. Quali sono le sanzioni previste?
  7. Dove trovo maggiori informazioni?

Vediamo pertanto insieme quali sono le cose da sapere per poter accedere all’ecobonus 110% qui di seguito.

Ecobonus e Sisma Bonus al 110% sono già operativi?

Il Decreto è già stato pubblicato ed in vigore tuttavia per poter accedere all’Ecobonus 110 % ed al nuovo Sismabonus è necessario aspettare la sua conversione in legge da parte del parlamento. Questa dovrà avvenire entro entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta (quindi entro il 18 luglio 2020).

Quando un decreto legge deve essere convertito in legge dal parlamento, è lecito aspettarsi delle modifiche al testo da parte di quest’ultimo. Si tratta solitamente di modifiche che puntano limare o definire meglio qualche dettaglio, ma che in taluni casi possono essere anche sostanziali. In ogni caso, i lavori alla Camera dei Deputati sul DL Rilancio sono cominciati proprio questa settimana.

Quali altre disposizioni sono necessarie prima dell’effettiva entrata in vigore della legge che permetterà di accedere all’ecobonus al 110%?

Mentre il percorso di approvazione della legge è un percorso ormai definito c’è un passaggio molto importante che tutti stanno attendendo. Le modalità con cui questo credito sarà messo a disposizione delle imprese. Per accedere all’ecobonus 110 % infatti stiamo attendendo le disposizioni attuative da parte dell’Agenzia delle Entrate. Sono attese entro il 19 giugno; (ne parliamo anche qui).

Posso già iniziare i lavori senza rischiare di non accedere all’ecobonus al 110%?

Si. Per entrambi i superbonus, il DL Rilancio parla di “spese documentate e rimaste a carico del contribuente, sostenute dall’1 luglio 2020 fino al 31 dicembre 2021”.

Questo sta a significare che non è la data di inizio dei lavori, ma la data effettiva di pagamento dei lavori svolti a fare fede ai fini della fruizione alle detrazioni fiscali.

Quali sono le condizioni necessarie per accedere all’Ecobonus 110%?

Per poter accedere all’ecobonus potenziato al 110% sarà necessario che i lavori realizzati:

  • rispettino i requisiti minimi del decreto Mise 26 maggio 2015 che definisce l’applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici;
  • il miglioramento di 2 classi energetiche dell’edificio o, se non possibile (perché si è già nelle prime due classi) il conseguimento della classe energetica più alta da dimostrare mediante l’attestato di prestazione energetica APE, (di cui parlimo nel paragrafo seguente) rilasciato da un tecnico abilitato nella forma della dichiarazione asseverata.

Quali sono i Documenti necessari per accedere all’Ecobonus 110%? certificato ape e richiesta enea

L’attestato di Prestazione energetica APE è il documento che descrive le caratteristiche energetiche di un edificio, di un abitazione o di un appartamento secondo una scala da A4 a G (scala di 10 lettere) che stabilisce le prestazioni energetiche degli edifici. E’ obbligatorio per la vendita o l’affitto di un immobile e per accedere all’Ecobonus 110%.
La validità di un APE è, nella maggior parte dei casi, 10 anni e per riceverlo è necessario far effettuare un sopralluogo nell’immobile da parte di tecnici abilitati. Valore Energia offre a tutti i propri clienti la possibilità di ottenere la certificazione APE gratuitamente. Contattati e richiedilo subito a questo link.

Questo significa che per poter ricevere questo certificato è necessario rivolgersi a dei professionisti abilitati!

Per accedere all’ecobonus 110 %, oltre al certificato APE è necessario presentare richiesta all’ ENEA, solo online. In particolare avrete tempo 90 giorni per accedere all’area dedicata del sito dell’ENEA. Questa comunicazione dovrà contenere:

  1. dati anagrafici del beneficiario;
  2. informazioni relative all’immobile oggetto di intervento (anche la planimetria quindi);
  3. tipologia di intervento

Le autorità avvisano già da ora che bisognerà essere molto scrupolosi: sono previste sanzioni per dichiarazioni false o abusi e controlli rigidi. Tuttavia, in caso di errori, la comunicazione può essere rettificata, a patto che lo sia entro il termine della presentazione della dichiarazione dei redditi nella quale la spesa può essere portata in detrazione. La nostra azienda si occupa normalmente di comprendere queste pratiche a tutti coloro che diventano nostri clienti. 

Quali sono le sanzioni previste ?

I soggetti in gioco sono sostanzialmente due: i professionisti che rilasciano le certificazioni ed i contribuenti.

In particolare il professionista che rilascia asseverazioni non veritiere ai fini dell’accesso all’ecobonus 110 % potrà essere sanzionato con ammende da 2mila euro a 15mila euro per ogni attestazione o asseverazione infedele.

Per il contribuente ci sarà l’immediata decadenza dai benefici fiscali. Questo significa che l’Agenzia dell’Entrate non si farà di certo scrupoli ad inviare cartelle esattoriali con le cifre a lei dovute, cifre che saranno corrispondenti all’ammontare del bonus di cui il contribuente ha usufruito.

Maggiori informazioni?

Fino a questo momento sono queste le informazioni che, anche basandoci sul funzionamento attuale degli incentivi, siamo riusciti a reperire. Per maggiori dettagli e informazioni attendiamo tutti sia il provvedimento attuativo che la consueta guida che l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei contribuenti che dovrebbe essere disponibile dal 19 giugno.

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